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"La Grecia deve votare 'no' e il governo greco deve essere pronto, se necessario, a lasciare l'euro".Così Paul Krugman in un commento sul New York Times in cui argomenta che le ragioni che lo spingono a sostenere il no - in una situazione in cui la "Grecia appare aver raggiunto il punto di non ritorno, con le banche chiuse e il controllo sui capitali" - sono di natura economica e, soprattutto, politica. Oggi in molti si sono spesi per invitare i greci a votare “sì”, a cominciare dal presidente della Commissione europea Juncker. A scendere in campo sono stati anche Shultz, presidente del Parlamento europeo, e Merkel. Tutti si sono “esercitati” sul dossier greco sottolineando le forti critiche a Tsipras.
Per Krugman, invece, dalla troika "alla Grecia è stata presentata un'offerta prendere o lasciare effettivamente non distinguibile dalle politiche degli ultimi cinque anni". Per Krugman quella dei creditori internazionali era una mossa calcolata per "distruggere la ragione d'essere politica" di Tsipras e toglierlo dal governo "cosa che molti probabilmente succederà se i greci dovessero votare sì al referendum". Ma - aggiunge l'economista liberal - vi sono tre ragioni che dovrebbero spingere i greci in direzione contraraia: "la prima, noi sappiamo che politiche di austerity ancora più dure sono un vicolo cieco: dopo cinque anni la Grecia sta peggio di prima. La seconda - argomenta ancora - il temuto caos del Grexit sta già succedendo".
"Ed infine, accettare l'ultimatum della troika sarebbe l'abbondono finale di ogni pretesa di indipendenza greca". Sarebbe la vittoria definitiva di "tecnocrati che sono in realtà degli illusionisti non tengono conto di niente di quello che sappiamo di macro economia e che finora hanno sbagliato tutti i passi".
E finora hanno sempre esercitato il potere minacciando di "staccare la spina all'economia greca" minaccia che persiste fino a quando "l'uscita dall'euro viene considerata impensabile". "Così è venuto il momento di mettere fine a questo impensabile - conclude – altrimenti la Grecia dovrà fronteggiare austerity senza fine e una depressione senza segnali di ripresa".
A rispondere a Martin Schulz a proposito della mancanza di fiducia verso Varoufakis e quindi verso il governo greco è Eleonora Forenza, deputata europea dell'Altra Europa con Tsipras - gruppo GUE/NGL - ; che parla di parole “gravissime”. “Una figura istituzionale del suo calibro – aggiunge Forenza - non dovrebbe permettersi di scendere in campo contro un governo eletto dal popolo greco, che sta cercando in ogni modo una soluzione, nel rispetto del suo mandato. Tali ingerenze sono intollerabili”. “Chiedo che il Parlamento Europeo, di fronte a queste parole del presidente e vista l'importanza di queste giornate – aggiunge Forenza - si riunisca in una sessione plenaria prima del referendum che si terrà in Grecia domenica 5 luglio. Il voto del popolo greco è cruciale per il futuro dell'Unione Europea tutta: noi stiamo dalla parte dei popoli e vogliamo che quest'Europa sia democratica, non fondata sui ricatti e sulla speculazione".
Reazioni positive al referendum di Atene arrivano anche da M5S. "La Grecia sfida la cecità degli euro-burocrati, si prepara a un passo storico in direzione della democrazia”, si legge in una nota congiunta dei gruppi M5S di Camera e Senato. “Con il referendum voluto dal M5S, anche in Italia daremo presto il primo pugno nello stomaco a questi sacerdoti dell'austerity. Faremo capire loro la differenza tra una Unione di banche e una Comunità di cittadini'', concludono i parlamentari M5S.
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lunedì 29 giugno 2015
Grecia, Krugman: "Votate No". Forenza si scaglia contro Shultz: "Ingerenze intollerabili"
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