Nuovo report Legambiente in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2021 con dati su sprechi, criticità e opportunità per migliorare la gestione della risorsa idrica in Italia. Dove, secondo quanto rileva il dossier “Acque in rete – Criticità e opportunità per migliorarne la gestione in Italia” pubblicato oggi, fino al 78% dell’acqua distribuita nelle città italiane può andare sprecata a causa delle perdite nella rete di distribuzione, come nel caso di Frosinone.
(Adnkronos)
Tra le città metropolitane, dal 2014 al 2019 soltanto Bologna, Firenze, Milano e Torino si sono mantenute sotto il dato medio nazionale del 37%. C’è ancora molto da fare in città come Bari, Cagliari e Roma, costantemente rimaste al di sopra della media.
Guardando alle perdite di rete, i dati raccontano come l’acqua che preleviamo non venga trattata adeguatamente e in modo sostenibile, ma spesso dispersa e sprecata, con un gap tra acqua immessa nelle reti di distribuzione e acqua effettivamente erogata che va da una media del 26% nei capoluoghi del Nord al 34% in quelli del Centro Italia, fino al 46% nei capoluoghi del Mezzogiorno.
Nelle città italiane consumi pro capite mai sotto i 100 litri
Inoltre, nel 2019, i consumi medi pro-capite di acqua nelle città capoluogo italiane non sono scesi sotto i 100 litri per abitante al giorno: tra quelle meno virtuose troviamo Milano e Reggio Calabria (entrambe oltre i 170 litri) mentre i consumi più contenuti si registrano a Palermo e Napoli (rispettivamente 111 e 114 litri), rileva ancora il dossier Legambiente.
Qualità e quantità: in Italia troppi ‘non classificato’
Qualità delle acque in Italia: preoccupano le elevate percentuali dei “non classificato”. Risultano infatti sconosciuti, per il quinquennio 2010-2015, lo stato chimico del 17% e quello quantitativo del 25% delle acque sotterranee, lo stato chimico del 18% dei fiumi e del 42% dei laghi italiani. Non ancora monitorato e classificato lo stato ecologico del 16% dei fiumi e del 41% dei laghi, viene sottolineato ancora nel dossier pubblicato oggi da Legambiente.
Questa scarsità di informazioni di base si registra soprattutto al Sud, dove alcune Regioni presentano più della metà dei corpi idrici in stato sconosciuto, raggiungendo in alcuni casi, come Calabria e Basilicata, anche il 100%. “Ci si augura – sottolinea il dossier – che con i nuovi dati relativi al 2015-2020, ancora non disponibili in rete, si possa trovare una situazione nettamente migliorata”.
Italia Paese a stress idrico medio-alto
Prima in Europa per prelievi di acqua a uso potabile (oltre 9 miliardi di metri cubi all’anno, 25 milioni di metri cubi pari a 419 litri per abitante al giorno), l’Italia è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’Oms, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni.
‘Mala depurazione’, multe Ue ci sono già costate oltre 77 milioni
Finora le multe relative alla non conformità del servizio depurativo in Italia, relative solo alla prima condanna Ue riguardante ancora 69 agglomerati, sono costate al nostro Paese oltre 77 milioni di euro. Sono quattro infatti, ad oggi, le procedure di infrazione a carico dell’Italia (due delle quali già sfociate in condanna) relative alla non conformità del servizio depurativo alla Direttiva 91/271/Cee sul trattamento delle acque reflue.
Su dati del ministero dell’Ambiente elaborati da Legambiente e aggiornati al maggio 2020, si registrano ancora 939 gli agglomerati non conformi alle direttive europee, per quasi 30 milioni di italiani interessati dai relativi disagi. Tre agglomerati su quattro in infrazione si trovano nel Mezzogiorno o nelle Isole e generano oltre il 60% dei carichi non depurati.
Dal protocollo Oms-Unece alla lotta a sprechi: le richieste Legambiente
Per garantire un servizio idrico equo, efficiente e sostenibile, Legambiente chiede innanzi tutto la ratifica italiana del ‘Protocollo Acqua e Salute Oms-Unece’ che garantisca un approccio complessivo sul tema e promuova l’integrazione delle politiche sull’acqua e i servizi igienico-sanitari; poi bisogna approvare i Piani di Sicurezza dell’Acqua (Wsp) entro il 2027 su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione alla risposta e al coinvolgimento delle gestioni piccole e in economia, e l’introduzione di un sistema integrato di prevenzione e controllo esteso all’intera filiera idropotabile per superare l’approccio del controllo ‘a valle’, prevenendo inquinamento e situazioni di rischio legate alla contaminazione delle fonti.
