martedì 1 agosto 2023

Chiara Saraceno. Reddito di cittadinanza, tra cinismo e sciatteria.

La cessazione del reddito di cittadinanza allo scadere dei sette mesi di ricezione per decine di migliaia di persone non perché siano uscite dalla povertà o abbiano imbrogliato o rifiutato un’offerta di lavoro, ma solo perché non hanno minorenni, anziani o persone con disabilità in famiglia, era ampiamente attesa. Lo aveva previsto la legge di stabilità per il 2023 approvata il dicembre scorso.

Reddito di cittadinanza, tra cinismo e sciatteria

(Chiara Saraceno – lastampa.it)

C’era tutto il tempo perché l’Inps non aspettasse l’ultimo minuto per avvertire gli interessati, perché i servizi comunali d’accordo con i centri per l’impiego accertassero chi di costoro rientrasse tra i non occupabili, che hanno avuto la “grazia” di un prolungamento fino a dicembre compreso, salvo poi ricadere sotto la mannaia dell’esclusione dal nuovo strumento che sostituirà il Rdc, a meno che nel frattempo non abbiano messo al mondo un figlio.

Soprattutto, c’era tutto il tempo per mettere a punto azioni che accompagnassero queste persone verso la scadenza anticipata del Rdc, rafforzandone almeno l’effettiva “occupabilità” e verificando quanto questa incontrasse una domanda di lavoro effettiva e decentemente remunerata.

Se lo si fosse fatto, forse ci si sarebbe resi conto che tra occupabilità teorica e occupazione (decente) effettiva spesso il nesso non è così automatico, specie per chi ha le caratteristiche di molti percettori di Reddito – bassissime qualifiche, lontananza dal mercato del lavoro e vive in territori a domanda di lavoro scarsa.

C’era tutto il tempo, ma poco o nulla è stato fatto, specie dal governo che non ha minimamente ottemperato a quella parte delle decisioni sulla materia approvate nella legge di stabilità che lo riguardavano direttamente: messa a disposizione di corsi per il raggiungimento della licenza media per coloro che non l’hanno ottenuta e organizzazione di corsi intensivi di qualificazione e riqualificazione per tutti gli occupabili.

Non sarebbe bastato a trovare una occupazione decentemente remunerata e a tempo pieno per tutti e probabilmente neppure la maggioranza dei beneficiari che stanno perdendo il Rdc, come testimoniano i dati non esaltanti del programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori). Non esaltanti in generale, ma in particolare per i percettori del Reddito, che, pur costituendo un quarto dei soggetti coinvolti, hanno trovato una occupazione solo in una percentuale risibile, il 6,5%. Ma, a parte coloro che sono stati coinvolti nel programma Gol sulla base di decisioni locali, tutti gli altri sono stati lasciati alle proprie risorse.

L’accordo previsto tra ministero del lavoro e ministero dell’istruzione per la predisposizione di corsi per l’acquisizione della licenza media non è mai stato fatto. Nessun corso intensivo di riqualificazione dedicato ai beneficiari in scadenza è stato approntato, tantomeno è stato avviato un lavoro con le aziende per valutare quali siano le più efficaci misure di inserimento.

Il sospetto è che si pensasse di costringere i beneficiari ad accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione in un periodo, quello estivo, in cui i “lavoretti” alle soglie tra il formale e l’informale abbondano, specie nel turismo e in agricoltura.

In ogni caso, questa sciatteria istituzionale, il disattendere i propri impegni mentre si impongono le proprie gravose decisioni, oltre a testimoniare un certo cinismo e mancanza di rispetto per chi si trova in povertà, non promette nulla di buono per il futuro del Sostegno alla formazione lavoro che da gennaio, ma forse già a settembre, dovrebbe costituire l’unico, temporaneo, sostegno per i poveri che non potranno accedere alla misura che sostituirà il Rdc (l’Assegno di inclusione, Adi), perché non hanno minorenni, anziani o disabili in famiglia.

Non solo le piattaforme informatiche necessarie per farlo funzionare sono ancora di là da venire, ma il rischio è l’incentivazione di corsi senza costrutto, utili ai beneficiari solo ad ottenere per qualche mese un piccolo sussidio e a chi li organizza per ottenere finanziamenti. Una storia già vista troppe volte.

In tutto questo colpisce che l’opposizione (a parte Italia Viva e Azione che condividono con la maggioranza di governo l’ostilità radicale al reddito di cittadinanza) sia molto vivace nel denunciare l’espulsione di migliaia di beneficiari dal Rdc, e in futuro dall’Adi, ma non abbia in questi mesi chiamato il governo a far fronte agli impegni presi, denunciandone le inadempienze e i rischi.

Quasi che abbia aspettato che la rivolta scoppiasse e mettesse in crisi il governo. Se è così, a mio parere si tratterebbe a sua volta di una scelta politica un po’ cinica. E temo anche perdente.

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