sabato 26 giugno 2021

IN GINOCCHIO AI PIEDI DEI PADRONI di Christian W.

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Mi ritrovo sulla mia pagina facebook un post di Marco Veronese Passarella, brillante economista marxista, che ha catturato la mia attenzione. Eccolo qua:

«Inginocchiarsi è un gesto sincero, privo di ipocrisia? No, contrario, ma in questo mondo – non in quello che vorrei – io lo farei lo stesso.

Le aggravanti di pena per reati di opinione mi piacciono da morire? No, al contrario, ma in questo mondo – non in quello che vorrei – il DDL Zan lo sostengo (tiepidamente) lo stesso.

La scienza è infallibile e le multinazionali del farmaco perseguono il bene della collettività? No, al contrario, ma in questo mondo – non in quello che vorrei – il vaccino lo faccio lo stesso (senza Instagram e incrociando le dita).

Perché il mondo che vorremmo è quello che ci spinge a cambiare questo, non un alibi per conservarlo così com’è».

Come subito capisce chi segua le vicende di cronaca il post mette assieme tre cose di alto valore simbolico e politico. Anzitutto la decisione dei calciatori della nazionale (in occasione della partita di questa sera con l’Austria), di non compiere il gesto inginocchiarsi contro il razzismo, per la precisione in solidarietà con Black Lives Matter. In secondo luogo la questione del Ddl Zan sull’omotransfobia. Infine la campagna di vaccinazione di massa.

Cosa ci dice Passarella: che si inginocchierebbe, che approva il Ddl Zan, infine che è favorevole alla vaccinazione.

Cosa mi ha colpito? Anzitutto il carattere palesemente contraddittorio del ragionamento. Passarella afferma infatti che il gesto di inginocchiarsi è ipocrita; che le aggravanti di pena per i reati di opinione (previsti dal Ddl Zan) non gli piacciono per niente; che le multinazionali che sfornano vaccini sperimentali non perseguono per niente “il bene della collettività”.

Se ne dovrebbe dedurre, se la logica ha un senso, che Passarella, in base alle sue stesso premesse, dovrebbe concludere con tre No, e invece risponde con tre Sì. Un triplo salto mortale carpiato che finisce in uno schianto a terra. Questo accade a chiunque si ritrovi a violare la logica, in primisi il principio di non-contraddizione; per il quale, se è vera la proposizione A allora è falsa la sua negazione non-A.

Violata la logica Passarella ci spiega il ragionamento con cui giunge a conclusioni opposte alle sue premesse:

«Perché il mondo che vorremmo è quello che ci spinge a cambiare questo, non un alibi per conservarlo così com’è».

Passarella pensa di salvarsi col ricorso ad un machiavelliano “realismo politico” ma la pezza è peggiore del buco.

Il perché è presto detto. Non è forse l’élite mondialista dominante che ci chiede ipocriti atti di fede antirazzisti? Non è forse questa élite neoliberista che usa come un feticcio i diritti delle minoranze LGBTQ(ecc.) per nascondere la distruzione dei diritti sociali? E non è forse la medesima élite che tenta di presentare la (sua) scienza come miracolosa soluzione? E non è forse, la vaccinazione di massa, un infido esperimento planetario di disciplinamento sociale?

Il realismo politico è qui una foglia di fico per giustificare un inaccettabile cerchiobottismo politico.

La sostanza è che il nostro, su tre vicende di alto valore politico e simbolico si ritrova dalla stessa parte della barricata delle classi dominanti.

Passarella (ma come fa a non rendersene conto?) non solo ammazza la logica, ma si costruisce “un alibi per conservare il mondo così com’è”. Non chiama ad atti di ribellione, ma a conformistici inginocchiamenti ai piedi dei padroni e in difesa dell’ordine sociale esistente.

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