domenica 27 agosto 2023

Trump, ultimo presidente di un impero in confusione

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Non so se si possa avere un’immagine più esatta dello stato comatoso dell’occidente di quella che ha dato l’intervista di Tucker Carlson a Donald Trump su Twitter  e non certo perché l’ex presidente e candidato alla Casa Bianca, sia apparso sottotono, confuso, balbettante come accade al suo rivale Biden quando lo tolgono dall’ospizio per mostralo urbe et orbi, anzi è sembrato  calmo e lucido riuscendo a sfruttare brillantemente il ruolo di martire dell’establishment, senza però sembrare debole e dare spettacolo di vittimismo. Nemmeno quando Carlson gli ha chiesto se pensava che gli avversari potessero arrivare ad ucciderlo, non si è lasciato trascinare in questa retorica, senza tuttavia negare questa possibilità. Insomma ci troviamo di fronte a un Trump che si è evoluto, che è maturato e adesso appare una persona molto più equilibrata rispetto a prima.

Ma anche questo non basta  a un impero che sente tramontare il proprio dominio e tenta ad ogni costo di mantenerlo cominciando a credere nelle narrazioni che una volta  venivano create perché gli altri ci credessero. Insomma un Paese confuso e disorientato che non sa davvero cosa fare se non mostrare i segni della propria potenza, cosa che peraltro si è rivelata esiziale in Ucraina. Trump infatti, anzi diciamo pure il neo Trump, non ha saputo dare alcuna risposta riguardo ai problemi che sono in campo. Certo ha affermato che la guerra in Ucraina è un disastro e deve essere terminata immediatamente. Ma non ha saputo dire cosa gli Usa dovrebbero fare per porre fine al conflitto:  tagliare gli aiuti militari alla parte ucraina da parte degli Stati Uniti e del resto della Nato  e poi accogliere le richieste avanzate dalla Russia. nel novembre del 2021, che prevede il ritorno delle forze dell’alleanza alle posizioni in cui si trovavano nel 1997, prima dell’espansione e infine il  ripristino della neutralità dell’Ucraina (una condizione della sua indipendenza dalla Russia, che Kiev, ha violato) Per non parlare poi della denazificazione  del Paese dell’istituzione di un tribunale internazionale sui crimini di guerra. Su tutto questo non è venuta fuori una sola proposta.

Stessa cosa per quanto riguarda l’industria energetica che secondo Trump , Biden sta mandando alla rovina, senza però affrontare nemmeno uno dei problemi in campo: il fatto che il Paese sia tutto trivellato e fratturato, che sia ancora il maggior produttore di petrolio al mondo, ma con riserve che scendono a vista d’occhio perché i pozzi del fracking si esauriscono subito. E ancora il fatto che nonostante questa produzione matta e disperatissima gli Usa debbano importare enormi quantità di petrolio a causa di una domanda eccessiva, anzi ossessiva.  Cosa succederà quando il petrolio del pozzi a fratturazione finirà così rapidamente come è iniziato meno di due decenni fa? Nessuna risposta. Come nessuna è venuta sull’espansione dei Brics che sta accelerando la dedollarizzazione, rischiando di far mancare agli Usa lo strumento di ricatto sul quale sono vissuti per ottant’anni.

Trump non ha offerto soluzione nemmeno per il problema della bancarotta cui stanno andando incontro gli Usa: la combinazione di un debito enorme, ora a quasi 31.000 miliardi di dollari, un’inflazione  elevata e, di conseguenza, tassi di interesse molto più alti, significa che solo i pagamenti degli interessi sul debito federale degli Stati Uniti supereranno presto i 1.000 miliardi di dollari all’anno. Senza tagli importanti alla difesa, all’assistenza sanitaria e alla sicurezza sociale, inghiottiranno l’intero bilancio federale, a meno che gli Stati Uniti non aumentino drasticamente il proprio debito. Ma ci sarà una domanda internazionale per tutto questo nuovo debito americano? Grazie ai Brics non più: quindi la risposta non può essere sul piano tecnico economico, ma su quello politico con un cambiamento di 180 delle politiche di potenza finora perseguite, facendo la pace in Ucraina, togliendo sanzioni, restituendo i soldi e l’oro rubati non solo alla Russia e alla stessa Ucraina, ma un po’ a tutti i paesi in stato di vassallaggio, Italia compresa, tanto per ridare un po’ di fiato al dollaro, ma di tutto questo non si è sentito nulla.  Per non parlare della questione di Taiwan che viene riempita di armi obsolete, made in iuesei,  ma dove probabilmente – lo si vedrò alle prossime elezioni – la popolazione è in maggioranza favorevole a un ritorno nel seno della Cina, magari con qualche autonomia come Hong Kong. Brandire le armi è come arrivare con il mitra a un matrimonio civile.  Anche su questo Trump ha preferito glissare non per nascondere chissà quali piani, ma semplicemente perché lui insieme a tutto il milieu politico statunitense non ha la più pallida idea di come uscire da situazioni che si sono create giorno per giorno a causa della insostenibile leggerezza delle amministrazioni e della cupola di potere che le sostengono.

Certamente l’elezioni Trump potrebbe essere utile a perforare la cappa che ci soffoca e do cui Biden non è altro che uno sciocco e corrotto burattino. tanto sciocco  da essere scelto con l’Alzheimer, ma non è certo una soluzione a tutto sotto ogni punto di vista. . Per questo faccio mia l’osservazione di un analista russo estremamente acuto:  Trump sarà un ottino ultimo presidente. Apres lui le deluge.

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