domenica 31 luglio 2022

Turisti bastardi. Un flusso di rancore di un cameriere greco.

So che non dovrei. Solo perché vengono da posti di merda, freddi anche d’estate. Ma io li odio. Odio i turisti in generale, ma quelli del Nord Europa di più. Quando li vedo camminare seminudi bianchi come cadaveri, flaccidi o atletici non importa. 


contropiano.org * da Milano in Movimento 

Sempre con ste cazzo di birkenstock come nei safari o con le infradito come se fossero a bordo piscina anche se camminano in mezzo ai liquami e la spazzatura di Monastiraki. Sempre sorridenti. Ci credo che sorridono, belli contenti di visitare le loro colonie!

Dopo averci messo in ginocchio, saccheggiato le nostre risorse, appropriati dei nostri aeroporti, vengono in vacanza qui perché l’estate in effetti ha tutto un altro sapore rispetto ai mari del nord con le loro acque limacciose e il cibo di merda.

Gli olandesi poi, sono i peggiori: i più inflessibili a punire gli errori di noi razze mediterranee, i primi a darci lezioni su come si tiene un bilancio e poi vengono qui in ferie. E lo credo bene: due settimane di villeggiatura gli costano come un week end o un biglietto per l’Amsterdam Arena.

Li odio: loro e i tedeschi. Ci hanno trasformato nella Thailandia d’Europa. Manca solo il turismo sessuale ma tutto il resto c’è: un brand costruito a tavolino, richiami alla civiltà ellenica, alla cultura mediterranea, l’accoglienza, il cibo sano e adesso, solo nelle isole esclusive, anche l’opzione spirituale, un po’ di yoga qua e là e la vacanza esotica è servita.

Quando vedo sti pachidermi bianchi cadaverici che si siedono a tavola e chiedono la pizza anche se sono in mezzo all’Egeo – perché tanto siamo sotto le Alpi, eh – e continuano a mangiare uova e bacon a colazione anche se ci sono 38 gradi, gli vorrei pisciare nel piatto.

Perché noi siamo i loro camerieri.

Le Cicladi ormai sono inaccessibili a un normale stipendio greco. L’industria che tiene in piedi il turismo si fonda sulla schiavitù, andate a vedere le baraccopoli dietro alle discoteche di Mykonos e Paros e ai ristoranti di Santorini. La manovalanza greca ormai gareggia al ribasso con i pakistani.

Le baracconate che attirano a vagonate la middle class nordeuropea, quelle specie di luna Park per turisti scemi a cui ci siamo assuefatti tutti quanti, che rendono indistinguibile una località da un’altra, sono la nuova catena di montaggio a cui la Trojka ha condannato le ultime generazioni della defunta middle class greca.

Trova le differenze: quelli il loro cazzo di welfare state se lo godono tutto, mentre il nostro è stato seppellito dalle vanghe tedesche e dalla miseria della nostra classe politica. Così restiamo in attesa degli spiccioli che lasceranno sul tavolo a fine serata.

So che non dovrei odiare questi solo perché vengono dal Nord, personalmente non mi hanno fatto niente di male. Anzi, sono gentili per lo più.

So che non dovrei odiarli, non sono mica un nazionalista di merda, io. Anzi! Vengo dal movimento anarchico greco. A proposito, nei dieci e passa anni di rivolta, dal 2008 in avanti, abbiamo sempre ospitato nelle nostre barricate legioni di “anarcoturisti” dal nord Europa, eccitati come bambini in ricreazione, venuti a giocare alla rivoluzione e a fare tutto quello che a casa loro non possono fare.

Col risultato che adesso trovare una casa in affitto a Exarchia è impossibile. Le società immobiliari si sono comprate tutti gli appartamenti per metterli su Airbnb. Per ospitare sti bambini in gita nel quartiere “ribelle”. Che poi li riconosci subito tra le barricate anche se tutti bardati: magrolini e dinoccolati, bianchi e biondi, pronti a devastare la città ma rispondendoti educatamente in inglese. Che un anarchico greco non farebbe mai, dico rispondere educatamente.

Sono cresciuto facendo campeggio libero tra le mille isole dell’Egeo; giravamo insieme alla mia compagnia di amici piazzandoci dove volevamo senza tirare fuori una dracma. A incontrare il mondo e i randagi come noi e condividere tutte quelle cose belle che una spiaggia, l’estate e la creatività di chi non ha soldi ti possono offrire.

Ci accampavamo per necessità economica, ma anche per scelta e stile di vita. Finché è stato possibile abbiamo difeso le spiagge che sentivamo nostre, cacciando gli yacht fermi in rada a sassate, noi tutti nudi e selvaggi, loro in polo Ralph Lauren che ci guardavano schifati e preoccupati che le pietre rovinassero la barca.

Abbiamo festeggiato attorno ai falò fatti di ombrelloni che qualcuno, le municipalità o qualche privato, provava a impiantare per darsi un tono da riviera. Abbiamo tenuto pulite le spiagge perché appartengono a tutti. Le abbiamo mantenute LIBERE. Ma libere veramente, senza ghetti per nudisti, dove decidere liberamente come stare, con o senza costume. Senza pudori e giudizi. Senza guardie.

Ora che il turismo è il sistema che tiene in piedi la Grecia, non c’è più spazio per noi. Ci muoviamo come clandestini tra le ultime isole rimaste, custodendole gelosamente, prima che qualcuno se ne appropri per venderle al banco delle esperienze esotiche alla prossima borsa del turismo.

E a me cosa rimane? L’odio.

* da Milano in Movimento

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