https://www.attac-italia.org/
di Marco Bersani (articolo pubblicato sul manifesto del 26 giugno 2021)
Poteva esserci migliore location degli studi di Cinecittà per presentare lo spettacolo dell’approvazione a pieni voti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del Governo Draghi da parte della Commissaria europea Ursula Von der Leyen?
Non sappiamo che film stessero girando, ma, leggendo i testi del copione, la prima parte apparteneva sicuramente al genere fantascienza.
Ecco cosa dice la co-protagonista “Il Piano rappresenta una risposta completa e bilanciata alla situazione economica e sociale dell’Italia (..) contiene un’ampia gamma di investimenti e riforme per affrontare le sfide della transizione verde (..) affronta le sfide esistenti sulla gestione dell’acqua e sulla tutela della biodiversità (..) prevede significativi investimenti per la digitalizzazione di scuola, sanità e giustizia”.
Alla quale, il protagonista, emozionato come un bambino davanti alla bella pagella, risponde con enfasi: ”Cosa c’è di diverso oggi, rispetto alle insufficienze di ieri? La volontà politica di fare, votata a grandissima maggioranza dal Parlamento, e la capacità di fare” .
Tuttavia, a questo punto della storia, il genere sembra trasformarsi e il film improvvisamente scade in uno di quei ripetitivi e noiosi lungometraggi da filmografia del capitalismo reale, dove la parola “competitività” viene ripetuta fino all’ossessione, al punto che persino i 300 milioni destinati all’ampliamento degli studi di Cinecittà avranno l’obiettivo, con Fellini che si rivolta nella tomba, di “aumentare la competitività del settore, trasformando il luogo in una Hollywood europea”.
Dopo la promozione arriva il premio, con il prossimo arrivo di 24,9 miliardi, pari al 13% dei fondi complessivi previsti dal Recovery Fund.
Il Piano, come sappiamo da tempo, ha l’unico scopo di consolidare il modello dell’economia del profitto, sottoposto dalla pandemia a preoccupanti faglie attive che suggerivano la necessità di una radicale inversione di rotta, verso un modello sociale che ponesse la cura e l’interdipendenza come elementi per una nuova giustizia sociale e ambientale.
Ma, così come si è deciso di farci convivere a lungo con il virus per non intaccare i profitti delle grandi imprese, ora si tenta di rinnovare il capitalismo con una riverniciata green e digital.
Del resto, aldilà dell’ideologia iperliberista della gran parte dei consiglieri economici assoldati da Draghi, quali saranno i prossimi passi del governo per attuare l’annunciata “svolta” ecologica e sociale?
Eccoli elencati nel film, poco prima dei titoli di coda: legge sulle semplificazioni, legge sulla riforma del codice degli appalti e delle concessioni, legge sulla concorrenza, tutte da approvare a velocità stratosferica -ovvero, senza discussioni- perché bisogna dimostrare efficienza e perché finalmente “Italy is running”.
Al film mancavano i sottotitoli, altrimenti sarebbe stato chiaro a tutti gli spettatori il significato di queste tre leggi: liberalizzare le norme, dando un ulteriore colpo ai diritti del lavoro (codice appalti), azzerare l’opposizione di enti locali e comunità territoriali alle grandi opere inutili e devastanti (dl semplificazioni); dare nuovo impulso alle privatizzazioni di beni comuni e servizi pubblici (riforma della concorrenza).
Ovvero, come rinsaldare le politiche liberiste aggiungendovi un di più di autoritarismo, necessario ad affrontare la probabile esplosione della bomba sociale nel prossimo autunno.
Bomba sociale che dovrà incontrare terreni di mobilitazione collettiva, ampia e inclusiva delle migliori esperienze del paese, per trasformarsi in alternativa sociale reale e non deflagrare in un ulteriore imbarbarimento delle relazioni.
Photo credits: “Cinecittà” by Joanbrebo is licensed under CC BY-NC 2.0
Nessun commento:
Posta un commento