https://www.byoblu.com/2021/06/02/la-morte-di-stefano-paterno-rischia-di-passare-invano-il-fenomeno-ade-di-cui-nessuno-parla/
Stefano Paternò, il sottufficiale di marina di 43 anni, morì il 9 marzo scorso, appena quindici ore dopo la somministrazione della prima dose del vaccino Astrazeneca.
La Procura della Repubblica di Siracusa ha riconosciuto il nesso causale tra la morte e la somministrazione del siero. Per la precisione i periti hanno scritto che nel militare “c’è stata una risposta infiammatoria esagerata perché era positivo asintomatico senza saperlo”. Il decesso è dunque ascrivibile alla circostanza che Paternò aveva già sviluppato gli anticorpi e nonostante questo era stato sottoposto alla vaccinazione. L’infezione, che il militare aveva avuto in forma asintomatica, ha comportato una risposta anticorpale che si è aggiunta a quella immunitaria indotta dal vaccino, causando una risposta infiammatoria esagerata.
Si è verificato quello che in letteratura scientifica è noto con il nome di fenomeno ADE, cioè il potenziamento anticorpo-dipendente, nel quale il legame tra un virus e gli anticorpi non neutralizzanti migliora il suo ingresso nelle cellule ospiti e talvolta anche la sua replicazione.
Di cosa si tratta e perché è un rischio che non può essere ignorato?
Perché, dopo la morte di Paternò e la pronuncia della Procura di
Siracusa, nulla è cambiato? Perché le autorità sanitarie non consigliano
quanto meno di sottoporsi a un test sierologico prima della
vaccinazione?
Ne abbiamo discusso con il dottor Fabrizio Salvucci, medico cardiologo di Pavia.
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