lunedì 25 luglio 2022

Ucraina, il fallimento delle armi magiche

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Il sistema di lancio multiplo dei razzi Himars concesso dalla Casa Bianca  all’Ucraina , come fosse il Santo Graal da cui poteva discendere ogni bene e liberare anche la spada nella roccia, doveva rappresentare l’arma simbolo della Nato, terribile e invincibile e oltretutto motivo di un consistente rialzo azionario del fabbricante che manco a dirlo è la Lockheed.  Certo nessuno era così pazzo da pensare che con una ventina di lanciatori Kiev potesse vincere la guerra, queste sono le fesserie date in pasto alle opinioni pubbliche disarmate di informazione, anche perché all’inizio della guerra l’esercito ucraino aveva un centinaio di lanciatori simili sia pure risalenti all’epoca sovietica e dunque meno precisi, senza che questi abbiano dato un qualche contributo decisivo. Ma qui giocava un fattore simbolico: la superiorità occidentale che inviava non solo fondi di magazzino, ma anche terribili mezzi bellici molto precisi e contro cui il nemico poteva fare poco o niente. E in effetti in un primo momento gli Himars, gestiti dai marines a stelle strisce hanno provocato qualche danno soprattutto alla popolazione civile del Donbass come è costume delle truppe americane oltre che dei nazisti, ma sono soprattutto serviti a mettere in scena la commedia della controffensiva a sud verso Kherson che nelle intenzioni dei deliranti poteri ukro – occidentali  doveva sconfiggere e distruggere l’esercito russo sulla riva destra del Dnepr. Il 20 luglio, gli Himars sono entrati in azione e hanno sparato due salve da 6 razzi  contro il ponte Antonovsky sul Dnepr nella regione di Kherson. Ci sono 11 buchi rimasti sul ponte che ricordano quell’attacco.

Subito dopo però è giunta in zona una batteria russa di S400 mandata appositamente per difendere il ponte che è di importanza strategica per entrambi i contendenti. Gli ucraini o meglio gli americani che fanno funzionare questi sistemi,  hanno sparato altre due salve di razzi  ma questa volta sono stati  abbattuti tutti e 12 molto prima che raggiungessero il bersaglio. Fine del mito con il quale questo sistema d’arma è rappresentato come come  imbattibile e invisibile, tanto da essere concesso come fosse qualcosa di sacro. Tanto poco invisibile e imbattibile  che facendo opportuni calcoli sulle salve dei razzi, i russi sono stati in grado di individuare  e distruggere almeno 4 di questi lanciatori. Più uno che è stato ufficialmente catturato integro, ma che  sembra sia stato venduto ai russi, così come è accaduto per altre armi come gli obici francesi o quelli angloamericani. Il Pentagono nega ogni cosa per ovvie ragioni di prestigio che però in questo caso coinvolgono anche affari invisibili del complesso bellico industriale: la distruzione dei lanciatori e l’abbattimento dei suoi razzi farebbe infatti precipitare le azioni della Lockheed e con tante persone beneficiate da questa azienda non è una cosa che si può fare alla leggera. Ed è anche la ragione per cui su queste vicende belliche  la stampa mainstream tace o semplicemente inventa: la superiorità della Nato è l’ illusione principale sui cui gioca il milieu politico per portare avanti questa grottesca strategia delle sanzioni autodistruttive e dell’invio delle armi: se tale miraggio dovesse venire meno, aumentando la sensazione di rischio  è probabile che la gente comincerebbe a vedere le cose in maniera molto diversa e a contestare in maniera più netta queste folle decisioni. Dove non è possibile semplicemente tacere si assiste a contorcimenti incredibili: ho letto su alcune pubblicazioni americane del settore che non è possibile che quattro Himars siano stati individuati visto che durante la guerra in Irak solo 12 dei 48 lanciatori mobili iracheni furono distrutti e questo dopo mesi di ricerche da parte di centinaia di aerei con completa superiorità aerea. Ma si parla di una guerra di vent’anni fa quando ancora non esistevano i droni e tutte le tecnologie elettroniche di localizzazione erano pressoché primitive rispetto a quelle di oggi dove peraltro i russi eccellono.

In realtà se parlassimo di mercato potrebbe sembrare che l’occidente stia diventando il testimonial principale dell’efficienza e della potenza delle armi russe perché ci sono migliaia di messaggi da parte di soldati e talvolta di comandati ucraini – naturalmente censurati dal mainstream – che si lamentano della scarsa qualità di alcune armi occidentali e questo ha molto a che fare con un declino che sembra inarrestabile in qualunque settore, come se una invisibile, ma potente corrosione stia distruggendo ogni cosa. Ora persino la primazia sugli strumenti della violenza comincia a vacillare dopo parecchi secoli, ma disgraziatamente la cosa in cui l’Impero si rivela ancora più maldestro è la ricerca della pace.

 

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