La partita di queste elezioni europee è importantissima. Questa tornata si situa infatti in un momento di grandi tensioni internazionali, e potrebbe vedere il Parlamento europeo tingersi maggiormente di nero, imbarbarendo ancor di più il dibattito pubblico.
D’altronde per anni le classi dominanti dell’UE hanno aumentato lo sfruttamento, tagliato servizi, portato avanti speculazioni finanziarie e ambientali, generato rabbia, fame e frustrazione.
Poi, per evitare che il malessere prendesse una connotazione anti-capitalista, hanno spinto la guerra tra poveri e fatto crescere l’estrema destra, che è sempre pronta a interpretare il ruolo di cane da guardia del sistema, con il suo squadrismo contro i lavoratori, le forze di sinistra, i movimenti civici.
Un gioco pericoloso, che alla borghesia rischia di sfuggire di mano, come è già successo nella storia.
Liberali
e sovranisti, anche se fanno finta di opporsi, hanno in realtà operato
una saldatura e una divisione dei compiti: ognuno si alimenta
elettoralmente dell’altro per non far esistere la vera alternativa, che è
il cambiamento radicale delle logiche neoliberiste, la redistribuzione
della ricchezza, il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori, una
società più giusta e libera.
Sia
liberali che sovranisti sono al servizio di grandi aziende, di rendite e
capitali, non intendono mettere freni alla proprietà privata, vogliono
aumentare spese militari e armamenti, seguono le indicazioni USA
(qualcuno più Biden, qualcuno più Trump, ma il carro è quello…), hanno
seminato guerra e distruzione nel sud globale sotto il cappello della
Nato, oggi ci spingono sempre di più allo scontro armato contro altre
potenze internazionali, hanno portato l’Italia alla guida della Missione
Aspides,
sono per rendere sempre più difficile la vita ai migranti, per
aumentare i sistemi di controllo nella vita sociale, per “risolvere”
tutti i problemi con il carcere.
Anche su questo la Palestina è emblematica: sia liberali che sovranisti sostengono Israele, rifiutano di interrompere i rapporti con questa potenza, sono complici di un genocidio. Blindano le voci dissidenti, soprattutto giovani, colpiscono le comunità arabe, portano avanti campagne islamofobiche…
Per denunciare tutto questo e far sentire un’altra voce, avremmo voluto esserci sulla scheda elettorale. Ma sappiamo che il gioco è truccato. Mentre negli altri paesi europei bastano poche migliaia di firme per presentarsi, in Italia tutte le forze presenti in Parlamento hanno via via stabilito delle soglie di sbarramento impossibili, con modalità di raccolta firme burocratiche e insostenibili.
Il sistema politico si è via via blindato per impedire che sorgano voci nuove e che la gente esprima davvero quello che vuole votare. Preferisce l’astensionismo e la passività – in crescita in tutte le ultime elezioni – al dare ai cittadini la possibilità di rappresentanza. Questo la dice lunga su quanto sia, al di là della retorica, “democratico”.
Come Potere al Popolo abbiamo provato in tutti i modi a federare delle forze per superare anche stavolta lo scoglio che incontriamo a ogni tornata. Ma le alleanze sociali e politiche – che ricerchiamo sempre – non possono essere contrarie ai nostri principi.
Siamo stanchi di forze politiche senza convinzioni forti, pronte ad allearsi con chiunque, siamo stanchi di cartelli elettorali che nascono e muoiono a ogni giro. Purtroppo parte della sinistra è ancora preda di questa maledizione e pronta ad “adattarsi” al personaggio mediatico di turno, a cambiare nome, simbolo, sperando di “farcela”.
Così il PRC ha subito deciso di appoggiare la discesa in campo di Michele Santoro e rompere il progetto di Unione Popolare.
Una scelta incomprensibile anche tatticamente, che ha determinato la fine di una coalizione che, anche se ancora piccola elettoralmente, aveva dimostrato una certa capacità espansiva, mettendo insieme attivisti di diversi mondi e lanciando una campagna sul salario minimo che ci ha permesso di presentare, con ben 72.000 firme, una Legge di Iniziativa Popolare che a oggi resta l’unica proposta in campo che il Governo deve esaminare.
Ciononostante, la partita delle europee era così importante che abbiamo comunque provato a interloquire con Santoro per verificare se ci fossero le condizioni di una lista unitaria, in cui tutti i soggetti avessero piena dignità.
