L’Assemblea nazionale di Potere al Popolo tenutasi domenica a Roma –
la sesta in poco più di un anno e mezzo di vita politica – ha segnato
indubbiamente un passaggio politico importante per questa esperienza.
Lasciatesi alle spalle strettoie difficili (il divorzio con il Prc, il giro saltato alle elezioni europee, la non sempre facile sperimentazione di un percorso comune tra esperienze diverse), Potere al Popolo ha affrontato in positivo una nuova fase definita “molto complessa” da una dei suoi due portavoce, Viola Carfofalo, una complessità di cui “occorre essere consapevoli” e con cui Pap intende fare i conti con onestà verso se stesso e verso l’esterno.
L’assemblea, ha visto una partecipazione fuori dalle attese, più di 400 persone (e tante oltre collegate allo streaming) in una domenica di fine giugno non sono mai uno scherzo. Soprattutto se motivate e proiettate positivamente verso le sfide che le attendono. L’incontro è stato aperto con un saluto collettivo a “Orso”, il compagno fiorentino caduto combattendo insieme ai curdi. Poi c’è stata la testimonianza di Maria Grazia Carta, insegnante e madre di un ragazzo morto in un incidente stradale nella periferia romana che ha coraggiosamente impedito la strumentalizzazione dell’accaduto da parte dei fascisti.
La quantità, la qualità e lo “spirito” dell’assemblea sono state colte bene dalla introduzione dell’altro portavoce, Giorgio Cremaschi, secondo il quale “Non possiamo dire di essere tutti ma siamo quelli che non si piangono addosso e che hanno voglia di lottare”. Pap “ha superato i momenti difficili perché è saputa diventare una comunità politica”Essere antagonisti e puntare ad una alternativa al combinato disposto di austerity e autoritarismo di destra e Pd, non è una scelta facile, ma è la scelta con cui Potere al Popolo si è misurato e intende misurarsi nei prossimi mesi, incluse le eventuali elezioni anticipate”; una jattura certo, ma una sfida alla quale Potere al Popolo non intende lasciarsi trovare impreparato, così come le elezioni regionali in Emilia Romagna di novembre e quelle in altre regioni l’anno prossimo. Non per elettoralismo ma perché, hanno spiegato molti interventi, più che il risultato conta come si affronta e si utilizza la scadenza elettorale per far crescere l’organizzazione piuttosto che il contrario. Tra le “variabili” indicate ha richiamato anche il rischio di guerra che si respira sempre più forte.
Si guarda all’autunno soprattutto sul piano del conflitto e dell’opposizione contro le crescenti insopportabili disuguaglianze sociali. Due campagne, una sul complesso delle questioni legate al lavoro (riduzione orario, salari dignitosi, salario minimo, stop a chiusure e licenziamenti etc,.) e l’altra sulla ricchezza che c’è nel paese ma che va redistribuita stoppando ad esempio la flat tax, sono le questioni che verranno messe a punto come campagne nazionali. Inoltre c’è sul piatto la proposta da avanzare ad altre forze per organizzare una manifestazione nazionale in autunno che si metta di traverso rispetto all’annunciata manovra finanziaria lacrime e sangue e alle misure repressive adottate dal governo contro le lotte sociali e sindacali. Campagne sul lavoro e la redistribuzione della ricchezza che avranno cura di tenere dentro tutti gli aspetti, dal rifiuto della contrapposizione tra lavoro e ambiente sottolineata nelle conclusioni alla redistribuzione non solo della ricchezza monetaria ma anche delle ricchezze naturali oggi sottoposte a monopoli e legge del valore.
Nell’assemblea, oltre alcuni tavoli di lavoro e alle assemblee territoriali, sono intervenuti i primi rappresentanti istituzionali “eletti” di Potere al Popolo, spesso in piccoli centri e in quelle istituzioni di prossimità con i territori su cui andare a sperimentare i molti aspetti del conflitto politico e sociale. Più di 40 interventi in cui si è molto resocontato su quello che si è fatto in concreto e su quello che si intende fare. Ed anche da questi interventi si comprende bene come non ci sia alcun senso di sconfitta né nostalgie di un piccolo mondo antico in cui la sinistra residuale ha continuato a ristagnare fino a rimanerne tramortita.
Girano battute sul tweet dell’ex ministro Calenda il quale minaccia di iscriversi a Potere al Popolo piuttosto che accettare l’invito dei moderati a costituire l’ennesimo centro. Se il lapsus di un ex ministro Pd e uomo dell’establishment indica come estremo del paradosso Potere al Popolo, vuol dire che nella psicologia del nemico si agita un incubo di cui, a questo punto, occorre essere consapevoli delle potenzialità. Comunque, per informazione, il paradossale annuncio di Calenda è stato respinto.
Emerge da molti interventi la tensione positiva al come sapersi rendere utili ai settori sociali colpiti dalla crisi e dall’impoverimento: dagli operai della Whirlpool a quelli della logistica, dagli abitanti delle periferie a quelli alle prese con le emergenze ambientali.
C’è un cambio di passo, di energie, di idee che colpisce qualsiasi osservatore con un minimo di onestà. Se fuori si respira aria di piagnisteo e macerie, l’assemblea nazionale di Potere al Popolo ha offerto visibilmente un clima completamente diverso, consapevole delle difficoltà ma anche dei molti crediti da riscuotere da un nemico di classe che vorrebbe vederci sempre e solo in debito. Prossimi appuntamenti il coordinamento nazionale che si riunirà nuovamente il 21 mettere (con una “consacrazione militante” oggi difficile da trovare in giro) per discutere le campagne dei prossimi mesi e il campeggio a fine agosto a Isola Capo Rizzuto, per tirare un po’ il fiato ma senza perdere di vista le cose da fare.
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