In
questi giorni Nonna Roma compie due anni di attività. Breve raccolta di
storie, esperienze e prospettive future nel Municipio V e non solo.
«Sì, è facile dire mancano
le case, ci sono i poveri che non riescono a mangiare… ok. Ma tu cosa
vuoi fare?» dice Gabriele Lambiase mentre racconta, insieme ad Alberto
Campailla, la storia di Nonna Roma. Questo lunedì, l’associazione ha
festeggiato i suoi primi due anni di attività. «In realtà un po’ prima,
due anni e mezzo fa abbiamo iniziato con le prime riunioni e poi
costituito l’associazione – specifica Alberto – è nata un po’ a
Sparwasser, da un gruppo di compagni e volontari, e da subito si è
allargato a tanti altri che non ne facevano parte. È stata subito
sostenuta dall’Arci di Roma e dalla Cgil».
Nonna Roma nasce dalla volontà di dare un contributo concreto al problema della povertà nel V Municipio. Un municipio enorme, con 250mila abitanti e un’estensione dal Pigneto a Tor Sapienza, e tra i più poveri della capitale. Nella classifica che misura i redditi medi più bassi ha davanti solo il VI. «Ci siamo chiesti: perché non fare il banco alimentare? Sembra un po’ surreale discutere di lotta alla fame nel 2019 quando il cibo si butta per tenere alto il prezzo dei beni – prosegue Alberto – Invece ci sono milioni di persone che oggi non hanno accesso al cibo. In Italia sono circa 2,5 milioni quelli che hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena». E così, grazie al banco alimentare, Nonna Roma ha iniziato la sua attività nel quartiere.
Ben presto, però, i volontari si sono resi conto che la questione del cibo era solo una parte del problema. «Chi tendenzialmente ha difficoltà a mangiare vive sotto sfratto, ha la casa che in realtà è un tugurio o vive una situazione di barbonismo domestico. Oppure ha problemi di ordine legale perché non riesce a pagare le tasse, sicuramente problemi di lavoro, malattie … – spiega Alberto – Insomma ci siamo resi conto che l’intervento riguardo queste persone non poteva delimitarsi solamente alla questione della distribuzione del cibo, ma c’era bisogno di provare a intervenire con attività e servizi diversificati».
Così gli attivisti di Nonna Roma iniziano a intervenire sulle questioni del diritto all’abitare, seguendo alcuni casi e organizzando picchetti per impedire degli sfratti. Alla raccolta e distribuzione dei pacchi alimentari, poi, si aggiungono iniziative ludico/culturali: la tombolata, il carnevale per i bambini e il cinema all’aperto a viale Agosta che ha dato un nuovo colore alle serate estive del V municipio. Da poco è partito il doposcuola per bambini e ragazzi, anche della scuola superiore, che si tiene ogni sabato nella libreria Todomodo. «Oggi se hai difficoltà a imparare la matematica, l’italiano… ti costa un sacco di soldi. E anche questo è un pezzo di disuguaglianza enorme a cui bisogna rispondere con la solidarietà e gli strumenti di lotta alla povertà» dice Alberto mentre racconta con vivacità e orgoglio tutte le attività di Nonna Roma.
L’approccio di Nonna Roma non vuole limitarsi a una pura dinamica assistenziale, ma punta a coinvolgere le persone aiutate in un meccanismo mutualistico. «Il nostro obiettivo è che anche loro diventino parte dell’associazione, affinché non restino soltanto degli assistiti – continua Alberto – Per noi Nonna Roma, infatti, vuol dire innanzitutto uno strumento di organizzazione contro la povertà e contro la disuguaglianza, perché crediamo che il fatto di stare insieme, costruire una comunità e aiutarsi, sia il metodo migliore nella condizione in cui oggi ci troviamo a livello politico e sociale. Non è solamente uno strumento di chi si vuole attivare, ma anche di chi oggi vive davvero una condizione di difficoltà, strutturale o temporanea».
