Giorgio Dell'Erba, dirigente Usb e ispettore Inl prova a mappare la
situazione a partire dal confine tra lavoro nero e grigio, dove spesso
si trovano i lavoratori stagionali. E poi il mondo degli appalti che
nascondono la somministrazione fraudolenta di manodopera, anche
attraverso l'applicazione di contratti impropri. Tutto per risparmiare
sul costo del lavoro. "Vanno inasprite le sanzioni, molte delle quali da
riconsegnare alla disciplina penale".
ilfattoquotidiano.it Franz Baraggino
I governi passano, i problemi restano. Quelli che trasformano il lavoro
in sfruttamento, poi, sono particolarmente duri a morire, come racconta Giorgio DellʼErba, dirigente del coordinamento nazionale dellʼUnione sindacale di base (Usb), da quindici anni ispettore dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) e assolutamente certo di una cosa: “Tra lavoro nero e lavoro grigio, il sommerso è la prima forza produttiva del Paese”.
Dalle singole violazioni per lucrare sui contributi non pagati, dove
sono rare le denunce e limitato l’effetto deterrente dei controlli, a
fenomeni come quello dell’esternalizzazione selvaggia dei servizi e
della somministrazione fraudolenta di manodopera, che ormai inquinano i
settori più disparati “e il risparmio sul costo del lavoro si fa eludendo oneri retributivi, contributivi e fiscali”,
spiega l’ispettore.
Sa quanto le regole, a volerle riformare,
cambierebbero la vita a tanti lavoratori, impedendo illeciti e
garantendo il recupero di imposte e diritti.
Ma non si fa troppe
illusioni, perché lo stesso Ispettorato del lavoro è sotto organico “e
nonostante i carichi di lavoro in aumento siamo gli unici dipendenti
ministeriali esclusi dall’adeguamento in busta paga”. Una delle tante
partite che dovranno attendere, ora che il governo di Mario Draghi non è più in carica.
L’Italia del lavoro grigio tra stagionali e intermittenti – Nei
primi quattro mesi del 2022 le assunzioni attivate da datori privati
sono aumentate del 48% rispetto allo stesso periodo del 2021.
In
particolare, rileva l’osservatorio sul precariato dell’Inps,
gli aumenti hanno riguardato tutte le tipologie contrattuali, con le
assunzioni a tempo indeterminato salite del 43% e quelle a tempo
determinato del 38%.
Più consistente il dato che riguarda i contratti intermittenti (+113%) e le assunzioni stagionali
(+146%).
Insomma, il mercato del lavoro riprende fiato dopo i due anni
di pandemia. Ma l’aria che respirano i lavoratori è decisamente più precaria. “Proprio tra stagionali e intermittenti del commercio e del settore turistico il fenomeno del falso part-time
è ormai sistemico”, denuncia Dell’Erba.
La dinamica: “Il lavoratore
viene regolarizzato per un numero di ore inferiori salvo poi trovarsi a
lavorare anche 14 ore al giorno”. Meno noto è il fatto che le denunce,
quando ci sono, “saltano fuori soprattutto quando il matrimonio è già finito,
a rapporto di lavoro terminato”.
Un problema che limita le capacità di
intervento: “Dobbiamo ricostruire i rapporti nel passato, fare
accertamenti ex-post. A volte è un diverbio col datore ad anticipare un
po’ i tempi: ci si dimette e poi si va all’Ispettorato facendo emergere
violazioni che vanno dalla incongruità dell’orario a violazioni sul mancato riposo,
col dipendente a servizio 7 giorni su 7 se non 30 su 30”.
Quanto al
resto, “le persone che si autodenunciano mentre lavorano sono
estremamente rare”.
Per il datore ci sono sanzioni amministrative
“modulate in base al numero dei lavoratori e limitate ai mesi di
violazione: si accertano le ore effettive e si va al recupero dei
contributi non versati”, spiega. “Ma si deve anche verificare che non ci
sia elusione retributiva, capire se ci sono stati pagamenti percepiti
in nero da sanzionare, anche attraverso testimonianze che però non è
scontato ottenere”.
L’ispettore non lo nega: “L’effetto deterrente è
limitato e dipende essenzialmente dal numero dei controlli, ma gli
ispettori in Italia sono talmente pochi che mettere a tutti il fiato sul
collo è impossibile”.
E rilancia: “Più utile sarebbe fare prevenzione, con deterrenti che vengano da nuove leggi, da un ripensamento di questo tipo di rapporti”.
