giovedì 28 luglio 2022

Classe dirigente. Un sogno in affitto, la dura vita dei vip costretti a scegliere una villa di lusso.

Altro che crisi di governo: il problema di Francesco Facchinetti e degli altri protagonisti del programma di Sky Uno è quello di riuscire a orientarsi tra le piscine a forma di delfino. Insomma, quando non c’è il pane basta buttarsi sulle brioche.

Il bello della televisione dei nostri giorni è che in una sola messa in onda è in grado di spazzare via quei problemini ordinari da gente comune che attanagliano inutilmente le moltitudini.

 

(Beatrice Dondi – espresso.repubblica.it)

Cosette tipo governi che saltano, fondi di Pnrr buttati al vento, o ancor più semplicemente il caro ombrelloni, che obbliga quelle fortunate famiglie ancora in grado di fare un pieno di carburante a vezzi d’altri tempi come, per esempio, fare un bagno senza dover accendere un nuovo mutuo.

Invece basta guardare anche di sottecchi una puntata di “Un sogno in affitto” per rendersi conto che il pane e frittata da consumare con accompagno di granelli di sabbia sia ormai pratica desueta. In sintesi, il programma (la terza stagione su Sky Uno) condotto da Paola Marella, che si conferma come una delle donne più eleganti del globo, accompagna dei cosiddetti vip, di vario genere, a compiere una scelta che definire ardua è dire poco. Ovvero decidere quale sia la casa più adatta per trascorrere in pace qualche giorno di vacanza in compagnia di amici e parenti.

Ora. Al netto degli aggettivi utilizzati da Marella, che vanno da “chic” a “lussuoso”, passando per il mai troppo abusato “esclusivo”, la rosa delle magioni proposte ha mediamente una decina di stanze con relative sale da bagno, giardini pensili, piscine a forma di delfino, baldacchini nei boschi, lenzuola di broccato e cucine in grado di servire la platea di un concerto dei Måneskin. Il tutto costruito nel più entusiasmante stile dell’abuso edilizio libero e gratuito, che non sia mai che il malcapitato vip in questione debba avere la vista sull’alga compromessa da inutili quanto ingombranti faraglioni. Per dire.

La nota più sorprendente del tutto, che tenta di accendere una scintilla di solidarietà nello spettatore, è quel filo di tensione a cui viene sottoposto il personaggio al momento della scelta.

Perché non è facile, diciamocelo chiaro, per un Francesco Facchinetti qualsiasi decidere quale possa essere davvero la villa perfetta a porto Cervo dove portare consorte e amici per qualche giorno. Proprio lui, il figlio dei Pooh che tanto ha dato all’opinione pubblica e che in tempi recenti tuonava contro il lockdown, giudicandolo ben più dannoso del Covid, ora si trova costretto alla reclusione vacanziera e di certo non può permettersi errori di sorta. Questo il pubblico lo sa. Se poi, osservando con piacere le passeggiate tra le saune ottagonali a strapiombo sul mare tornano per puro caso alla mente suggestioni antiche sul pane e le brioche è un altro, marginale discorso. 

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