Il suo rifiuto di parlare di genocidio e di prendere una posizione chiara per quanto riguarda la Palestina, il suo rifiuto di attaccare PD e 5 Stelle per proporsi come un eventuale alleato in futuro, la sua voglia di gestire monopolisticamente la comunicazione, il programma, con un certo spregio per il mondo giovanile, il suo escludere dalla campagna elettorale questioni di tipo sociale ed economico perché le proposte su questi punti sarebbero divisive rispetto a un concetto di pace “astratto”, hanno reso impossibile ogni accordo.
Siccome per noi le elezioni non sono un feticcio o un fine in sé, ma uno strumento di un agire politico più ampio – come dimostra il fatto che siamo tranquillamente sopravvissuti già alla mancata presentazione alle Europee 2019 –, avevamo deciso di non partecipare a questa tornata.
Ma allo stesso tempo abbiamo scelto di farci comunque sentire, costruendo, con altre forze sociali che non si sentono rappresentate, una grande manifestazione nazionale a Roma il 1° giugno.
Una manifestazione che ha una piattaforma chiara e che vuole portare
alla ribalta tutti quei soggetti esclusi dal dibattito, le cui
rivendicazioni vengono sistematicamente ignorate dal potere.
Per questo facciamo appello a partecipare alla manifestazione e soprattutto ad attivarsi politicamente: non è con un voto, con una delega in bianco al meno peggio, o solo con un post sui social che si cambiano le cose. Serve costruire Case del Popolo, collettivi in scuole e università, sindacalismo conflittuale, radicamento sociale, serve lottare, studiare, costruire un nuovo immaginario…
Il 1 giugno sarà anche l’occasione per riportare in piazza due importanti battaglie: il salario minimo e l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi sul posto di lavoro. In attesa che il Parlamento valuti la legge di iniziativa popolare sul salario minimo sottoscritta da 72mila persone, nei prossimi mesi presenteremo ordini del giorno, petizioni e delibere popolari per spingere le amministrazioni comunali a reinternalizzare i servizi in appalto.
Questa è la via più semplice e sicura per chi davvero vuole alzare i salari e garantire maggiori diritti a milioni di lavoratori e lavoratrici. Parallelamente proseguiremo la mobilitazione per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro affinché non ci sia più chi fa profitti sulla nostra vita.
Tuttavia, mentre sviluppiamo questo tipo di intervento, è emerso un dato nuovo. Da mesi come Potere al Popolo facciamo parte del team legale che sta seguendo il processo a Ilaria Salis in Ungheria.
Siamo
stati a Budapest nel tribunale, abbiamo conosciuto il padre di Ilaria,
abbiamo visto le manette, il guinzaglio e i ceppi, le vessazioni
sessiste, i nazisti ungheresi che ci minacciavano e ci riprendevano con
le telecamere. Abbiamo visto da vicino cos’è il regime di Orban a cui si
ispira Giorgia Meloni.
Ma per fortuna abbiamo visto anche tanta gente indignarsi per tutto questo, la nascita di un nuovo antifascismo a cui il vecchio antifascismo istituzionale non riesce a dare risposte, come è stato evidente il 25 aprile.
Abbiamo visto migliaia di persone scoprire l’ipocrisia della Meloni, che si vanta del suo patriottismo, ma poi i “fratelli” e soprattutto le sorelle d’Italia le lascia marcire nelle carceri straniere solo perché antifasciste, solo per compiacere i governanti suoi amici.
Su questa spinta popolare Alleanza Verdi Sinistra ha deciso di candidare Ilaria Salis, una scelta che quella coalizione – che nasce come stampella del centrosinistra per depotenziare (e anestetizzare) ipotesi alternative e conflittuali e che usa in modo opportunistico temi sociali e ambientali – fa fatica a reggere.
Molti dei loro elettori si dicono indignati per aver dato un posto nelle liste a una “violenta”, che addirittura è andata in un altro paese per ostacolare i nazisti…
Tanto che alla fine pare che Ilaria non sia candidata su tutte le circoscrizioni come capolista – posizione che, ricordiamo, nelle elezioni europee è puramente simbolica, perché comunque vanno raccolte preferenze sul nome.
