venerdì 26 aprile 2024

ELENA BASILE. I miliardi usa non salvano Kiev, ma aumentano i morti.

Dopo mesi di braccio di ferro tra Democratici e Repubblicani, sono stati sbloccati dal Congresso Usa 61 miliardi per continuare l’eccidio di giovani ucraini e sostenere una politica neo conservatrice di guerra alla Russia, il perdente della Guerra fredda che si è ribellato alla Pax Americana e non ha rinunciato alla propria sovranità.

 

(ELENA BASILE – ilfattoquotidiano.it)

 Gli accademici americani che possiamo ascoltare su YouTube affermano che non importa quanti finanziamenti giungeranno a Kiev, la situazione sul campo militare non sarà invertita. L’Occidente non ha le munizioni e le armi di cui Kiev necessita. L’Ucraina, senza truppe Nato sul suo suolo e uno scontro diretto tra Nato e Russia (neanche le nostre classi dirigenti sono così irresponsabili da volerlo), non potrà vincere la guerra. Potrà solo continuare a uccidere i ragazzi ucraini.

Purtroppo la Russia, dopo le perdite subite in due anni di conflitto, non potrà accettare l’ingresso di Kiev nella Nato né potrà ritirarsi dai territori occupati. Questa è una guerra esistenziale per Mosca. Il ritiro delle truppe russe sarebbe possibile nell’ambito di una nuova architettura di sicurezza europea che sconfigga i piani deliranti dei neo-conservatori sulla base di una convivenza con Mosca nell’ambito di un’Osce rinnovata. Al momento un disegno utopico.

Gli editorialisti del Corriere e della Stampa ci spiegano che i miliardi Usa, gli ultimi a cui ricorrono gli americani e che dovranno essere sostituti da quelli europei, permetteranno al popolo aggredito di non arrendersi. Credono che di fronte a una lunga guerra di erosione il regime di Putin cadrà, unica condizione che permetterebbe la rinuncia alle conquiste effettuate. Un obiettivo delirante, che gli stessi avevano dato per scontato dopo pochi mesi di guerra, è ora posticipato negli anni. Una strategia già dimostratasi perdente, ma sostenuta a dispetto della morte e della disperazione che arreca.

Teniamo a freno l’indignazione che come al solito ci indurrebbe a gridare ai signori della guerra di correre essi stessi al fronte o di inviarci i loro figli. Restiamo invece razionali per poter illustrare le vere ragioni dello sblocco dei fondi. La principale è di natura strategica: la guerra alla Russia persegue interessi statunitensi. Rende l’Europa debole economicamente e vassalla degli Usa politicamente. La relazione russo-tedesca che tanto impensieriva Washington ai tempi della Merkel e dei gasdotti è interrotta. Il gas americano da fracking, più costoso e inquinante, ha sostituito il gas russo. Non è la pace giusta oppure la resa di Mosca (entrambe impossibili) che si perseguono, ma concreti vantaggi per le oligarchie energetiche e delle armi. Lo sblocco dei fondi, diversamente da quanto illustrato sul Corriere, è stato possibile grazie a Trump che ha fatto marcia indietro e ha strizzato l’occhio all’industria degli armamenti statunitensi. Cosa che non potrà non avvantaggiarlo in vista della campagna presidenziale. Diversamente da quanto illustrato sul Corriere, Trump, dopo lo sblocco dei fondi, è più forte, non più debole. Dei 61 miliardi, 10 sono crediti, gli altri andranno alle imprese delle armi Usa. Come dice la Zakharova (una verità smette di esserlo se pronunciata dal nemico), il sostegno all’Ucraina è sostegno al terrorismo internazionale. L’esercito ucraino, come affermano i suoi generali, non è in grado di attuare una controffensiva né di arrestare l’avanzata russa. Le rappresaglie non si verificheranno sul campo militare ma in territorio russo con atti terroristici e sabotaggi diversi. In due anni di guerra le vittime civili ucraine sono state limitate, i bombardamenti russi hanno avuto danni collaterali, ma non hanno certo fatto stragi come quelle di Netanyahu a Gaza. Erano colpite all’inizio solo infrastrutture militari e progressivamente, man mano che l’impegno Nato aumentava, anche quelle civili. Il mandato d’arresto della Corte penale internazionale contro Putin, criminale di guerra (mentre Netanyahu non subisce sanzioni) e la definizione da parte del Parlamento europeo della Russia quale “Stato terrorista” sono la riprova più indecente dei doppi standard di un Occidente che ha perso ogni autorevolezza.

La Russia non ha sogni imperialistici sull’Ucraina né certamente sull’Europa. Recuperato lo sbocco al mare con l’annessione senza spargimento di sangue della Crimea dopo il colpo militare della Nuland in piazza Maidan, non ha alcun interesse a occupare territori. Conosce il nazionalismo ucraino dell’ovest e la guerriglia che deriverebbe da un’occupazione. Mosca vuole soltanto non avere basi Nato in Ucraina trasformata in un’anti-Russia. Questo è imperialismo? Ai sostenitori della pace giusta chiediamo di conoscere una proposta di mediazione occidentale degna di questo nome. Non se ne è vista una. Il ritiro russo dal Donbass quale condizione della pace è la prova della volontà della Nato di continuare le attività belliche.

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