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Cari lettori e Care lettrici,
le complessità di questo momento storico ci stanno ponendo innanzi molteplici cambiamenti, sfide e difficoltà di estrema importanza. E’ perciò necessario ripensare e rielaborare la realtà che ci circonda, partendo dagli insegnamenti e dalle conoscenze che la Storia ci mette a disposizione, perché molto spesso, il passato offre delle importanti chiavi di lettura per interpretare l’attualità.
Inoltre, comprendere quali siano gli eventi che stanno agendo nel presente è di fondamentale importanza, perché essi conferiscono la possibilità di immaginare più nitidamente l’avvenire.
Quindi, conoscere, anche solo a grandi linee, quali siano i fenomeni e le peculiarità delle ideologie che organizzano e governano il mondo, aiuta a comprendere quali siano gli effetti positivi e negativi che ne derivano.
Nel caso odierno, per esempio, è giusto parlare di un mondo globalizzato che ha fatto conoscere al genere umano un numero impressionante di cambiamenti sociali, politici, economici ed ambientali in un arco di tempo molto ristretto.
Questo particolare dinamismo, creatosi con il fenomeno della globalizzazione è, attualmente, sostenuto sia dal continuo sviluppo tecnologico, che ha cambiato per sempre il nostro modo di comunicare e fare informazione, sia da ideologie che esaltano e riconoscono come valori principali il profitto, la rendita e la competizione sfrenata, ovvero tutti quei “vizi” che, a lungo andare, hanno causato danni molto gravi come: l’aumento delle disparità sociali, il degrado ambientale e la riduzione della sovranità nazionale.
Inoltre, gli effetti negativi, causati in larga misura, da queste ideologie, che prediligono la tanto celebrata “Crescita economica”, a discapito della sostenibilità e delle qualità della Vita, hanno relegato in una condizione di debolezza ed impotenza i popoli e le loro identità peculiari favorendo, invece, le grandi potenze e le multinazionali che, ormai, detengono il ruolo di assoluti protagonisti in questo “Grande Gioco”.
Diversi intellettuali, tuttavia, riflettendo ed analizzando le caratteristiche dell’epoca odierna, sono persino arrivati a dichiarare che il genere umano, oggigiorno, non sia neanche il protagonista della sua Storia, perché di fronte a questi cambiamenti così rapidi e macroscopici l’essere umano è inetto ed incapace di agire.
Difronte ad una situazione così problematica e preoccupante, diventa fondamentale reinterpretare ed attualizzare gli insegnamenti e le conoscenze che la Storia ci offre, favorendo, di conseguenza, la nascita di un pensiero innovativo che, parafrasando il Manifesto de LA PRIMA LINEA, possa: «Connettere le cose che si sviluppano attorno a noi mediante l’indagine, la ricerca e l’analisi di ogni aspetto della realtà sociale, politica e culturale permettendo, così, una vera e sincera lettura del reale». Elaborando, nel mentre, sia le risorse che le capacità necessarie per cogliere una delle più grandi sfide dell’era globale, ossia: l’elaborazione e lo sviluppo di un pensiero alternativo che possa trasformare i vincoli attuali in una opportunità antropologica e politica incentrata sulla valorizzazione delle culture e delle persone, riconsegnando, così, all’essere umano il ruolo di protagonista della Storia.
Sulla base di questo ambizioso obiettivo, l’UMANESIMO può essere posto un solido punto di partenza. L’importanza di questo movimento culturale, nato in Italia negli ultimi anni del XIV secolo e diffusosi in Europa durante il Quattrocento, è data, principalmente, dall’intenso lavoro filologico che portò prima alla riscoperta dei valori classici e poi, a rivalutare sia l’ambito culturale che il ruolo dell’essere umano nel mondo. Questo nuovo modo di ragionare, del tutto fuori dagli schemi, fu in netto contrasto con la visione del mistico e del soprannaturale, vigente in quel periodo. Ripensare il ruolo dell’essere umano, per di più, rappresentò anche una tappa fondamentale per quanto riguarda la vita civile e politica.
Difatti, nell’UMANESIMO si consolidò uno stretto legame fra Cultura e Politica e da ciò, le persone assunsero un ruolo sempre più centrale e decisivo nella vita pubblica.
La relazione fra Cultura e Politica è, ancora oggi, indispensabile sia per ripensare lo status che l’essere umano detiene nel mondo sia per elaborare una visione alternativa dell’uomo. Questo perché la Cultura, detto molto sinteticamente, rappresenta l’insieme delle conoscenze ottenute ed elaborate nel corso del tempo sia attraverso lo studio che l’esperienza. La Politica, invece, rappresenta l’utilizzo effettivo della Cultura acquisita in precedenza che deve, in teoria, favorire la buona organizzazione ed amministrazione della vita pubblica attraverso le decisioni prese per fare il bene della comunità. La solida connessione che si instaurò fra Cultura e Politica favorì la formazione di un forte senso critico sostenuta, senz’altro, dall’assoluta importanza per i doveri politici da parte della Cultura.
L’insieme delle peculiarità brevemente descritte hanno avuto un impatto decisivo sulla Storia, tantoché i modelli di pensiero nati nell’UMANESIMO sono maturati poco tempo dopo in quel significativo periodo storico che è passato alla storia col nome di RINASCIMENTO. Quest’ultima osservazione attribuisce, ancor di più, importanza agli insegnamenti umanistici.
Attualizzare questi importanti insegnamenti nel mondo globalizzato significa, incentivare l’elaborazione di un pensiero alternativo che, possa avvalorare l’originalità delle idee e la creatività del pensiero ossia, quelle peculiarità fondamentali che servono per reinterpretare il passato, comprendere il presente ed immaginare il futuro. Formulare, sviluppare e perfezionare un nuovo pensiero sono necessarie originalità, creatività, innovazione, conoscenze e spirito di gruppo, partendo dal presupposto che bisogna:
«Battere nuovi sentieri e favorire il manifestarsi di alternative sconosciute».
* Fonte: LA PRIMA LINEA
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