lunedì 28 agosto 2023

Pepe Escobar - Come si è arrivati al BRICS 11 (e reso insignificante il G7)

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di Pepe Escobar – Sputnik

 [Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

Ci vorrà del tempo prima che il Sud Globale, o la Maggioranza Globale, o il "Globo Globale" (copyright del Presidente Lukashenko), per non parlare dello stordito Occidente collettivo, comprendano appieno l'enormità delle nuove poste in gioco strategiche.

Il Presidente Putin, da parte sua, ha descritto i negoziati sull'espansione dei BRICS come piuttosto difficili. Ormai si sta delineando un quadro relativamente preciso di ciò che è realmente accaduto a quel tavolo a Johannesburg.

L'India voleva 3 nuovi membri. La Cina ne voleva addirittura 10. Alla fine è stato raggiunto un compromesso, con 6 membri: Egitto, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (EAU), Argentina ed Etiopia.

D'ora in poi, si tratta quindi dei BRICS 11. E questo è solo l'inizio. A partire dalla presidenza russa a rotazione dei BRICS, il 1° gennaio 2024, saranno progressivamente inclusi altri partner e sicuramente un nuovo ciclo di membri a pieno titolo sarà annunciato al vertice dei BRICS 11 che si terrà a Kazan nell'ottobre del prossimo anno.

Potremmo quindi arrivare presto ai BRICS 20 – sulla strada dei BRICS 40. Il G7, a tutti gli effetti, sta scivolando verso l'oblio.

Ma andiamo per ordine… A quel fatidico tavolo di Johannesburg, la Russia ha sostenuto l'Egitto. La Cina ce l'ha messa tutta sulla magia del Golfo Persico: Iran, Emirati Arabi Uniti e Sauditi. È ovvio: Iran-Cina hanno già avviato una partnership strategica e Riyadh accetta già di pagare l'energia in yuan.

Brasile e Cina hanno sostenuto l'Argentina, il vicino problematico del Brasile, che corre il rischio di avere l'economia completamente dollarizzata e che è anche un fornitore di materie prime chiave per Pechino. Il Sudafrica ha sostenuto l'Etiopia. L'India, per una serie di ragioni molto complesse, non era esattamente a suo agio con 3 membri arabi/musulmani (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto). Ma la Russia ha placato i timori di Nuova Delhi.

Tutto ciò rispetta i principi geografici e imprime la nozione che i BRICS rappresentano il Sud globale. Ma va ben oltre, mescolando strategia astuta e realpolitik senza fronzoli.

L'India si è tranquillizzata perché il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, presente a Johannesburg per negoziare a nome del Presidente Putin e molto rispettato da Nuova Delhi, ha compreso perfettamente che una nuova moneta unica dei BRICS è molto lontana. Ciò che conta davvero, a breve e medio termine, l'espansione del commercio intra-BRICS nelle rispettive valute nazionali.

Questo è stato sottolineato dalla presidente della Nuova Banca di Sviluppo (NDB) Dilma Rousseff nella sua relazione ai padroni di casa del vertice sudafricano – anche se il presidente brasiliano Lula ha sottolineato ancora una volta l'importanza di istituire un gruppo di lavoro per discutere una valuta BRICS.

Lavrov ha capito come Nuova Delhi sia assolutamente terrorizzata da sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti, nel caso in cui il suo ruolo nei BRICS diventi troppo ambizioso. Il Primo Ministro Modi sta essenzialmente tergiversando tra i BRICS e l'ossessione imperiale completamente artificiale incorporata nella terminologia "Indo-Pacifico", che maschera un rinnovato contenimento della Cina. Gli psicopatici neocon straussiani a capo della politica estera statunitense sono già furiosi per l'acquisto da parte dell'India di carichi di petrolio russo a prezzi scontati.

Il sostegno di Nuova Delhi a una nuova moneta dei BRICS verrebbe interpretato da Washington come una guerra commerciale totale, con la conseguente follia di sanzioni. Al contrario, MbS dell'Arabia Saudita se ne infischia: è un grande produttore di energia, non un consumatore come l'India, e una delle sue priorità è corteggiare pienamente il suo principale cliente energetico, Pechino, e spianare la strada al petroyuan.

Ci vuole una sola mossa strategica

Entriamo ora nel merito delle poste in gioco strategiche. A tutti gli effetti, in termini eurasiatici, i BRICS 11 è ora in procinto di dominare la Via del Mare Artico dominare la Via del Mare Artico, il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC), i Corridoi Est-Ovest della BRI, il Golfo Persico, il Mar Rosso e il Canale di Suez.

In questo modo si fondono diversi corridoi terrestri con alcuni nodi delle vie della seta marittime. Un'integrazione quasi totale nell'Heartland e nel Rimland. Il tutto con una sola mossa strategica sullo scacchiere geopolitico/geoeconomico.

Molto più che l'aumento del PIL collettivo dei BRICS 11 al 36% del totale mondiale (già più grande del G7), con il gruppo che ora comprende il 47% della popolazione mondiale, la svolta geopolitica e geoeconomica più importante è il modo in cui i BRICS 11 stanno per sbancare letteralmente i mercati dell'energia e delle materie prime.

Incorporando l'Iran, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, i BRICS 11 si sono immediatamente affermati come una potenza brillante del petrolio e del gas. Secondo InfoTEK, i BRICS 11 controllano il 39% delle esportazioni globali di petrolio, il 45,9% delle riserve accertate e almeno il 47,6% di tutto il petrolio prodotto a livello globale.

Con la possibile inclusione di Venezuela, Algeria e Kazakistan come nuovi membri già nel 2024, i BRICS 11 potrebbero controllare fino al 90% di tutto il petrolio e il gas commercializzati a livello globale.