La somministrazione fraudolenta di manodopera – Allo
stato attuale, ragiona il dirigente, “inseguire il piccolo imprenditore
e questo genere di violazioni non è sempre possibile e forse non è il
miglior modo di allocare le limitate risorse a disposizione”.
Secondo le
stime per il 2021 dello stesso Inl, il giro d’affari dell’economia
sommersa vale almeno 200 miliardi di euro.
“Bisogna prima di tutto intervenire sulle grandi attività”, riflette Dell’Erba, che tra le priorità mette la lotta alle esternalizzazioni fittizie di manodopera,
accordi che apparentemente appaltano un servizio e invece nascondono la
fornitura di lavoratori allo scopo di risparmiare sui costi del lavoro.
“Gli ambiti sono soprattutto quelli dei servizi alla persona e alle
imprese, con settori come logistica, trasporto, metalmeccanica,
artigianato e non solo”, racconta.
“Per la somministrazione di
manodopera devi essere una società autorizzata, invece spesso le aziende
private usano gli appalti per nascondere quella fraudolenta”.
Ad aggravare il problema, secondo l’ispettore è la mancanza di limiti
all’esternalizzazione dei servizi, che impediscano l’affidamento ad
altri di un’intera filiera produttiva, “pratica che favorisce la speculazione”.
E spiega: “Io posso appaltare tutti i servizi di una struttura
alberghiera, consegno l’albergo a chi mi gestirà tutto, una ditta
esterna che, incassato l’appalto, può imporre ai propri dipendenti un
finto parti time o il contratto più conveniente di un’altra categoria
professionale”.
Chi viola le norme rischia ancora troppo poco –
“Piegando in questo modo il sistema degli appalti il committente è
contento perché si tiene i soldi dei clienti che continuano a pagare per
un servizio che a lui adesso costa meno”.
La legge prevede che per le
violazioni di natura retributiva e contributiva il committente sia
chiamato a rispondere in solido con l’appaltatore.
“Ma negli anni molte
fattispecie sono state depenalizzate, mentre altrove la
sanzione penale è per lo più di tipo contravvenzionale. Anche nella
somministrazione fittizia, poi, gli imprenditori già mettono in conto i
rischi e chi viene beccato può chiudere tutto già in fase di ispezione, pagando una sanzione e interrompendo l’appalto ed evitando così il processo”.
Cosa serve? “Ci vuole una legge che inasprisca le sanzioni
o le riporti in seno alla disciplina penale”.
Perché nonostante
l’Ispettorato imponga al vero datore l’assunzione di tutti i lavoratori,
la sensazione di Dell’Erba è che “si riesca a incidere poco su un
fenomeno che in molti casi è spinto fino all’estremo, a eludere del
tutto la denuncia dei rapporti di lavoro”.
Come nei casi delle finte agenzie del lavoro
che vincono appalti garantendo risparmi fino al 40%. “Ce ne siamo
accorti perché i lavoratori andavano a fare l’estratto conto dell’Inps e
si rendevano conto che la società non aveva nemmeno denunciato gli
imponibili contributivi. Da lì la scoperta che la società per cui
lavoravano era fittizia ed esisteva al solo scopo di abbattere i costi
del lavoro”.
La questione mai risolta del dumping contrattuale – Sempre secondo l’Inl, un terzo del giro d’affari del sommerso, pari a 76 miliardi di euro, è sotto forma di vizio del rapporto contrattuale”.
Ma come non c’è solo il lavoro nero, nemmeno quello grigio, che dietro a
un rapporto legale nasconde elusione retributiva e contributiva,
esaurisce la casistica.
Dell’Erba racconta di una ditta che ha appaltato
tutto il servizio di trasporto e montaggio dei proprio prodotti. “Abbiamo poi scoperto che le società appaltatrici applicavano il contratto collettivo Multiservizi,
un contratto usato in altri settori, proprio di servizi come quelli di
pulizie, e più conveniente rispetto al ccnl Trasporti e Logistica”.
E’
il famoso dumping contrattuale, che ormai non riguarda
solo i cosiddetti contratti “pirata”, ma anche quelli sottoscritti dalla
sigle datoriali e sindacali più rappresentative.
“Applicando il ccnl
Multiservizi il committente ci ha guadagnato perché prevede retribuzioni
più basse e istituti contrattuali meno favorevoli del ccnl Trasporti e
Logistica”, spiega Dell’Erba, che in questo senso chiede più protezione
per i lavoratori “e l’obbligo per le aziende di applicare i contratti
coerenti con la categoria professionale”.
