Dobbiamo allinearci alle posizioni della Germania per quanto riguarda il funzionamento del sistema bancario. Cioè: le piccole banche devono poter prestare denaro (e quindi creare credito, moneta, liquidità) senza bloccarsi davanti al rating dei parametri di Basilea, che impediscono alle banche stesse di fare quest’operazione. In Germania le piccole banche sono sollevate da quest’obbligo, e quindi la Germania ha anche questa via d’uscita. Non solo: la Germania mantiene la gestione previdenziale fuori dal bilancio dello Stato, così come la spesa pubblica dei Lander. Queste tre circostanze – piccole banche, pensioni e spese delle Regioni – fanno sì che la Germania possa respirare. Anche la Francia respira, ma a scapito degli africani, perché stampa (emette, immette) il franco Cfa: una moneta che è anche una valuta, visto che circola fuori dalla Francia e non è quindi un circuito solo nazionale. Uno potrebbe dire: non viola l’articolo 128 del Trattato di Lisbona, perché la Francia costituisce con le sue ex colonie un circuito chiuso, nell’ambito del quale viene accettato questo mezzo di pagamento (che non va in Germania, né in Italia o in Olanda), e quindi è rispettoso. Ma se è rispettoso il franco Cfa, allora a maggior ragione dovrebbero esserlo i minibot: perché se fossero illegali i minibot, allora il franco Cfa sarebbe “illegalissimo”.
Draghi dice che i minibot o sono illegali o generano stock di debito? I minibot sono titoli di pagamento a valere su debiti già maturati e contabilizzati dalla pubblica amministrazione. Quindi si tratta solo di dare luogo all’erogazione: è un problema di liquidità, non di debito. Da cosa nasce l’ira di Draghi? Dalla sua incapacità di gestire la liquidità: perché la Bce decide la massa delle banconote circolanti, come prescrive l’articolo 128; ma per quanto possa cercare di gestire la liquidità, al massimo può controllarne la quantità complessiva: non può capire come si distribuisca tra finanza ed economia reale. Quindi, oltre alle famiglie e alle imprese può mancare la liquidità anche agli Stati, che fanno parte dell’economia reale perché ormai sono dei poveri disgraziati che chiedono i soldi in prestito alle banche. C’è quindi una grande carenza di liquidità, mentre tutta la liquidità che crea la Bce (e Draghi è consapevole di crearla) non va dove dovrebbe andare, e ce n’è troppa dove non ce ne dovrebbe essere. Questo, Draghi non lo può gestire: perché dipende da altri fattori, non dalla banca centrale. Dipende da come si comportano le banche locali e dall’andamento dell’economia stessa.
In pratica, e i rendimenti dell’economia reale sono modesti, nella grande parte dei casi, e quindi la liquidità va verso impieghi più redditizi: quelli della finanza, spesso promessi e poi magari non mantenuti. Di qui la rabbia di Draghi – e questa è la cosa più importante, che non può dire ufficialmente (ma so che lui lo sa). Il secondo aspetto è il fatto che Draghi, forse perché non è un giurista, crede che ciò che la legge non proibisce non sia neanche regolato. Non è così. Ciò che la legge proibisce è vietato (esempio: che uno Stato emetta euro, o comunque moneta a corso legale in tutta l’Unione Europea, perché su questo abbiamo demandato la competenza alla Bce). Ma ciò di cui non parla, la legge – nella fattispecie, il Trattato di Lisbona – è ammissibile. Se una amministrazione proibisce alle auto la circolazione nel centro storico nel weekend, non è che ci dev’essere anche una legge che autorizzi espressamente la circolazione dal lunedì al venerdì. (La moneta locale parallela, non citata dal Trattato di Lisbona, non è quindi neppure proibita, ndr).