Inevitabile corollario: operazioni regolate in valute locali che bypassano il dollaro USA. E conclusione inevitabile: petrodollaro in coma. L'Impero del Caos e del Saccheggio perderà il menu del pranzo gratis: il controllo dei prezzi globali del petrolio e i mezzi per imporre la "diplomazia" attraverso uno tsunami di sanzioni unilaterali.

Già all'orizzonte, la simbiosi diretta BRICS-11-OPEC+ è inevitabile. L'OPEC+ è di fatto gestita da Russia e Arabia Saudita.

È in atto un riorientamento geoeconomico dirompente, che coinvolge tutti i settori, dalle rotte delle catene di approvvigionamento globali alle nuove strade dei BRICS, fino alla progressiva interconnessione della BRI, alla Visione Saudita 2030 e alla massiccia espansione portuale negli Emirati Arabi Uniti.

Scegliendo l'Etiopia, i BRICS espande il suo raggio d'azione africano nel settore minerario, dei minerali e dei metalli. L'Etiopia è ricca di oro, platino, tantalio, rame, niobio e offre un vasto potenziale nell'esplorazione di petrolio e gas naturale. Per inciso, anche l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono impegnati nel settore minerario.

Tutto questo fa presagire una rapida e progressiva integrazione del Nord Africa e dell'Asia occidentale.

 

Come la diplomazia fa strada

Il nuovo shock dei BRICS, nella sfera energetica, è un netto contrappunto storico allo shock petrolifero del 1973, dopo il quale Riyadh ha iniziato a sguazzare nei petrodollari. Ora l'Arabia Saudita sotto la guida di MbS sta operando un cambiamento tettonico, nel processo di allineamento strategico con Russia-Cina-India-Iran.

Un colpo di stato diplomatico non è nemmeno sufficiente a descriverlo. Si tratta della seconda fase del riavvicinamento tra Riyad e Teheran, avviato dalla Russia e finalizzato dalla Cina, recentemente siglato a Pechino. La leadership strategica russo-cinese, lavorando pazientemente in sincronia, non ha mai perso di vista la palla.

Ora fate un confronto con le "strategie" collettive dell'Occidente, come il tetto al prezzo del petrolio imposto dal G7. In sostanza, la "Coalizione dei volenterosi" del G7 si è autoimposta un tetto al prezzo del greggio russo importato via mare. Il risultato è che hanno dovuto iniziare ad acquistare molti più prodotti petroliferi dai Paesi del Sud Globale, che hanno ignorato il limite di prezzo e hanno debitamente aumentato l'acquisto di greggio russo.

Indovinate chi sono i primi due: i membri dei BRICS, Cina e India.

Dopo essersi crogiolato in diversi stadi di negazione, l'Occidente collettivo potrebbe – o forse no – rendersi conto che è un sogno folle tentare di "disaccoppiare" la parte dell'economia globale governata dall'Occidente dalla Cina, indipendentemente da ciò che viene sputata da Washington.

I BRICS 11 mostra ora, graficamente, come il "Sud Globale/Maggioranza Globale/Globo Globale" sia più non allineato con l'Occidente di quanto non lo sia mai stato nella storia recente.

Tra l'altro, il presidente del G77, il leader cubano Diaz-Canel, era presente al vertice BRICS in rappresentanza del nuovo Movimento dei Non Allineati (NAM) de-facto: il G77 comprende infatti ben 134 nazioni. La maggior parte sono africane. A Johannesburg Xi Jinping ha incontrato di persona i leader della maggior parte di esse.

L'Occidente collettivo, in preda al panico, considera tutti questi elementi "pericolosi". Quindi l'ultimo rifugio è, prevedibilmente, retorico: "de-accoppiamento", "de-rischio" e idiozie simili.

Ma anche questo può diventare praticamente pericoloso. Come nel caso del primo vertice trilaterale mai tenutosi a Camp David il 18 agosto tra l'Impero e due vassalli asiatici, Giappone e Corea del Sud. Questo potrebbe essere interpretato come la prima mossa verso una NATO asiatica politico-militare ancora più tossica del Quartetto o dell'AUKUS, ossessionata dal contenere simultaneamente la Cina, la Russia e la RPDC.

 

Il superamento collettivo del Nord Globale

L'ONU elenca 152 nazioni al mondo come "Paesi in via di sviluppo". I BRICS 11 si rivolge a loro – mentre superano il Nord Globale in tutti i settori, dalla crescita della popolazione al contributo complessivo alla crescita del PIL globale misurato in PPA.

Negli ultimi 10 anni, dall'annuncio della BRI prima ad Astana e poi a Giacarta, le istituzioni finanziarie cinesi hanno prestato quasi 1.000 miliardi di dollari per progetti di connettività infrastrutturale in tutto il Sud Globale. L'imminente forum BRI di Pechino segnerà un nuovo impulso. Ecco la simbiosi BRI-BRICS.

Al G20 dello scorso anno, la Cina è stata la prima nazione a fare pressione per l'inclusione dell'Unione Africana (UA), che conta 55 membri. Questo potrebbe accadere al vertice del G20 che si terrà il mese prossimo a Nuova Delhi; in tal caso, la rappresentanza del Sud Globale sarà vicina alla parità con quella del Nord Globale.

Le affermazioni secondo cui Pechino starebbe organizzando una cospirazione maligna per trasformare i BRICS in un'arma contro il G7 sono infantili. La realpolitik – e gli indicatori geoeconomici – stanno dettando i termini, configurando lo Shock del Nuovo: l'irrilevanza irreversibile del G7 con l'ascesa dei BRICS 11.

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