La quarta guerra mondiale è la normalità nel tempo del capitalismo
assoluto, Costanzo Preve ne ha analizzato le dinamiche allo scopo di
sostenere l’uscita dalla gabbia d’acciaio del sistema capitale.
sinistrainrete.info Salvatore Bravo
Essere
rivoluzionari significa conservare un sano e realistico ottimismo,
l’essere umano per natura è logos, pertanto nessuna notte della
ragione è eterna. La quarta guerra mondiale è guerra nel senso largo
del termine e, in tal senso, è un evento assolutamente nuovo nella
storia dell’umanità. La guerra con le armi è solo una fase della lunga
battaglia politica, economica e culturale per piegare l’umanità alla
sola grammatica del capitalismo. La prima guerra mondiale (1914-1918),
la seconda guerra mondiale (1939-1945), la terza guerra mondiale
(1945-1989) e la quarta hanno connotati diversi.
Costanzo Preve
identifica le prime due con la guerra in senso stretto, le successive
con la guerra in senso largo, in un crescendo di violenza economicistica
e tecnocratica.
L’esito della quarta guerra mondiale non è ancora deciso, siamo
dinanzi a una soglia di imprevedibilità. Essa potrebbe portare a un
nuovo incipit nella storia dei popoli, a un nuovo livello di
consapevolezza rivoluzionaria o al lungo congelamento di ogni
prospettiva storica. Il futuro si gioca nel nostro presente.
La storia
non è scritta nei testi sacri degli economisti liberisti, le infinite
variabili, la prima è la coscienza umana, la quale è individuale e
collettiva potrebbero riservare delle sorprese.
L’insostenibilità-innaturalità dell’individualismo fluido e atomistico
può portare a esiti incontrollabili e reazionari. In tale cornice
delicatissima è necessario intervenire per decostruire le dinamiche e le
tattiche delle oligarchie in guerra contro i popoli.
Il clero mediatico
e accademico è parte integrante della guerra in corso.
Il fine del loro
intervento che in modo tentacolare raggiunge ogni cittadino mediante i
media e la formazione ha l’intento di derealizzare e di impedire la
comprensione radicale del periodo storico nel quale ci dibattiamo.
Il
pericolo è l’infrangersi tra gli scogli della menzogna pianificata.
Per evitare il naufragio bisogna porre in discussione le parole del
sistema.
Il clero mediatico e accademico utilizza la parola
“complessità”, in modo da far perire la verità storica, in modo che non
si possa identificare la causa profonda prima che muove la guerra. La
complessità diviene una forma di irrazionalità mascherata. Il
semplicismo è ornato da una serie di valutazioni, che non smascherano
mai le cause profonde del conflitto:
“Un
sofisticato storico contemporaneista dirà che le cose sono più
“complesse”, e sono certamente più complesse, purché la complessità non
sia ancora una volta un alibi per occultare il cuore della questione1”.
Asservimento
L’asservimento all’economicismo rende impotenti gli stessi
intellettuali complici del sistema. La quarta guerra mondiale si
caratterizza per la sua ambiguità, i confini netti sono sfumati, per cui
il disorientamento è tragico.
I carnefici sono anche vittime, in quanto
sono parlati dalla complessità senza verità. Credono nel plusvalore,
mercificano la cultura e manipolano i sudditi.
Sono i sicari prezzolati
della cultura. L’economicismo paralizza e inibisce ogni senso critico e
creativo.
Il vuoto creativo coincide con l’assenza di ogni prospettiva
storica progettuale.
Gli intellettuali sono parte della conservazione,
sono gli eunuchi che contribuiscono a censurare la verità con la guerra
mediatica contro i dissenzienti. Sono a caccia di ogni “psicoreato” come
Orwell ha già descritto nel suo 1984.
Gli intellettuali non
trasmettono nessun patrimonio culturale, ma lo aggrediscono e lo
cancellano, essi sono parte attiva del nichilismo e della mercificazione
assoluta:
“Gli
intellettuali sono un gruppo sociale, uno dei più miserabili e servili
che esistano all’interno della divisione del lavoro sociale. Essi non
sono dei creatori, ma dei produttori di profili ideologici e dei
consulenti subalterni di ceti politici che si riservano sempre la
decisione sovrana in ultima istanza. In quanto produttori di profili
ideologici e consulenti subalterni di decisioni tattiche,
gl’intellettuali fanno parte di un vero e proprio clero, infinitamente
più miserabile di quello medioevale, perché non tramandano neppure la
cultura antica e non promuovano neppure la costruzione di cattedrali
romaniche o gotiche2”.
La quarta guerra mondiale ha la sua causa strutturale nel passaggio
dal capitalismo relativo al capitalismo assoluto.
Il capitalismo
relativo di tipo keynesiano, quale compromesso tra il capitale e il
lavoro, è oggi sconfitto dal capitalismo assoluto che cancella la lotta
di classe con la colonizzazione delle menti e di ogni gesto nel
quotidiano.