I minibot? Sono stati congegnati come mezzi di pagamento fiduciari: chi li riceve lo fa di propria volontà. Cioè: un creditore (un’azienda in difficoltà, che attende di essere pagata da una pubblica amministrazione) può accettare questi minibot, a saldo parziale o totale del suo credito. Accetterà? Lo farà se poi ci farà qualcosa, con questa liquidità, altrimenti sarebbe carta straccia. Sicuramente ci potrà pagare le tasse, perché l’emettitore – lo Stato – dovrà accettare i minibot come pagamento delle tasse. Ovviamemte all’azienda lo Stato doveva pagare X. Se avrà un -X (di euro) dal pagamento delle tasse, a saldo non cambierà nulla. Quindi non è che lo Stato si indebita di più perché riceve meno tasse in euro, essendo stato pagato il suo credito in minibot. Si è semplicemente regolata, parzialmente, la problematica della liquidità. Poi, questi titoli – proprio per il fatto di essere accettati per il pagamento delle tasse – possono anche essere accettati da altri operatori: che, proprio per questa “fame” di liquidità possono utilizzarli a loro volta.
E’ ovvio che, se faccio un acquisto da 50 euro ma pago con 100 euro (quindi devo avere 50 euro di resto), se mi danno un minibot da 50 euro a mia volta lo posso rifiutare. Ma se so che poi, quando andrò in un altro negozio, questo effetto mi viene accettato, a quel punto il mio minibot diventa moneta. Ma non valendo fuori dall’Italia, e quindi non essendo valuta, non rientra in nessuna delle due fattispecie che Draghi sottolinea. Cioè: “creare valuta sarebbe illegale” (è vero, ma il minibot non è valuta); e “fare altro debito sarebbe sbagliato” (è vero, ma il minibot non fa altro debito). Chi attacca i minibot dice che sono il primo passo verso l’uscita dall’euro? In realtà il deputato Pino Cabras (5 Stelle), parlando su “ByoBlu” dei minibot e dei certificati di credito fiscale, le definisce misure salva-euro. Cabras ha pienamente ragione: perché, se non si interviene sulla regolazione dalla liquidità (e la Bce non lo può fare direttamente, salvo che per l’Italia), qualunque forma di allargamento della liquidità è a sostegno dell’euro. Casomai, l’accusa verso i minibot dovrebbe venire dai nemici dell’euro, cioè da quelli che ritengono che si debba solo uscire dall’Eurozona e dall’Ue: non avrebbero tutti i torti, in un certo senso, se dicessero che chi propone minibot, moneta parallela e interventi sulla “giostra” della liquidità vuole difenderlo, l’euro.
E allora come si può intervenire in Italia per regolare la liquidità e spostarla, passando da “tutto alla finanza” a “qualcosa all’economia reale”? In parte, il minibot può essere una moneta parallela. In realtà, quando io parlo di moneta parallela, mi riferisco alle “statonote”, o biglietti di Stato, cioè a una emissione dello Stato che sia a corso legale solo nel territorio nazionale, non convertibile in euro o in altra moneta. Sarebbe simile ai minibot, certo, ma questi ultimi hanno circolazione solo su base fiduciaria. Sottolineo peraltro un aspetto importante del discorso di Draghi: la prima parte della sua negazione. Lui dice: “Se i minibot sono valuta, allora sono illegali”. Vero, ma i minibot – appunto – non sono valuta (non sono convertibili, né spendibili fuori dall’Italia). E quindi Draghi cosa dice, implicitamente? Dice che queste emissioni, se non sono a debito, sono un mezzo monetario. Quindi riconosce chiaramente che si possa creare una moneta “non a debito”. E allora mi domando: perché loro creano solo moneta a debito, attraverso la Bce?
(Nino Galloni, dichiarazioni rilasciate a Marco Moiso nella video-chat su YouTube “Galloni smonta Draghi, i minibot sono legali”, pubblicata il 7 giugno 2019 dal Movimento Roosevelt, di cui Moiso e Galloni sono entrambi vicepresidenti. Eminente economista post-keynesiano, il professor Galloni – figlio dell’ex ministro Giovanni Galloni, già vicepresidente del Csm – è stato allievo di Federico Caffè nonché alto dirigente della burocrazia finanziaria statale. Progressista, autore di studi sul valore della moneta parallela come strumento strategico per uscire dalla crisi, Galloni è un fermo oppositore dell’austerity artificiosamente indotta in Europa dalla dottrina neoliberista).
