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Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Del prof. Alberto Bagnai, attualmente senatore e responsabile economico della Lega, seguo con interesse le attività divulgative sin dai primi anni della sua attività di docente, conferenziere, articolista, scrittore, blogger. Sono sempre stato positivamente impressionato dalle sue competenze, cultura, intelligenza, versatilità, che ne fanno uno dei migliori uomini politici attuali. Tutto questo mi ha dato anche l’opportunità di fare la sua conoscenza, e, dal suo ingresso in politica, anche l’onore di poter saltuariamente scambiare con lui, con la discrezione che il buon senso impone, alcune e-mail. Ho continuato a seguire la sua attività anche all’indomani dell’adesione della Lega al Governo Draghi, seguitando a confidare nelle sue indiscusse capacità, abilità e doti, che potevano comunque essere un importante punto fermo a garanzia di un operato proficuo e all’insegna degli interessi del Paese.
Poi arriviamo alla sera di lunedi 21 giugno, allorquando, alle ore 22:56, sul canale Telegram di Alberto Bagnai compare questa immagine:
Resto esterrefatto. Perché il senatore non può non sapere che quell’obbligo è in contrasto con la Costituzione, e che un simile “spot” appare come una falsante azione di sdoganamento a posteriori di una violazione dei diritti da essa previsti.
Scrivo subito una e-mail all’indirizzo di posta elettronica del senatore, segnalando l’incostituzionalità del divieto, e che quel post suona come una presa in giro per quelli che “sono nel dibattito” (secondo una sua frequente espressione), dando per scontata la conoscenza dell’art. 32 della Costituzione che vieta l’obbligo di trattamenti sanitari (la mascherina è uno di essi) senza consenso informato. Segue così uno scambio di e-mail (di cui non posso evidentemente riportare il testo), nelle quali, ribadendo la mia personale stima al senatore, gli rammento tuttavia l’art. 32 Cost., che sancisce l’impossibilità di imporre trattamenti sanitari (come la mascherina) senza consenso informato, aggiungendo, a ulteriore supporto di tali osservazioni, che i più scaltri fra gli appartenenti alle forze dell’ordine non contestano ai cittadini il mancato uso della mascherina all’aperto, per non incorrere in una denuncia per violazione degli art. 32 e 28 Cost. e nella richiesta di risarcimento ex art. 2043 c.c. Trasmetto altresì al senatore il link ad uno dei video dell’Avv. Fusillo circa l’illiceità dei presunti obblighi di mascherina all’aperto.
Rispondo alle critiche generiche e sdegnose osservando che la mia era solo una richiesta di maggior coerenza, con cui criticavo altresì la scelta di pubblicizzare come “vittoria di buon senso” quella che appare più come una sconfitta della Democrazia e della corretta informazione. Evidenzio poi che quel post è lesivo della verità, poiché l’obbligo non c’è mai stato, fatti salvi assembramenti o eccessiva vicinanza tra persone, e sottolineo l’importanza di non confondere il cittadino con fuorvianti “spot”. Saluto il senatore rinnovandogli comunque la stima, senza ricevere risposta.
Lo “spot” in questione appare francamente come un’azione di propaganda ingannevole. Da un lato, infatti, lo sbandieramento di una “vittoria di buon senso” non tiene conto dell’atteggiamento dei media generalisti, i quali, anziché riconoscere alla Lega quei risultati che si vorrebbero propagandare, la declassano a compagine addomesticata e ricondotta alle posizioni governative ed europeiste. Dall’altro lato poi, si fa una pericolosa mistificazione della realtà dando in pasto al pubblico e agli elettori una tardiva conferma dell’ennesima “finestra di Overton” a suo tempo creata dal Potere. Per inciso, nei vari provvedimenti governativi si menziona l’obbligo di avere con se la mascherina in luoghi aperti, non di indossarla (con buona pace delle “sparate” zingarettiane o di altri simili personaggi).
Orbene, se è vero, come è vero, che sia i Decreti-Legge, sia, a fortiori, i D.P.C.M. (che hanno valenza amministrativa) sono norme di rango inferiore rispetto alla Costituzione, quest’ultima non può essere scavalcata con simili provvedimenti. Come già accennato, la Costituzione, all’articolo 32, prevede il divieto di imporre trattamenti sanitari senza consenso informato di chi li riceve. La mascherina è un trattamento sanitario perché limita l’afflusso di ossigeno ai polmoni e quindi all’apparato circolatorio, con effetti dannosi per la salute, specialmente per le categorie più fragili della popolazione. Imporla è dunque anticostituzionale.
Mi si ribatterà che è stato così per tante altre azioni perpetrate nell’ultimo anno e mezzo, e che sicuramente da parte dei rappresentanti della Lega si è tentato di opporsi a tutto ciò. Ma a maggior ragione, laddove la linea politica della Lega è quella di “viaggiare a fari spenti” affiancandosi all’attuale Governo per svolgere azione “mitigatrice”, sarebbe ragionevole evitare di far passare per “vittoria di buon senso” ciò che appare piuttosto come disinformazione su basilari principi costituzionali, inducendo in confusione cittadini ed elettori già ampiamente frastornati in merito a ciò che è o non è lecito imporre da parte di un Esecutivo.
A tale proposito, è interessante analizzare cosa è uscito nei giorni scorsi sui canali informativi non generalisti. Da un lato, infatti, il canale indipendente Byoblu ha trasmesso un servizio proprio sulla disinformazione dei cittadini circa i loro diritti in tema di mascherine all’aperto (fra l’altro in zona bianca, si tiene a precisare); in tale servizio è emerso un panorama desolante per la diffusa misconoscenza dei principi costituzionali e dei diritti che ne derivano. Il cittadino è già molto disinformato dai media, ed è quindi raccomandabile non aggiungere altra disinformazione, ma correggere, piuttosto, quella di regime.
Dall’altro lato, sul blog del prof. Bagnai è apparsa una critica nei riguardi dei molti che, a suo dire, cadono nel tranello di cedere alla tentazione di parlare di ciò di cui il sistema vuole che si parli.
A me pare che nel caso dello spot sulla “vittoria di buon senso”, rilanciato dal senatore Bagnai, sia stata la Lega ad aver indotto il pubblico a parlare solo di ciò di cui i media vogliono che si parli. E dunque le critiche del prof. Bagnai (sovente mosse in maniera sprezzante, con buona pace del suo stigmatizzare il “suprematismo” di certa sinistra di potere) appaiono in questo frangente incoerenti e sanno di presa in giro.
Pur seguitando a riconoscere ad Alberto Bagnai eccelse qualità, e a lodare il suo infaticabile, meticoloso e pregevole impegno istituzionale, ci si vede tuttavia costretti a stigmatizzare quello “spot”, che ha costituito un pessimo servizio alla collettività e il cui rilancio si è dimostrato disdicevole per una persona intelligente che tiene a dare di sé un’immagine di indipendenza mentale. Sarebbe stato logico se la Lega e i suoi rappresentanti si fossero opposti a tempo debito a imposizioni palesemente illegittime. Ciò non è accaduto, e appare adesso ridicolo mettere in risalto l’aspetto propagandistico con quel post, che il prof. Bagnai avrebbe fatto meglio a non diffondere sui social per non cadere nella contraddizione di criticare, a posteriori, atteggiamenti che lui stesso alimenta.
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