(A cura di Bruno Carli, rappresentante italiano nel Panel Ambiente di Easac, socio linceo)
EASAC
(European Academies Science Advisory Council) è l’associazione delle
accademie europee che fornisce alla politica informazione indipendente
su temi scientifici di rilevanza sociale. Per l’Italia partecipa ad
EASAC l’Accademia Nazionale dei Lincei.
Questo rapporto si
aggiunge a una serie di rapporti pubblicati in passato da EASAC sui
diversi aspetti del cambiamento climatico: gli eventi estremi, l’uso
delle foreste, le tecnologie per emissioni negative di carbonio, la decarbonizzazione dei trasporti e altri.
L’effetto del cambiamento climatico sulla salute dell’uomo è un tema
che ci riguarda direttamente, ma che è poco discusso per la difficoltà
intrinseca a trattare effetti di cui il clima è solo un’aggravante di
problemi che esistono in ogni caso.
In
presenza di numerose cause che concorrono allo stesso effetto è
difficile stabilire le responsabilità individuali, tuttavia il gran
numero di studi indipendenti che sono stati fatti negli ultimi anni
hanno messo in evidenza alcuni processi, in buona parte già in atto e
destinati ad avere una crescente importanza nei prossimi anni, che
possono provocare un aumento dei rischi per la salute umana e causare
una riduzione delle aspettative di vita in Europa.
I principali processi attraverso i quali il cambiamento climatico può provocare un aumento dei rischi per la salute sono:
- l’aumento dell’esposizione alle alte temperature ed eventi estremi come alluvioni e siccità, allergeni e ridotta qualità dell’aria;
- la riduzione della quantità e qualità del cibo;
- l’aumento dell’incidenza di alcune malattie infettive, spesso favorite da alcuni insetti e dall’uso di cibo e acqua contaminati;
- l’aumento della migrazione, forzata da carestie e conflitti.
La
rilevanza di questi processi è destinata ad aumentare con l’aumento del
riscaldamento globale che, dovessero le emissioni di gas serra
continuare al livello attuale, è previsto raggiungere alla fine del
secolo in media i 3°C rispetto ai valori preindustriali, con aumenti
maggiori sulle terre emerse rispetto agli oceani.
Il
co-presidente del gruppo di lavoro che ha redatto il rapporto,
Professor Sir Andy Haines della London School of Hygene & Tropical
Medicine, ha dichiarato:
“Se non si agisce rapidamente per ridurre le emissioni e mantenere l’aumento della temperatura sotto i 2°C (o meno), limiti stabiliti dall’accordo di Parigi per il clima, andiamo incontro a cambiamenti probabilmente irreversibili che avranno una vasta gamma di effetti su molti aspetti della salute. La comunità scientifica ha un ruolo importante nella diffusione della conoscenza e nel contrasto alla disinformazione. Speriamo che questo rapporto possa essere un’utile sollecitazione e attiri l’attenzione al bisogno di una rapida azione per la decarbonizzazione dell’economia. La protezione della salute umana deve ricevere maggiore attenzione nelle politiche di adattamento e mitigazione adottate per contrastare il cambiamento climatico”.
Le
politiche di adattamento con iniziative di prevenzione medica
commisurate ai nuovi rischi possono contenerne gli effetti. D’altra
parte le politiche di mitigazione, che con la riduzione delle emissioni
dei gas serra intervengono direttamente sulle cause e riducono i rischi,
procurano anche altri importanti vantaggi per la salute umana. Due casi
sono emblematici.
L’eliminazione
dei combustibili fossili e in particolare del carbone negli impianti
per la produzione dell’energia elettrica e la loro sostituzione con
tecniche eoliche e solari che non producono emissioni, o quantomeno con
impianti a metano che hanno ridotte emissioni di anidride carbonica e
non emettono inquinanti, contribuisce non solo alla mitigazione del
cambiamento climatico, ma anche a una riduzione dell’inquinamento
dell’aria con particolato e composti dannosi per la salute (anidride
solforosa e ossidi di azoto).
In
Europa le emissioni dovute all’uso dei combustibili fossili sono
responsabili di più della metà delle mortalità riconducibili
all’inquinamento dell’aria. Recenti stime valutano che su 500mila morti
causate ogni anno in Europa dalla inadeguata qualità dell’aria, circa
350mila sono ascrivibili all’uso dei combustibili fossili. La
decarbonizzazione dell’economia contribuisce pertanto in modo
significativo anche alla riduzione delle minacce alla salute poste
dall’inquinamento locale.
Le
principali emissioni di gas serra sono dovute alla produzione di
energia, ma un importante contributo, circa il 25%, proviene dalla
produzione di cibo. Di quest’ultime emissioni una buona parte, circa il
40%, è dovuta agli allevamenti di animali a carne rossa.
Il
consumo di carne rossa, a parità di apporto nutritivo, concorre più di
altri alimenti alle emissioni di gas serra. Pertanto la promozione di
diete ricche di frutta, verdura e legumi e povere di carne rossa, che
sono raccomandate per la prevenzione di alcune malattie, contribuisce
anche alle politiche di mitigazione.
Sebbene
la Comunità Europea sia seriamente impegnata nel contrasto al
cambiamento climatico, le interazioni fra quest’ultimo e la salute hanno
ottenuto, in termini relativi, poca attenzione nella politica europea.
La
miglior comprensione acquisita nelle ultime decadi rivaluta
l’importanza di questo settore e fornisce alla Comunità Europea
un’ulteriore forte segnalazione sulla necessità e urgenza della
decarbonizzazione dell’economia.
Tuttavia,
nel caso di un problema globale come il cambiamento climatico, che
dipende dalle scelte fatte da tutti i Paesi e non solo dall’Europa, non è
sufficiente un comportamento virtuoso locale e diventano importanti
anche iniziative di pressione politica a livello internazionale nei
confronti dei Paesi meno virtuosi.
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