Dobbiamo allinearci alle posizioni della Germania per quanto riguarda il funzionamento del sistema bancario. Cioè: le piccole banche
devono poter prestare denaro (e quindi creare credito, moneta,
liquidità) senza bloccarsi davanti al rating dei parametri di Basilea,
che impediscono alle banche stesse di fare quest’operazione. In Germania le piccole banche sono sollevate da quest’obbligo, e quindi la Gemania ha anche questa via d’uscita. Non solo: la Germania
mantiene la gestione previdenziale fuori dal bilancio dello Stato, così
come la spesa pubblica dei Lander. Queste tre circostanze – piccole banche, pensioni e spese delle Regioni – fanno sì che la Germania possa respirare. Anche la Francia
respira, ma a scapito degli africani, perché stampa (emette, immette)
il franco Cfa: una moneta che è anche una valuta, visto che circola
fuori dalla Francia e non è quindi un circuito solo nazionale. Uno potrebbe dire: non viola l’articolo 128 del Trattato di Lisbona, perché la Francia
costituisce con le sue ex colonie un circuito chiuso, nell’ambito del
quale viene accettato questo mezzo di pagamento (che non va in Germania,
né in Italia o in Olanda), e quindi è rispettoso. Ma se è rispettoso il
franco Cfa, allora a maggior ragione dovrebbero esserlo i minibot:
perché se fossero illegali i minibot, allora il franco Cfa sarebbe
illegalissimo.
Draghi
dice che i minibot o sono illegali o generano stock di debito? I
minibot sono titoli di pagamento a valere su debiti già maturati e
contabilizzati dalla pubblica amministrazione. Quindi si tratta solo di
dare luogo all’erogazione: è un problema di liquidità, non di debito. Da
cosa nasce l’ira di Draghi? Dalla sua incapacità di gestire la
liquidità: perché la Bce decide la massa delle banconote circolanti,
come prescrive l’articolo 128; ma per quanto possa cercare di gestire la
liquidità, al massimo può controllarne la quantità complessiva: non può
capire come si distribuisca tra finanza ed economia reale. Quindi, oltre alle famiglie e alle imprese può mancare la liquidità anche agli Stati, che fanno parte dell’economia reale perché ormai sono dei poveri disgraziati che chiedono i soldi in prestito alle banche.
C’è quindi una grande carenza di liquidità, mentre tutta la liquidità
che crea la Bce (e Draghi è consapevole di crearla) non va dove dovrebbe
andare, e ce n’è troppa dove non ce ne dovrebbe essere. Questo, Draghi
non lo può gestire: perché dipende da altri fattori, non dalla banca
centrale. Dipende da come si comportano le banche locali e dall’andamento dell’economia stessa.
In pratica, e i rendimenti dell’economia reale sono modesti, nella grande parte dei casi, e quindi la liquidità va verso impieghi più redditizi: quelli della finanza,
spesso promessi e poi magari non mantenuti. Di qui la rabbia di Draghi –
e questa è la cosa più importante, che non può dire ufficialmemte (ma
so che lui lo sa). Il secondo aspetto è il fatto che Draghi, forse
perché non è un giurista, crede che ciò che la legge non proibisce non
sia neanche regolato. Non è così. Ciò che la legge proibisce è vietato
(esempio: che uno Stato emetta euro, o comunque moneta a corso legale in
tutta l’Unione Europea,
perché su questo abbiamo demandato la competenza alla Bce). Ma ciò di
cui non parla, la legge – nella fattispecie, il Trattato di Lisbona – è
ammissibile. Se una amministrazione proibisce alle auto la circolazione
nel centro storico nel weekend, non è che ci dev’essere anche una legge
che autorizzi espressamente la circolazione dal lunedì al venerdì. (La
moneta locale parallela, non citata dal Trattato di Lisbona, non è
quindi neppure probita, ndr).