Il capitalismo assoluto porta a termine quanto già Marx nel Manifesto del Partito comunista
aveva teorizzato, ovvero il capitalismo è rivoluzionario. Il
capitalismo assoluto ha divorato la coscienza infelice della borghesia
per essere trionfo dell’aristocrazia della finanza.
Ogni vincolo è
strappato, ogni etica è abbattuta, in quanto i vincoli contengono la
mercificazione. Finanziarizzazione e mercificazione sono i capisaldi del
capitalismo.
La nuova religione mondana del capitalismo insegna a
disporre di sé come di una merce da vendere sul mercato. La libertà è
solo valore di scambio, essa è la sostanza bellicosa del capitalismo
assoluto, esso deve muovere guerra per la conquista di mercati e
culture, è la sua legge intrinseca, poiché è nel nome dell’illimitato
accumulo che si autolegittima…
Si tratta di un guerra nella quale il
popolo addestrato dai media e nelle scuole all’adorazione dei dogmi
liberisti diviene il veicolo della guerra culturale ed economica.
Tutto è
guerra, la distruzione creativa è il principio che tutto muove
e annienta. Distruggere la formazione, annichilire la storia e
rieducare al narcisismo bieco e cieco mediante l’autopromozione
“dovrebbe” nelle intenzioni delle oligarchie e dei servi (intellettuali)
stabilire l’ipostatizzazione dell’asservimento “volontario” ai processi
capitalistici:
“In
secondo luogo, il modello dicotomico Borghesia/Proletariato di tipo
europeo viene progressivamente “svuotato” dal modello americano di
capitalismo assoluto proprio nel corso della terza guerra mondiale. Si
tratta di un fatto su cui non si è posata ancora l’attenzione degli
studiosi, ipnotizzati dal fatto evidente della incontestabile vittoria
con punteggio tennistico del capitalismo sul comunismo. Eppure il fatto
che il “capitalismo assoluto” di tipo americano abbia vinto sul
“capitalismo relativo” di tipo europeo sfugge in genere agli
intellettuali intesi come gruppo sociale sono stati in larga parte
vettori ideologici attivi di questa vittoria del capitalismo assoluto
americanizzante nei confronti del precedente capitalismo relativo
europeizzante3”.
Messianismo senza salvezza
Costanzo Preve ci indica il lavoro dello spirito da svolgere nel
nostro tempo. Bisogna sollevare i “perché” rompere la fosca nube
ideologica che grava sui popoli. La violenza non è un dato naturale; la
competizione tra gli esseri umani come tra gli Stati non è iscritta
nella natura, ma è il prodotto di scelte strategiche e culturali. Per
cultura si intende il paradigma ideologico liberista, che rappresenta la
forma culturale più regressiva mai apparsa, in quanto ha sostituito il
“perché” con il calcolo economico astratto dalla sua genesi e dalle sue
conseguenze; la guerra è contro la mediazione della coscienza critica:
“È
infatti inutile disegnare scenari geopolitici eurasiatici di
contenimento dell’impero USA se contestualmente non si apre una
discussione sul perché un impero globalizzato USA che riesca a vincere
la quarta guerra mondiale sia il “peggio”. Se infatti esso fosse il
meglio, o soltanto il “meno peggio”, non vedrei la ragione di scrivere e
pubblicare questo libro con tutti i limiti e i difetti che può avere.
Di tutte le quattro guerre dell’ultimo secolo, questa è la più
“culturale” di tutte, ed è addirittura più “culturale perfino della
seconda e della terza4”.
Il capitalismo assoluto cannibalizza ogni opposizione di classe e
culturale. Assimila e annichilisce e nel contempo si presenta come una
religione assoluta. Bisogna adorare la guerra per il plusvalore.
Richiede l’olocausto e il sacrificio di sé, ogni goccia di sangue e ogni
pensiero dev’essere donata del capitale. Dio geloso e malvagio il
capitalismo-religione ha in odio la verità e ogni modello politico
alternativo.
L’aggressione bellicosa è la verità messianica del
capitalismo.
Il messianesimo del capitalismo deve mercificare e
globalizzare la mercificazione, pertanto deve abbattere ogni relazione
oblativa (famiglia, scuola, comunità politica), deve insegnare che tutto
può essere immesso sul mercato per trarre profitto, non ci sono limiti,
ma solo possibilità d’investimento; la vita è merce:
“La
caratteristica più interessante del messianesimo USA sta nel fatto che
quest’ultimo è un messianesimo senza una vera e propria promessa
messianica5”.
L’imprenditore è la divinità pagana che deve regnare in Terra, intere
generazioni sono addestrate al mito dell’imprenditore, di cui i media
raccontano le gesta che terminano con il saccheggio dei più deboli e dei
popoli.
Le imprese dei nuovi eroi sono ammantate di “belle parole”, si
celano così la precarizzazione, lo sfruttamento e i genocidi in nome del
capitale.
