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Centinaia di lavoratori Amazon hanno inviato una lettera ai dirigenti dell’azienda Jeff Bezos e Andy Jassy perché l’azienda “riconosca la sofferenza” del popolo palestinese e rompa tutti i legami con l’esercito israeliano.
Attraverso una lettera inviata ai dirigenti di Amazon Jeff Bezos e Andy Jassy, più di 600 lavoratori hanno chiesto all’azienda di “riconoscere la sofferenza” dei palestinesi e rompere tutti i legami con l’esercito israeliano.
Secondo il giornale Middle East Eye, l’iniziativa arriva settimane dopo che Amazon Web Services e Google hanno chiuso un accordo da 1,2 miliardi di dollari con Israele. I lavoratori esortano a “impegnarsi a rivedere e interrompere i contratti commerciali e le donazioni aziendali con aziende, organizzazioni e/o governi che sono attivi o complici nelle violazioni dei diritti umani, come le Forze di difesa israeliane”.
Nonostante le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite e il consenso delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e B’Tsleem, e nonostante il fatto che i palestinesi vivano sotto l’occupazione militare illegale e il dominio dell’apartheid, coloro che occupano posizioni di potere e influenza – che hanno coraggiosamente sostenuto i diritti umani in così tante altre cause – hanno scelto di rimanere in silenzio […]. Quando è troppo, è troppo.
si legge nella lettera.
La lettera sottolinea anche che i firmatari non sono contro gli ebrei, ma contro l’occupazione militare israeliana a cui il popolo palestinese resiste da più di 70 anni.
L’antisemitismo non ha posto nella nostra causa. La nostra narrazione è una presa di posizione contro uno stato che continua a perpetuare la violenza coloniale di insediamento contro un popolo: i palestinesi.
La lettera, inviata al giornale Middle East Eye, dice che, poiché Amazon impiega palestinesi a Tel Aviv, negli uffici di Haifa e in tutto il mondo, “ignorare la sofferenza affrontata dai palestinesi e dalle loro famiglie a casa cancella i nostri compagni di lavoro”.
Amazon diventa il terzo gigante tecnologico negli Stati Uniti ad affrontare il contraccolpo dei suoi lavoratori dopo le lettere della scorsa settimana al CEO di Google Sundar Pichai e al CEO di Apple Tim Cooke per rilasciare dichiarazioni simili a sostegno dei diritti dei palestinesi.
La solidarietà dei lavoratori con il popolo palestinese ha avuto uno slancio nelle ultime settimane, a partire dalle azioni dei lavoratori portuali sudafricani e italiani, così come dei lavoratori delle fabbriche di droni nel Regno Unito che si sono uniti alle manifestazioni di massa in tutto il mondo per ripudiare gli attacchi criminali che hanno lasciato più di 200 morti e migliaia di sfollati.
Axomalli Villanueva
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