Oltre a fornire quotidianamente aiuto, l’associazione è intervenuta più volte per dare un contributo positivo mentre i militanti neofascisti usavano la loro retorica dell’odio per creare tensioni e innescare la famigerata guerra fra poveri. Ad aprile, estremisti di destra si sono distinti in varie operazioni di sciacallaggio contro persone rom legittime assegnatarie di case. A Torre Maura il 3 aprile e a Casal Bruciato, in via Facchinetti, tra il 7 e il 9. Il mese successivo ci hanno riprovato i militanti di Azione Frontale a Torre Nuova, 4 maggio, e quelli di Casapound a Casal Bruciato, in via Satta, 5 Maggio.
In queste ultime due occasioni la risposta di Nonna Roma e delle altre associazioni della zona non ha tardato a farsi sentire. «Ci siamo buttati in mezzo. Da un lato abbiamo offerto un sostegno concreto a queste persone: facendo i turni, dormendo nella casa, portando da mangiare. Ad esempio, la famiglia di Torre Nuova ora è una famiglia che è nostra assistita, a Casal Bruciato abbiamo portato i letti, materassi, il frigorifero, tavoli … – racconta Alberto – dall’altra parte ci siamo messi a disposizione di una rete più ampia di associazioni e di cittadini che su questa cosa hanno dato una risposta (Opera Nomadi, la Cgil, l’Arci, nel caso di Torre Nuova c’è tutto il gruppo di insegnanti e di mamme dell’istituto comprensivo Simonetta Salacone)». Altrettanto forte infatti è stata la reazione degli abitanti della zona, non solo nella marea antifascista che l’8 maggio ha riempito via Satta in solidarietà alla famiglia Omerovic, ma anche nel fornire un aiuto concreto rispondendo all’appello delle associazioni: «Noi abbiamo fatto questo annuncio per dire che raccoglievamo le cose per loro e ci ha scritto una tale quantità di gente che abbiamo recuperato solo una parte delle cose che ci hanno detto e abbiamo dovuto dire di no a tantissime persone. Quindi c’è questa solidarietà molto forte che esiste. Bisogna trovare il modo per comunicarlo».
Anche in queste settimane, nonostante i riflettori si siano spenti, è rimasta attiva una numerosa chat per fare i turni di giorno portando compagnia e assistenza. Insomma una solidarietà reale e concreta che non ha nulla a che vedere con la fantomatica “rivolta di popolo”, invenzione mediatica tanto acclamata dalle organizzazioni neofasciste riferendosi alle proprie iniziative.
«Parliamo di pochi militanti, estremamente militarizzati, organizzati, ma non esiste alcuna rivolta di popolo – continua Alberto – Sicuramente la loro azione, quella dinamica tutta estetica di controllo del territorio, ha costruito nella coscienza delle persone un parziale consenso rispetto alle cose che dicono. Ma se qualcuno afferma che in quelle piazze ci sono residenti si sbaglia. E se ce ne sono, sono pochissimi. In una città di milioni di abitanti, in un quartiere dove vivono 20mila persone diciamo ci saranno tre residenti che scendono con i neofascisti».
Secondo Gabriele: «C’è un fuoco latente sotto la cenere e loro sono bravi a soffiarci sopra». Se da un lato è molto bassa la presenza dei residenti alle iniziative di Casapound (o dell’organizzazione neofascista di turno), dall’altro la percezione di un forte disagio è reale. «Il problema non è l’invasione – sostiene Alberto – o la presenza dei fascisti nelle periferie, il problema vero è che in questa città ci sono 12mila persone che aspettano la casa popolare. 10mila vivono per strada. Le case popolari sono fatiscenti, non hanno manutenzione, la gente sta in occupazione e non esiste un provvedimento della Regione per normalizzare questa cosa. Ci sono quasi 100mila case sfitte anche di proprietà degli enti pubblici. Il disagio sociale esiste e queste zone sono le più povere della città. La gente è insoddisfatta per la propria condizione e sbaglia l’avversario, ma ciò che percepisce non è una bufala, sono problemi veri».
A seguito di queste vicende, Nonna Roma ha lanciato l’organizzazione di un gruppo locale anche nel IV municipio (che comprende la zona di Casal Bruciato). L’obiettivo è provare a disinnescare gli episodi di guerra tra poveri, riconoscendo la condizione di difficoltà e povertà della gente ma provando a individuare insieme i veri responsabili di questa condizione.
