La vita di un uomo che ha creduto nella centralità dei lavoratori e delle lavoratrici nei posti di lavoro. L’inchiesta come “cassetta degli attrezzi “ per analizzare il vissuto quotidiano e per combattere la precarietà del lavoro. L’Inchiesta come strumento di democrazia. Alla Bibliogramsci un evento per ricordare Vittorio e per far ripartire l’inchiesta sul territorio, dalle scuole ai centri commerciali.
lacittafutura.it di Alba Vastano
Un uomo, un compagno che se n’è andato
troppo presto, Vittorio Mantelli. E come tutti i grandi uomini animati
dalla passione per l’impegno politico e sociale ha lasciato un segno
indelebile nei luoghi in cui ha vissuto e operato. Ha lasciato un vuoto
difficile da colmare, ma anche testimonianze e consegne importanti,
dalle quali non ci si può sottrarre affermando che “tanto la storia
attuale del partito lascia pochi sbocchi all’operatività,
all’aggregazione e all’unità. Che tanto alcuni sono di là e altri al di
qua della barricata”. Vittorio sarebbe andato avanti con passione nella
sua indagine sul lavoro precario, con lo stesso impegno e dedizione che
ha contraddistinto tutta la sua vita da comunista, nel partito di
Rifondazione. Chi si è adoperato con lui, fianco a fianco,
nell’inchiesta dei posti di lavoro, ma anche chi lo ha conosciuto
stringendo un’amicizia che facilmente si è tramutata in affetto
fraterno, sa quanto era vero Vittorio, quanto era “pulito” e quanto
avrebbe potuto dare ancora al partito, alla vita, agli affetti. E non è
la commemorazione al defunto, ma il risultato delle testimonianze di chi
gli è stato accanto.
Cosa significava per Vittorio fare
inchiesta, per chi non lo ha frequentato non è semplice raccontarlo. Per
comprenderlo sarebbe necessario fare un bel salto a ritroso e tornare
sulle tracce del suo lavoro e di quello dei compagni che con lui hanno
collaborato a rendere operativo il progetto, abbracciandone le
difficoltà e le opposizioni, strada facendo. Bene stanno lavorando oggi i
compagni che intendono proseguire nel lavoro da lui iniziato oltre un
decennio fa. Un lavoro che trova memoria indelebile nel “Manuale per
fare inchiesta” a cura, oltre che di Vittorio, anche di Sergio Bellucci.
Un manuale di cui fa parte anche Vittorio Rieser. Un manuale ben
descritto nel programma e negli intenti edito nel 2007 da “Socialmente”.
L’introduzione di cui è autore proprio Vittorio “Camminare domandando:
una nuova stagione per l’inchiesta politica” regala un’analisi
approfondita dell’indagine.
“L’inchiesta- scrive Vittorio - è la
pratica che consente di ricostruire una percezione del sé per farlo
diventare un noi, ossia un soggetto collettivo nel tempo della
precarietà permanente e dell’individualizzazione dei rapporti di
lavoro”. Inchiesta come strumento di democrazia quindi, ma anche come
progetto collettivo. E prosegue a tal proposito: “Pratiche e significati
dell’inchiesta pongono le basi materiali per un progetto di
ricomposizione di soggettività plurali e frammentate”. Non dimenticando
di mettere l’accento sulle lotte per i diritti: “Le nuove forme di
lavoro non hanno rappresentanza: le organizzazioni sindacali non lo
raggiungono e la politica non sa offrire risposte. Questi sono i motivi
per i quali il Dipartimento Inchiesta ha cominciato da tempo a indagare
la precarietà in tutte le sue forme. Dai call center al pubblico impiego
e nella grande distribuzione. Proseguiremo con l’Università e la
ricerca, l’editoria, la comunicazione radio-televisiva, la siderurgia”.
Concludendo con le strategie per raggiungere gli obiettivi :“Occorre
costruire piattaforme locali, partendo d inchieste territoriali che
connettano spazio-tempo di lavoro, tempo di vita e bisogni occultati”.
Per capire costa sta accadendo in Italia nei luoghi di lavoro Vittorio
propone una pillola di saggezza: adottare il precetto zapatista:
“Camminare domandando”.
Comprensibile come tutto questo non si
possa e non si debba assolutamente disperdere o accantonare. Un disegno
sociale e politico troppo importante per non proseguire a lavorarci su. E
dall’evento di via Dancalia in memoria di Vittorio ne nasce un’idea, ha
origine la volontà di proseguire lo studio e il lavoro di tanti anni di
questo sfortunato compagno. Si decide di partire dai territori più
popolari, dove la precarietà del lavoro è fortemente vissuta. In
particolare, da quello più vicino a lui, nel quartiere Tufello
Valmelaina, nel terzo municipio della Capitale. L’iniziativa di
ricordarlo con un evento pubblico nasce dai compagni Fabio Sebastiani e
Cinzia Bronzatti, in concerto con i compagni del circolo. Il 17 giugno
si realizza quindi nel circolo Prc “Pagnozzi” l’occasione per parlare
ancora di lui, di ciò che è stato, per la sua famiglia, per gli amici,
per i compagni di partito e di vita. Soprattutto si parla di lui quale
promotore e responsabile nazionale dell’inchiesta nei posti di lavoro.
