Calano le vendite di libri per bambini e ragazzi, uno dei settori forti del mercato editoriale. E restano preoccupanti i dati sull'analfabetismo di ritorno e competenze alfabetiche.
L'Espresso Sabina Minardi
La notizia è pessima: nel primo quadrimestre del 2019, le vendite dei libri per bambini e per ragazzi sono scese, secondo l’Associazione italiana editori, dell’1,2 per cento.
Per la prima volta da quando la crisi è iniziata, il genere che più di tutti ha sostenuto il mercato dei libri si ritrova con un segno meno, al 17,1 per cento delle vendite. Mentre sfide nuove insidiano il libro - come la serialità televisiva: oggi fa vendere in modo sorprendente i libri da cui le fiction sono tratte, ma cosa accadrà quando anche i lettori forti si acciambelleranno davanti alla tv, a scapito della lettura? - recuperare lettori è un’urgenza nazionale. Transgenerazionale: come può un mondo di adulti dall’indice di lettura tra i più bassi nel ranking internazionale (il 41 per cento), dare l’esempio ai giovani?
Di priorità politiche: la scuola, sulle spalle degli insegnanti conta sul 7,2 per cento della spesa pubblica, ben al di sotto della media Ocse (11,1). E ci si augura che il Tavolo per la riforma della legge Levi, istituito a inizio anno, non si areni nel solo ascolto dei vari interessi in gioco. L’Aie, che festeggia 150 anni, ha intanto rilanciato la campagna per la promozione della lettura #ioleggoperché, che in tre anni ha portato oltre 650 mila libri a disposizione delle scuole (sul sito, in Agorà, le esperienze più belle).
E il Cepell? A dodici anni di distanza dalla nascita, il Centro per il libro è strumento debole e spuntato, e non solo per una dotazione finanziaria più bassa di ogni altro organismo analogo estero. Risultato? Nello svigorito Maggio dei libri, sua più importante iniziativa, altre due statistiche gettano nello sconforto: una ancora di Aie-Ocse, sulla capacità di comprensione dei testi, che ci consacra campioni di analfabetismo di ritorno. E l’ultimo Rapporto Sdg dell’Istat sulle prove Invalsi: il 34,4 per cento degli studenti di terza media “non raggiunge un livello sufficiente di competenza alfabetica”.
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