«I presidi non vanno fatti sotto casa di alcuni poveri cristi, ma al Campidoglio, in Regione, sotto l’Ater – dice Alberto – Non è mai successo che prendendosela con chi si trova nella stessa situazione di difficoltà si risolvano dei problemi. La nostra presenza vuole provare a fare questo tipo di operazione».
Un simile approccio ha risvegliato l’entusiasmo di diversi volontari, come Ilaria, studentessa torinese che lunedì sera a Sparwasser, tra i festeggiamenti per il compleanno di Nonna Roma, ammette con fare allegro: «Sono venuta a Roma e mi sono detta che non avrei più fatto politica, che ormai è troppo lontana dalla realtà. Volevo portare avanti delle attività che incidessero davvero sul reale. Invece con Nonna Roma è possibile fare entrambe le cose. Questa secondo me è la nostra più grande soddisfazione: riuscire a fare politica incidendo sulla realtà». Anche il suo amico Andrea è d’accordo: «Noi chiaramente siamo tutti volontari, quindi ognuno ha il proprio lavoro, studi… ma ci ritagliamo veramente volentieri il tempo che serve a contribuire all’associazione che con due anni è riuscita a fare tante delle cose che avevamo in mente. Non ci aspettavamo di realizzarle in così poco tempo e con così tanto successo».
Due anni intensi, sì, ma altrettanto ambiziose sono le prospettive future di Nonna Roma, come dimostrano i tanti progetti che sono in cantiere. Come l’Osteria dal Buonista, un progetto di reinserimento lavorativo per soggetti svantaggiati iniziato nei mesi scorsi con un corso di catering e banqueting. Ha debuttato ufficialmente lo scorso lunedì per la cena alla festa di Nonna Roma a Sparwasser. Dopo alcuni impegni estivi, tra cui l’evento “Roma non si Ferma” del percorso Sei1dinoi al parco del Caravaggio, da settembre l’osteria avrà una sede fissa nelle cucine di Sparwasser. Loredana, che insieme ad altre quattro persone partecipa al progetto, trasmette la sua energia con un sorriso vivace: «Mi hanno chiamata e ho accettato questo corso: perché no? Abbiamo iniziato una nuova esperienza, oggi è il nostro primo giorno qui… Mi trovo bene perché abbiamo tutti caratteri differenti e a me queste cose piacciono. Siamo di tutte le età. Tra di noi c’è armonia: ci aiutiamo, collaboriamo e andiamo avanti».
Così, forte delle esperienze già realizzate, Nonna Roma guarda al futuro con gli occhi di chi sa costruire nel mutualismo e nell’aggregazione la bellezza del vivere insieme.
Nonna Roma nasce dalla volontà di dare un contributo concreto al problema della povertà nel V Municipio. Un municipio enorme, con 250mila abitanti e un’estensione dal Pigneto a Tor Sapienza, e tra i più poveri della capitale. Nella classifica che misura i redditi medi più bassi ha davanti solo il VI. «Ci siamo chiesti: perché non fare il banco alimentare? Sembra un po’ surreale discutere di lotta alla fame nel 2019 quando il cibo si butta per tenere alto il prezzo dei beni – prosegue Alberto – Invece ci sono milioni di persone che oggi non hanno accesso al cibo. In Italia sono circa 2,5 milioni quelli che hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena». E così, grazie al banco alimentare, Nonna Roma ha iniziato la sua attività nel quartiere.
Ben presto, però, i volontari si sono resi conto che la questione del cibo era solo una parte del problema. «Chi tendenzialmente ha difficoltà a mangiare vive sotto sfratto, ha la casa che in realtà è un tugurio o vive una situazione di barbonismo domestico. Oppure ha problemi di ordine legale perché non riesce a pagare le tasse, sicuramente problemi di lavoro, malattie … – spiega Alberto – Insomma ci siamo resi conto che l’intervento riguardo queste persone non poteva delimitarsi solamente alla questione della distribuzione del cibo, ma c’era bisogno di provare a intervenire con attività e servizi diversificati».