Le testimonianze che si sono susseguite non hanno lasciato dubbi sulla
valenza dei suoi studi, delle sue indagini sulla precarietà del lavoro.
Si decide di ripartire insieme sul territorio iniziando dalle scuole,
coinvolgendo docenti e studenti, sensibilizzandoli sul tema. S’intende
ripartire soprattutto dai megastore, come “Porte di Roma”, ove le
centinaia di dipendenti non usufruiscono pienamente dei diritti
sindacali, dovendo lavorare anche nei giorni festivi e deprivati della
retribuzione prevista dal contratto nazionale dei lavoratori. Sotto
ricatto di licenziamento, avallato ormai dal Jobs act. Un municipio di
circa 300 mila residenti, una città nella città, con problematiche gravi
rispetto al lavoro. Situazione che esprime pienamente quanto sta
accadendo in tutta la Nazione.
Le testimonianze dei compagni presenti all’evento
“Al centro commerciale di Porta di Roma
ci sono 5000 lavoratori sfruttati in maniera pesante e sono in essere
molte vertenze sindacali. Abbiamo pensato di connetterci con le Rsu
delle varie aziende e avviare con loro un percorso di interventi
all’interno del megastore. Lo strumento di cui ci serviremo è
sicuramente l’inchiesta, strumento che offre visibilità e protagonismo
al lavoratore sfruttato. Vittorio, in questo nostro progetto, è maestro e
guida”. Roberto Villani, segretario del circolo Prc terzo municipio
“Abbiamo deciso di attingere a piene
mani a quello che Vittorio aveva già tracciato con questo manuale. Un
giorno venne da me molto entusiasta di questa impresa e mi chiese di
contribuire a questo testo d’inchiesta. Tutto questo lavoro nasce
dall’inchiesta operaia vera e propria. Vittorio era riuscito a portare
nel gruppo di lavoro Vittorio Rieser, personaggio fondamentale dentro
l’esperienza operaia della Fiat Mirafiori. Qual è stata l’intuizione di
Mantelli che ci ritroviamo oggi “para para” e che ci invita a fermarci a
riflettere per aprire una nuova strada? L’inchiesta, anzi l’auto
-inchiesta, diventava il nuovo strumento di relazione con i lavoratori e
l’inizio di una nuova forma di auto -organizzazione. Oggi con la crisi
della politica e dei sindacati non si riesce a trovare il punto di
ripartenza per la conflittualità. Nel manuale vi sono strumenti e punti
di riferimento affinché si possa tornare dai lavoratori. Vittorio era
uno che aveva capito che nella relazione con i lavoratori non si poteva
mettere sempre avanti il partito, lui metteva avanti la relazione fra
proletari che è qualcosa di diverso, ma ugualmente importante”. Fabio
Sebastiani – gruppo inchiesta – direttore di Controlacrisi.org
“La maniera migliore per ricordare un
compagno come Vittorio, in maniera non pletorica, non accademica, è
continuare a pensarlo come compagno di strada che ci manca, a cui che
pensiamo con affetto. La sua caratteristica era l’ostinazione di andare
al di là della superficie dei problemi e della formazione sociale.
Vittorio è stato anche profondamente garantista. Era un compagno con il
quale si poteva discutere profondamente del problema della situazione
carceraria. Altro punto fondamentale che ci ha profondamente unito è la
cultura dell’inchiesta. Quel tipo d’inchiesta che voleva dirci che se
noi non analizziamo in modo non astratto, non accademico, il lavoratore o
la lavoratrice dentro il sistema produttivo, con le sue propensioni,
con le sue coordinate, non capiamo da dove riparte il conflitto e quindi
non sappiamo cosa significa il comunismo contemporaneo”. Giovanni Russo
Spena - dirigente nazionale Prc.
“Ho partecipato per diversi anni con
Vittorio al gruppo nazionale per l’inchiesta, di cui è stato chiamato ad
essere il massimo responsabile. In qualche modo ho assistito al suo
battesimo dell’inchiesta. Erano gli anni ’90 e noi eravamo “belli” e
pieni di entusiasmo. L’inchiesta è stata in quegli anni una delle due
gambe su cui marciammo da subito, l’altra era un esperimento molto
proficuo che fu “la camera del lavoro e non lavoro”. Vittorio era un
compagno che, più di tutti, conosceva perfettamente la realtà in cui
lavorava. Era un compagno che voleva sapere, ma voleva sapere per fare. E
quindi l’idea di ricostruire il “sapere operaio” e contemporaneamente
fare di questo sapere uno strumento di iniziativa politica e quindi di
costruzione di conflitto era, nella persona di Vittorio, la sintesi
migliore in tutti questi anni che ho fatto dentro il partito, dentro “la
camera del lavoro e non lavoro” in quegli anni a cavallo del 2000.