E tuttavia questa candidatura è in campo. E ora
abbiamo una possibilità concreta di liberare Ilaria, di sottrarre dalle
mani del nemico una dei nostri. Ma non solo. Abbiamo una possibilità di
dare uno schiaffo all’estrema destra europea, a Meloni e Orban. Perché
il punto politico ora è esattamente questo, ed è più grande degli
interessi di una singola organizzazione.
Ora che l’Unione Europea è in mezzo a questo guado, ora che il 1° luglio l’Ungheria inizierà il suo semestre di presidenza (e un suo documento ha già chiarito che le priorità saranno il contrasto ai migranti, l’arricchimento dei capitali, gli armamenti, la ferocia sociale), dobbiamo far sentire, attraverso una campagna per la liberazione di Ilaria Salis, un’altra voce.
Per questo il Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo ha deciso, all’unanimità, di dare indicazione a tutte e tutti gli elettori di votare e far votare Ilaria Salis nelle circoscrizioni in cui sarà candidata.
Sottolineiamo che prendiamo questa scelta senza nessun confronto con la dirigenza di AVS, di cui condividiamo poco o nulla: la prendiamo senza allearci, senza contropartite, senza secondi fini. Questa scelta non fa venire meno la nostra posizione di incompatibilità con AVS, che in tutti questi anni ha agito “ripulendo” la facciata del centro-sinistra.
Lo facciamo perché interpretiamo il voto come un mezzo per liberare una compagna antifascista dalle carceri e far passare un messaggio politico chiaro. Comprendiamo quindi la sensibilità di chi non se la sente di votare una forza compromessa con il PD.
Ma noi, proprio perché siamo tutti i giorni nelle piazze a prendere manganellate e denunce e sappiamo cos’è la repressione, abbiamo deciso di privilegiare la scelta di provare a liberare Ilaria. È forse la prima volta che qualcosa del genere capita in Italia negli ultimi 30 anni, ma Potere al Popolo è nata proprio per “fare tutto al contrario” rispetto alla sinistra tradizionale, spesso divisa in guerre di piccolo cabotaggio che nessuno capisce.
Faremo dunque una campagna politica antifascista e contro la repressione in Italia e in Europa. Denunceremo nelle nostre iniziative la saldatura tra liberali e sovranisti, parleremo della libertà di espressione, negata ogni volta che si va contro gli interessi dell’imperialismo, come vediamo nel caso della Palestina e in quello Julian Assange. Useremo tutti gli incontri per far apparire l’Europa che vogliamo.
Voteremo Ilaria Salis per fare in modo che venga eletta e possa operare come eurodeputata. Che possa far sentire una voce antifascista anche nelle istituzioni. Che possa usare le prerogative dei parlamentari per andare nelle carceri a denunciare abusi.
La situazione nelle carceri italiane infatti è vergognosa. Per questo ci siamo mobilitati in occasione delle morti nel carcere Sant’Anna di Modena, contro i pestaggi al Beccaria di Milano, contro quelli di Santa Maria Capua Vetere, abbiamo sostenuto le giuste rivolte ai tempi del Covid.
Sin dalla nostra nascita ci siamo dichiarati contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis – che poi si è visto con il caso Cospito a cosa serve…
Chi meglio di Ilaria, che sta subendo forme di privazioni incredibili, può capire questi posti, può supportare i diritti dei detenuti? Pensiamo che mandare Ilaria Salis all’Europarlamento non sia solo “salvarla”, o far impazzire Meloni e Orban, ma possa offrire anche alle classi popolari del nostro paese e a chi ci tiene ai diritti umani una voce in più.
Per questo sfidiamo AVS a candidare Ilaria su tutte le circoscrizioni come capolista. Se si vuole fare una battaglia politica, bisogna farla fino in fondo. Se si vuole tirare fuori Ilaria dal carcere, ed evitare che in caso di mancata elezione la magistratura ungherese si dovesse accanire, bisogna avere coraggio. Fateci votare Ilaria dovunque!
Invitiamo tutti i movimenti a continuare a lottare per una campagna di liberazione di Ilaria. Questo è il momento di fare qualcosa di diverso dal solito, di farsi sentire tutti con un’unica voce, di mandare un messaggio chiaro!
Osiamo scrivere una piccola ma storica pagina delle lotte nel nostro paese!
Nessun commento:
Posta un commento