I
minibot? Sono stati congegnati come mezzi di pagamento fiduciari: chi
li riceve lo fa di propria volontà. Cioè: un creditore (un’azienda in
difficoltà, che attende di essere pagata da una pubblica
amministrazione) può accettare questi minibot, a saldo parziale o totale
del suo credito. Accetterà? Lo farà se poi ci farà qualcosa, con questa
liquidità, altrimenti sarebbe carta straccia. Sicuramente ci potrà
pagare le tasse, perché l’emettitore – lo Stato – dovrà accettare i
minibot come pagamento delle tasse. Ovviamemte all’azienda lo Stato
doveva pagare X. Se avrà un -X (di euro) dal pagamento delle tasse, a
saldo non cambierà nulla. Quindi non è che lo Stato si indebita di più
perché riceve meno tasse in euro, essendo stato pagato il suo credito in
minibot. Si è semplicemente regolata, parzialmente, la problematica
della liquidità. Poi, questi titoli – proprio per il fatto di essere
accettati per il pagamento delle tasse – possono anche essere accettati
da altri operatori: che, proprio per questa “fame” di liquidità possono
utilizzarli a loro volta.
E’
ovvio che, se faccio un acquisto da 50 euro ma pago con 100 euro
(quindi devo avere 50 euro di resto), se mi danno un minibot da 50 euro a
mia volta lo posso rifiutare. Ma se so che poi, quando andrò in un
altro negozio, questo effetto mi viene accettato, a quel punto il mio
minibot diventa moneta. Ma non valendo fuori dall’Italia, e quindi non
essendo valuta, non rientra in nessuna delle due fattispecie che Draghi
sottolinea. Cioè: “creare valuta sarebbe illegale” (è vero, ma il
minibot non è valuta); e “fare altro debito sarebbe sbagliato” (è vero,
ma il minibot non fa altro debito). Chi attacca i minibot dice che sono
il primo passo verso l’uscita dall’euro? In realtà il deputato Pino
Cabras (5 Stelle), parlando su “ByoBlu” dei minibot e dei certificati di
credito fiscale, le definisce misure salva-euro. Cabras ha pienamente
ragione: perché, se non si interviene sulla regolazione dalla liquidità
(e la Bce non lo può fare direttamente, salvo che per l’Italia),
qualunque forma di allargamento della liquidità è a sostegno dell’euro.
Casomai, l’accusa verso i minibot dovrebbe venire dai nemici dell’euro,
cioè da quelli che ritengono che si debba solo uscire dall’Eurozona e
dall’Ue:
non avrebbero tutti i torti, in un certo senso, se dicessero che chi
propone minibot, moneta parallela e interventi sulla “giostra” della
liquidità vuole difenderlo, l’euro.
E allora come si può intervenire in Italia per regolare la liquidità e spostarla, passando da “tutto alla finanza” a “qualcosa all’economia
reale”? In parte, il minibot può essere una moneta parallela. In
realtà, quando io parlo di moneta parallela, mi riferisco alle
“statonote”, o biglietti di Stato, cioè a una emissione dello Stato che
sia a corso legale solo nel territorio nazionale, non convertibile in
euro o in altra moneta. Sarebbe simile ai minibot, certo, ma questi
ultimi hanno circolazione solo su base fiduciaria. Sottolineo peraltro
un aspetto importante del discorso di Draghi: la prima parte della sua
negazione. Lui dice: “Se i minibot sono valuta, allora sono illegali”.
Vero, ma i minibot – appunto – non sono valuta (non sono convertibili,
né spendibili fuori dall’Italia). E quindi Draghi cosa dice,
implicitamente? Dice che queste emissioni, se non sono a debito, sono un
mezzo monetario. Quindi riconosce chiaramente che si possa creare una
moneta “non a debito”. E allora mi domando: perché loro creano solo
moneta a debito, attraverso la Bce?
(Nino
Galloni, dichiarazioni rilasciate a Marco Moiso nella video-chat su
YouTube “Galloni smonta Draghi, i minibot sono legali”, pubblicata il 7
giugno 2019 dal Movimento Roosevelt, di cui Moiso e Galloni sono
entrambi vicepresidenti. Eminente economista post-keynesiano, il
professor Galloni – figlio dell’ex ministro Giovanni Galloni, già
vicepresidente del Csm – è stato allievo di Federico Caffè nonché alto
dirigente della burocrazia finanziaria statale. Progressista, autore di
studi sul valore della moneta parallela come strumento strategico per
uscire dalla crisi, Galloni è un fermo oppositore dell’austerity artificiosamente indotta in Europa dalla dottrina neoliberista).
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