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I droni sono i veri protagonisti della guerra ucraina e moderna: ampiamente utilizzati all’inizio del conflitto a marzo 2022, possono colpire i carri armati dall’alto con una percentuale di successo di oltre il 90%, spiega il New York Times
Ecco il video del decollo di un drone FPV russo – ossia di un drone dotato di telecamera e controllo remoto in tempo reale – a cui è stato letteralmente collegata una mina anticarro TM-62 con tanto di nastro adesivo. L’autonomia di volo di un “giocattolino” mortale di questo tipo è di ben 3 chilometri, il costo, scendendo al ribasso, fino addirittura a 500 dollari, ma sufficienti a distruggere un carro armato americano Abrams M1 dal costo di 10 milioni di dollari.
Della mina attaccata con il nastro non serve neppure commentare: la TM-62 è la mina sovietica anticarro più diffusa al mondo. Venduta letteralmente per una manciata di euro, stipata a milioni di esemplari negli arsenali russi dall’epoca sovietica, facilissima da produrre, praticamente già posizionata sui terreni di un terzo dell’Ucraina: diametro di 32 centimetri, alta poco più di 12, pesante in tutto 9,5 Kg di cui 7,5 esplosivo TNT o addirittura miscela di ben più potente RDX, spoletta a pressione o magnetica, a scelta.
Una TM-62 è sufficiente a far saltare in aria un T-72 o T-80 ucraino, ma non ha alcun problema a distruggere anche gli Abrams M1 americani da 10 milioni di dollari il singolo esemplare, stessa facilità per far esplodere il fiore dell’industria bellica europea: il Leopard 2A6, pesante ben 62 tonnellate di acciaio tedesco e dal costo di circa otto milioni di euro. In Ucraina del resto, di carri occidentali nel sono saltati già ben 140 – come riporta il New York Times.
L’utilizzo dei droni e di questi tipi più rudimentali – non paragonabili per tecnologia e costi di produzione ai Geran/Shahed, ad esempio – è stato talmente devastante da spingere gli analisti NATO a chiedersi se i tank abbiano ancora spazio nella guerra del 21esimo secolo. Questo è anche il motivo per il quale gli stessi carri occidentali – soprattuto i simbolici Abrams americani – sono tenuti praticamente solo nelle retrovie dalle forze ucraine, con tanto di ammissione di qualche giorno fa che Kiev al momento non utilizzerà al fronte i carri armati Abrams M1A1 – già 5 distrutti dai russi – forniti dagli Stati Uniti, “perché il massiccio utilizzo di droni da parte russa rende troppo difficile l’utilizzo di questi tanks senza che vengano scoperti, attaccati ne distrutti”.
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