lunedì 1 giugno 2015

Democrazia bye bye. Vince l'astensionismo. I presidenti eletti dalla minoranza degli elettori.

Il dato politico vero di queste consultazioni regionali è soprattutto la bassa affluenza alle urne: si è recato ai seggi solo il 52,2% degli italiani nelle sette regioni in cui si è votato, quasi 12 punti in meno rispetto al 64,1% delle precedenti consultazione omologhe a quelle di ieri.
In pratica, i candidati presidenti che l'hanno spuntata in realtà rappresentano una fetta di elettori tra il 15 e il 20% dell'elettorato. Alla faccia della maggioranza. Il dato dell'astensionismo è un dato politico fino in fondo.
Non si può far finta di niente o, peggio, pensare che anche  con un livello di partecipazione più ampia i risultati sarebbero stati gli stessi. non si può non notare come la gente non sia andata a votare anche in presenza di una rappresentanza protestaria e populista. Evidentemente è una formula che non affascina. E quindi se da una parte è verto che l'astensione non ha colore, dall'altra è del tutto evidente come nessuna proposta politica, tanto meno quella del Pd, il vero sconfitto di questo appuntamento elettorale, sia riuscita a convincere un popolo stremato da scandali e austerità. Renzi non ha rottamento un bel nulla. E questo colpo lo dimostra in modo lampante. 
 
Anche per l'elezione dei sindaci e dei consigli comunali, generalmente più sentita dagli elettori, sono andati a votare solo il 65%; il dato precedente omologo superava il 73%.Il dato è ancora più drammatico se si pensa al fatto che quasi tutte le regioni coinvolte possono essere considerate ex “regioni rosse”, ovvero dove il livello di partecipazione dei cittadini alla politica ha fatto registrare da sempre una certa vivacità. E quindi il fenomeno delle urne deserte è ancora di più addebitabile ad una crisi netta del Pd, comunque molto lontano dai risultati delle Europee.
Il calo è verticale anche rispetto alle europee dello scorso anno, quando in Veneto votò il 63,9%, in Liguria il 60,7%, in Toscana il 66,7%, in Umbria il 70,5%, nelle Marche il 65,6%, in Campania il 51%, in Puglia il 51,5%. Alla chiusura dei seggi in Liguria ha votato per le regionali il 50,7% degli elettori, in diminuzione di più di dieci punti rispetto alle precedenti omologhe, quando furono il 60,9%; in Umbria ha votato per le regionali il 55,4% degli elettori, con un calo di dieci punti; in Campania ha votato il 51,9% contro il 63% di cinque anni fa; il Veneto, che registra la percentuale più alta, si è fermato al 57,2% (era il 66,5%), in Toscana ha votato il 48,2% degli elettori, in diminuzione di circa undici punti rispetto alle precedenti omologhe (60,9%).
Forte il calo di votanti in Puglia, dove ha votato per le regionali il 50% degli elettori, in diminuzione rispetto alle precedenti omologhe quando and• a votare il 63,2%. La disaffezione Š forte anche nelle Marche se è vero che Š andato a votare per le regionali il 49,8% degli elettori, in calo di quasi tredici punti rispetto alle precedenti omologhe (62,8%). Per il comune di Venezia il 59,8% dei cittadini è andato a votare, erano stati il 68,6% alla passata tornata.

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