Così gli attivisti di Nonna Roma iniziano a intervenire sulle questioni del diritto all’abitare, seguendo alcuni casi e organizzando picchetti per impedire degli sfratti. Alla raccolta e distribuzione dei pacchi alimentari, poi, si aggiungono iniziative ludico/culturali: la tombolata, il carnevale per i bambini e il cinema all’aperto a viale Agosta che ha dato un nuovo colore alle serate estive del V municipio. Da poco è partito il doposcuola per bambini e ragazzi, anche della scuola superiore, che si tiene ogni sabato nella libreria Todomodo. «Oggi se hai difficoltà a imparare la matematica, l’italiano… ti costa un sacco di soldi. E anche questo è un pezzo di disuguaglianza enorme a cui bisogna rispondere con la solidarietà e gli strumenti di lotta alla povertà» dice Alberto mentre racconta con vivacità e orgoglio tutte le attività di Nonna Roma.
L’approccio di Nonna Roma non vuole limitarsi a una pura dinamica assistenziale, ma punta a coinvolgere le persone aiutate in un meccanismo mutualistico. «Il nostro obiettivo è che anche loro diventino parte dell’associazione, affinché non restino soltanto degli assistiti – continua Alberto – Per noi Nonna Roma, infatti, vuol dire innanzitutto uno strumento di organizzazione contro la povertà e contro la disuguaglianza, perché crediamo che il fatto di stare insieme, costruire una comunità e aiutarsi, sia il metodo migliore nella condizione in cui oggi ci troviamo a livello politico e sociale. Non è solamente uno strumento di chi si vuole attivare, ma anche di chi oggi vive davvero una condizione di difficoltà, strutturale o temporanea».
Oltre a fornire quotidianamente aiuto, l’associazione è intervenuta più volte per dare un contributo positivo mentre i militanti neofascisti usavano la loro retorica dell’odio per creare tensioni e innescare la famigerata guerra fra poveri. Ad aprile, estremisti di destra si sono distinti in varie operazioni di sciacallaggio contro persone rom legittime assegnatarie di case. A Torre Maura il 3 aprile e a Casal Bruciato, in via Facchinetti, tra il 7 e il 9. Il mese successivo ci hanno riprovato i militanti di Azione Frontale a Torre Nuova, 4 maggio, e quelli di Casapound a Casal Bruciato, in via Satta, 5 Maggio.
In queste ultime due occasioni la risposta di Nonna Roma e delle altre associazioni della zona non ha tardato a farsi sentire. «Ci siamo buttati in mezzo. Da un lato abbiamo offerto un sostegno concreto a queste persone: facendo i turni, dormendo nella casa, portando da mangiare. Ad esempio, la famiglia di Torre Nuova ora è una famiglia che è nostra assistita, a Casal Bruciato abbiamo portato i letti, materassi, il frigorifero, tavoli … – racconta Alberto – dall’altra parte ci siamo messi a disposizione di una rete più ampia di associazioni e di cittadini che su questa cosa hanno dato una risposta (Opera Nomadi, la Cgil, l’Arci, nel caso di Torre Nuova c’è tutto il gruppo di insegnanti e di mamme dell’istituto comprensivo Simonetta Salacone)». Altrettanto forte infatti è stata la reazione degli abitanti della zona, non solo nella marea antifascista che l’8 maggio ha riempito via Satta in solidarietà alla famiglia Omerovic, ma anche nel fornire un aiuto concreto rispondendo all’appello delle associazioni: «Noi abbiamo fatto questo annuncio per dire che raccoglievamo le cose per loro e ci ha scritto una tale quantità di gente che abbiamo recuperato solo una parte delle cose che ci hanno detto e abbiamo dovuto dire di no a tantissime persone. Quindi c’è questa solidarietà molto forte che esiste. Bisogna trovare il modo per comunicarlo».
Anche in queste settimane, nonostante i riflettori si siano spenti, è rimasta attiva una numerosa chat per fare i turni di giorno portando compagnia e assistenza. Insomma una solidarietà reale e concreta che non ha nulla a che vedere con la fantomatica “rivolta di popolo”, invenzione mediatica tanto acclamata dalle organizzazioni neofasciste riferendosi alle proprie iniziative.
«Parliamo di pochi militanti, estremamente militarizzati, organizzati, ma non esiste alcuna rivolta di popolo – continua Alberto – Sicuramente la loro azione, quella dinamica tutta estetica di controllo del territorio, ha costruito nella coscienza delle persone un parziale consenso rispetto alle cose che dicono. Ma se qualcuno afferma che in quelle piazze ci sono residenti si sbaglia. E se ce ne sono, sono pochissimi. In una città di milioni di abitanti, in un quartiere dove vivono 20mila persone diciamo ci saranno tre residenti che scendono con i neofascisti».