Questa era la sua grandissima irripetibile qualità» Riccardo Faranda -
giuslavorista, forum diritti del lavoro.
“Non avevo confidenza con Vittorio, ma
ci siamo comunque conosciuti nei fronti di lotta e nella ‘camera del
lavoro e non lavoro’. Per la mia attività sono anch’io partito
dall’inchiesta per capire qual era l’attività sindacale da fare. Ho
capito che fare inchiesta significa fare conflitto…quando non capiamo da
dove far ripartire la conflittualità e determinate dinamiche anche di
riproduzione e di consapevolezza politica è perché abbiamo necessità di
un’elaborazione complessiva che purtroppo, o per fortuna, solo
un’organizzazione politica può avere il tempo, la forza e la voglia di
poterla organizzare” Riccardo de Angelis - Rsu Telecom.
“Vittorio, come molti della nostra
generazione sapeva fare tutto. Ci conoscevamo da ragazzini. Quando parlo
di lui è come se parlassi di un padre politico e non lo dico perché lo
devo ricordare, ma davvero lui riusciva a parlare con me come pochi
compagni hanno fatto. Vittorio me sapeva pija bene. La nostra
era quella generazione che sceglie per la rivoluzione, invece di farsi i
cazzi propri. Vittorio ha formato un sacco di compagni, aveva
un’umanità grandissima e a me ha dato il posto di lavoro, facendomi
entrare nella piscina popolare, come istruttore, tramite un bando. Oggi
che non c’è più posso dire che io quando cammino penso che ho cominciato
a camminare da solo, ma ho corso solo con lui” Nunzio D’Erme – csa
“Corto Circuito”.
”A me Vittorio manca tanto e il tempo
che passa fa aumentare la sua mancanza. Sono contenta, però, soprattutto
di una cosa, che passi l’idea da Vittorio Mantelli a Vittorio Rieser.
Pur nella differenza quasi antropologica, Vittorio Mantelli aveva molte
cose in comune con l’altro Vittorio. Nella sua semplicità è stata una
persona straordinaria che ha dato veramente tanto al movimento operaio,
quanto Vittorio Rieser. E sono molto contenta che si associ il nome di
Vittorio all’inchiesta e alle mille altre cose che lui ha fatto,
attraversando una storia mille volte diversa. Lui non è riuscito a
sfondare il muro della burocrazia e a rendere veramente l’inchiesta il
punto di partenza e di ritorno delle decisioni politiche. Spero che si
possa riuscire a farlo”. Eliana Como - gruppo inchiesta, sindacalista
Fiom.
“Ho conosciuto Vittorio alla fine degli
anni 80. Soprattutto negli ultimi mesi della sua vita, alla sera ci
siamo ritrovati a parlare della nostra vita, dei nostri figli. Lui
veniva da una formazione politica comunista, era legato fondamentalmente
alle lotte popolari e poi si era immerso nelle lotte con il mondo del
lavoro. Vittorio aveva una grande capacità che è quella di vivere con
tutti in mezzo alle contraddizioni sociali e, secondo me, questa
capacità se l’è portata dietro anche quando, nella disgrazia del suo
licenziamento, è entrato a lavorare nel partito. Lui riusciva a mettere
insieme la sua vita privata con la sua vita sociale e con la politica.
Era incredibile anche il fatto che Vittorio Rieser guardava Vittorio e
si rendeva conto che se pur non veniva da una formazione operaista come
era stata quella di Torino avesse la grande capacità di leggere i drammi
sociali”. Maurizio Fabbri – segretario regionale Prc.
La proiezione di un video, a cura di
Cinzia Bronzatti del gruppo inchiesta , sugli affetti e gli impegni
sociali di Vittorio, ha provocato commozione e qualche lacrima fra i
compagni presenti all’evento. Un naturale rimpianto nel ricordare un
uomo indimenticabile per le sue capacità di aggregazione, al di là delle
appartenenze. Per il rispetto che aveva per tutti i lavoratori e per la
convinzione nel pensare che qualsiasi iniziativa, qualsiasi decisione
dovesse partire dai loro bisogni e a loro dovesse tornare. Per questo si
camminerà ancora e ancora, facendo inchiesta nei posti di lavoro, per
promuovere la centralità e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
di qualsivoglia categoria. “Camminare…domandando” e che “Cento inchieste
fioriscano”, appunto.
Fonti: Manuale per fare inchiesta – per un nuovo abbecedario della politica a cura di V. Mantelli e S. Bellucci
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