Un obiettivo che poteva essere
centrato dal governo di Mario Draghi con la proposta del ministro del
Lavoro Andrea Orlando che puntava a imporre
l’estensione, settore per settore, dei ccnl più rappresentativi, per
mettere fuori gioco i contratti “pirata” e in generale impedire
l’applicazione di contratti impropri. Con la crisi di governo viene
tutto rinviato per l’ennesima volta.
Una precarietà che mina sicurezza e salute – “Si
tratta di pratiche che riguardano soprattutto i settori dove il
turnover è molto spinto e quando i rapporti sono a breve o brevissimo
termine ne risente anche la sicurezza sul lavoro”, aggiunge l’ispettore.
“Per tante aziende i primi costi da abbattere sono proprio quelli
legati alla sicurezza e gli appalti servono anche a questo,
a garantire al committente che il rischio se lo carichi un altro”.
I
dati appena usciti dall’osservatorio sulla precarietà dell’Inps indicano
che l’aumento dei rapporti di lavoro rispetto allo scorso anno riguarda
soprattutto quelli brevi e precari.
“La conseguenza della precarietà
non è solo la flessibilità del lavoro, c’è un effetto diretto sulla sicurezza e sulla salute
dei lavoratori, a partire dalla mancanza di formazione che sui
contratti brevi o brevissimi salta praticamente del tutto e che il
lavoratore non denuncia perché in attesa di un rinnovo o comunque di un
altro impiego nello stesso settore: è sotto ricatto“.
Problema al quale in questi anni si è sommata la carenza di organico
nell’Inl, sia sul fronte ispettivo che amministrativo. “C’è un numero
emblematico, quello degli ispettori tecnici proprio in materia di salute
e sicurezza del lavoro: in tutta Italia non sono più di 200, con province intere prive di queste figure o sedi dell’ispettorato con un solo ispettore tecnico per migliaia di aziende”.
Il numero degli ispettori è insufficiente – Il problema è stato in parte affrontato dal governo Draghi, e per quest’anno è finalmente prevista l’immissione di nuovi dipendenti dell’Inl.
“Vedremo, ma si tratta di colleghi che devono appena formarsi”, avverte
Dell’Erba.
Quanto al migliaio di nuovi ispettori tecnici,
il bando per la loro assunzione non prevede più una formazione specifica e per questo ha destato molte polemiche.
E altrettanto ha fatto la soluzione tampone che ha allargato le
competenze su salute e sicurezza anche agli ispettori ordinari e a
quelli di
Inps e
Inail, scatenando
l’agitazione dei dipendenti degli enti. Un modo di correre ai ripari che
solleva dubbi sulla possibilità di un’unica figura professionale,
quella dell’ispettore del lavoro dell’Inl, di occuparsi di tutto a
fronte di una materia fin troppo vasta.
In attesa di vedere cosa accadrà
e quali saranno le scelte del prossimo governo, ad oggi lo stato
dell’arte non è cambiato.
“Siamo in fortissimo sotto organico,
soprattutto nei grossi uffici di Roma, Napoli, Milano. Ci sono settori
produttivi in zone forti come Brescia o Bergamo dove gli ispettori sono
pochi, il problema si sente di più ed è facile che la carenza
nell’organico ispettivo si trasformi in mancanze verso l’utenza. Per non
parlare dei colleghi dei reparti amministrativi dove
in meno di cinque anni abbiamo perso il 40% dei dipendenti”.
Di più c’è
una questione che il dirigente ci tiene a ricordare: “Se trovo due
lavoratori con lo stesso contratto ma trattamento economico differente
devo procedere a una segnalazione. Eppure noi ispettori del lavoro siamo
gli unici esclusi dall’adeguamento delle buste paga varato per tutti i dipendenti ministeriali a fine 2021 dal governo”, denuncia.
“Niente di strutturale, insomma”.
L’intervento per riconoscere loro la perequazione già riconosciuta a
tutti i lavoratori con lo stesso contratto andrebbe inserito nella legge
di bilancio, arretrati compresi. Ma con Draghi che va a casa gli
impegni presi rischiano di saltare. “Ennesimo tassello di una giungla di
problemi irrisolti che la dice lunga sull’attenzione dell’Italia verso i
diritti del lavoro e chi deve controllarne il rispetto”.
Nessun commento:
Posta un commento