E ancora: applicazione di strumenti di partecipazione adeguati con l’individuazione di percorsi aperti e inclusivi insieme a tutti i soggetti interessati che, a partire dall’identificazione delle criticità, individuino le politiche da introdurre per risanare e tutelare le risorse idriche del Paese. Rispetto agli interventi da attuare per una gestione dell’acqua volta al risparmio idrico e al riuso, l’associazione ritiene prioritari la riqualificazione idrica degli edifici e degli spazi urbani; la regolamentazione delle acque minerali; una maggiore informazione sulla qualità delle acque di rubinetto.
E inoltre, azioni a sostegno dell’incremento della ricarica delle falde; completamento e velocizzazione delle bonifiche; interventi sulle reti idriche e sui depuratori; riduzione degli sprechi e aumento del riuso delle acque depurate, anche attraverso la modifica del DM 185/2003, operando su perdite di rete e agendo con innovazioni in settori specifici come l’agricoltura, e l’industria e anche in ambito civile; un rafforzamento della rete di controlli ambientali.
Direttiva Ue, Stati membri dovranno recepire entro il 2023
Sull’acqua potabile quest’anno si registra un’importante novità normativa: l’entrata in vigore, il 12 gennaio scorso, della Direttiva Europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano che gli Stati membri dovranno recepire entro il 2023.
La Direttiva Europea 2020/2184 è soltanto l’ultima di una serie emanate negli anni in tema di acque, ma di fatto è la prima legislazione adottata in risposta a un’iniziativa dei cittadini europei, Right2water, che con 1,8 milioni di firme hanno chiesto alla Commissione di aggiornare la normativa (nella sua prima versione del 1998) per garantire il diritto di accesso all’acqua potabile e un’adeguata fornitura di servizi igienico-sanitari.
La direttiva introduce limiti più stringenti per alcuni contaminanti, nuove sostanze da monitorare come i Pfas, che in Italia hanno inquinato le acque di falda nelle province di Vicenza, Verona e Padova, e una lista di controllo degli inquinanti da tenere sotto osservazione, tra cui le microplastiche, prevedendo inoltre la promozione dell’acqua di rubinetto per limitare il consumo di quella imbottigliata.
La politica
“L’acqua è un bene prezioso, un bene che deve essere di tutti. L’accesso a fonti d’acqua potabile, purtroppo, è ancora un privilegio riservato alle società più sviluppate mentre per diverse popolazioni nel mondo è un lusso”. Lo scrive su Facebook il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. “Dobbiamo comprendere l’importanza di questa risorsa per fermare gli sprechi, sia nell’uso quotidiano che in quello industriale. Dobbiamo riprogettare i nostri sistemi idrici per contenere il consumo d’acqua, per limitare tutte le perdite. Dobbiamo riportare le fonti idriche sotto una consapevole e attenta gestione pubblica. Tutto questo sarà possibile grazie al Ministero per la Transizione Energetica e grazie al MoVimento 5 Stelle che ha fatto della battaglia per un uso consapevole dell’acqua la sua prima stella”.
“L’Acqua è un bene da tutelare per le generazioni presenti e future. Nel Sud, tra sprechi e reti vetuste, si perde fino al 40% dell’acqua potabile” scrive su Twitter Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede 4 miliardi per la manutenzione delle reti idriche. Usarli nel modo giusto è un dovere assoluto”.
“La Giornata mondiale dell’acqua ricorda alle istituzioni di tutto il mondo la necessità di preservare una risorsa che sta diventando sempre più scarsa” afferma in un videomessaggio il presidente della Camera, Roberto Fico. “L’accesso all’acqua costituisce un diritto fondamentale per tutelare la salute e assicurare il rispetto della dignità di esseri umani. E questo vale ancor di più durante una pandemia. Purtroppo ancora oggi il diritto umano all’acqua non è garantito in diversi Stati del pianeta: una persona su dieci non ha un accesso sicuro a questa risorsa vitale”.
Nessun commento:
Posta un commento