Secondo Gabriele: «C’è un fuoco latente sotto la cenere e loro sono bravi a soffiarci sopra». Se da un lato è molto bassa la presenza dei residenti alle iniziative di Casapound (o dell’organizzazione neofascista di turno), dall’altro la percezione di un forte disagio è reale. «Il problema non è l’invasione – sostiene Alberto – o la presenza dei fascisti nelle periferie, il problema vero è che in questa città ci sono 12mila persone che aspettano la casa popolare. 10mila vivono per strada. Le case popolari sono fatiscenti, non hanno manutenzione, la gente sta in occupazione e non esiste un provvedimento della Regione per normalizzare questa cosa. Ci sono quasi 100mila case sfitte anche di proprietà degli enti pubblici. Il disagio sociale esiste e queste zone sono le più povere della città. La gente è insoddisfatta per la propria condizione e sbaglia l’avversario, ma ciò che percepisce non è una bufala, sono problemi veri».
A seguito di queste vicende, Nonna Roma ha lanciato l’organizzazione di un gruppo locale anche nel IV municipio (che comprende la zona di Casal Bruciato). L’obiettivo è provare a disinnescare gli episodi di guerra tra poveri, riconoscendo la condizione di difficoltà e povertà della gente ma provando a individuare insieme i veri responsabili di questa condizione.
«I presidi non vanno fatti sotto casa di alcuni poveri cristi, ma al Campidoglio, in Regione, sotto l’Ater – dice Alberto – Non è mai successo che prendendosela con chi si trova nella stessa situazione di difficoltà si risolvano dei problemi. La nostra presenza vuole provare a fare questo tipo di operazione».
Un simile approccio ha risvegliato l’entusiasmo di diversi volontari, come Ilaria, studentessa torinese che lunedì sera a Sparwasser, tra i festeggiamenti per il compleanno di Nonna Roma, ammette con fare allegro: «Sono venuta a Roma e mi sono detta che non avrei più fatto politica, che ormai è troppo lontana dalla realtà. Volevo portare avanti delle attività che incidessero davvero sul reale. Invece con Nonna Roma è possibile fare entrambe le cose. Questa secondo me è la nostra più grande soddisfazione: riuscire a fare politica incidendo sulla realtà». Anche il suo amico Andrea è d’accordo: «Noi chiaramente siamo tutti volontari, quindi ognuno ha il proprio lavoro, studi… ma ci ritagliamo veramente volentieri il tempo che serve a contribuire all’associazione che con due anni è riuscita a fare tante delle cose che avevamo in mente. Non ci aspettavamo di realizzarle in così poco tempo e con così tanto successo».
Due anni intensi, sì, ma altrettanto ambiziose sono le prospettive future di Nonna Roma, come dimostrano i tanti progetti che sono in cantiere. Come l’Osteria dal Buonista, un progetto di reinserimento lavorativo per soggetti svantaggiati iniziato nei mesi scorsi con un corso di catering e banqueting. Ha debuttato ufficialmente lo scorso lunedì per la cena alla festa di Nonna Roma a Sparwasser. Dopo alcuni impegni estivi, tra cui l’evento “Roma non si Ferma” del percorso Sei1dinoi al parco del Caravaggio, da settembre l’osteria avrà una sede fissa nelle cucine di Sparwasser. Loredana, che insieme ad altre quattro persone partecipa al progetto, trasmette la sua energia con un sorriso vivace: «Mi hanno chiamata e ho accettato questo corso: perché no? Abbiamo iniziato una nuova esperienza, oggi è il nostro primo giorno qui… Mi trovo bene perché abbiamo tutti caratteri differenti e a me queste cose piacciono. Siamo di tutte le età. Tra di noi c’è armonia: ci aiutiamo, collaboriamo e andiamo avanti».
Così, forte delle esperienze già realizzate, Nonna Roma guarda al futuro con gli occhi di chi sa costruire nel mutualismo e nell’aggregazione la bellezza del vivere insieme.
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