Esse diventano guerre di liberazione e campagne per i
diritti.
La nuova religione fondata sull’illimitato non può che
espandersi senza confini. L’imprenditore è dio in terra che scaccia ogni
verità in nome del plusvalore. La religione capitalistica è religione
di guerra per sua struttura, essa come il dio spinoziano obbedisce al
suo comandamento primo: accumulare senza limiti e uccidere, in senso
fisico e spirituale, ogni opposizione. Il capitalismo assoluto è
Monoteismo del denaro in guerra contro ogni vita, questa è la verità
tragica del capitalismo assoluto:
“C’è però per questo una ragione strutturale di fondo. Il dio
onnipotente del messianesimo USA è la proiezione duplicata in cielo
dell’Imprenditore Onnipotente, o più esattamente dell’imprenditore
pensato come onnipotente. E dal momento che il teismo religioso è
antropomorfico ed antropomorfizzante per sua stessa natura (ancora una
volta Spinoza docet), non è un caso che il self made man ritenga di
essere stato creato da un self made god6”.
Il capitalismo non è una divinità, è il prodotto di processi storici
aleatori, per cui è evento della storia e nella storia, non è il
prodotto di forze impersonali superiori. Il grande compito per coloro
che vogliono partecipare al processo di emancipazione è mostrare che
esso è “umano troppo umano”, per cui l’esodo è possibile e la speranza
di una nuova prospettiva storica si può costruire partendo dallo
svelamento della divinità del capitale come umana, storica, bugiarda e
ideologica:
“L’esito della quarta guerra mondiale, infatti, non è stato ancora deciso. È
questa infatti l’idea-forza da cui partire. Se infatti pensiamo in cuor
nostro che sia già stato deciso, o nella forma “positiva” apologetica
diretta neoliberale (l’impero USA è il migliore dei mondi possibili,
oppure, ma è lo stesso, il meno peggiore dei mondi possibili), o nella
forma negativa dell’ineluttabilità contro cui sarebbe inutile opporsi
(l’impero USA incarna la Tecnica Inesorabile della Modernità
postmoderna, e contro la Tecnica nessuna resistenza è possibile), si
diventerà preda di quella generalizzata sindrome di impotenza preventiva
che è uno degli elementi costitutivi del carattere “culturale”
dell’impero stesso7”.
Alternativa alla morte del pensiero
Per rompere con gli automatismi naturalizzati del capitalismo è
necessario testimoniare nuove grammatiche di vita.
Non è sufficiente la
critica, la qualcosa non è poco nel tempo della religione capitalistica,
ma bisogna testimoniare che forme di vita qualitativamente migliori
sono possibili e reali. L’autopromozione acritica di stampo liberista
non è un destino ma una scelta, in cui il soggetto è sempre perdente.
Assange
La religione missionaria del capitalismo USA non promette la salvezza
ma l’accumulo e la morte delle relazioni umane. Il capitalismo assoluto
non promette la salvezza, ma l’accumulo crematistico sotto il quale
restare schiacciati e congelati dall’inverno dello spirito. Siamo
dinanzi ad un bivio: morte-vita, irrazionale- logos. Siamo
corresponsabili del deserto che avanza; le scelte personali non sono mai
neutre, esse possono essere il veicolo del “niente” o essere punti
ottici che segnalano nuove grammatiche di vita:
“E
tuttavia la sola alternativa alla morte spirituale e alla stupidità
politicamente corretta sta nel cominciare a pensare la natura di questa
quarta guerra mondiale in corso. Se non ci si impadronisce dei tre
concetti di capitalismo assoluto, di imposizione di un’unica grammatica
delle forme di vita e infine di colonizzazione occidentalistica forzata
della vita quotidiana, non si può iniziare neppure la discussione8”.
Il caso Julian Assange (ha reso pubblici 700000 documenti sui crimini
della quarta guerra mondiale degli USA) dimostra che la contraddizione
al sistema è possibile. J. Assange svela la nullità del clero mediatico e
accademico. Egli è la contraddizione non preventivata dal sistema, è lo
smacco alla pianificazione del capitalismo assoluto, il quale occupa
ogni spazio di potere, ma ciò malgrado la coscienza etica resiste,
avanza e agisce. Ogni cittadino senza toccare le vette raggiunte da J.
Assange può diventare veicolo di contropotere e di rielaborazione delle
grammatiche del dominio, ciò che è richiesto a coloro che “sentono” lo
scandalo del capitalismo è di testimoniare l’opposizione con la teoria e
con la prassi. Uscire dall’isolamento e federarsi è il modo più
efficace per rompere la logica del pensiero-monoteismo unico e ciò può
essere d’ausilio per affrontare le potenziali aggressioni del
“politicamente corretto”. L’opposizione alla Religione capitalistica non
deve cadere nella generalizzazione e nel giudizio sui popoli. Abbattere
un modello culturale, denunciarne le contraddizione è operazione etica e
politica e non di livore irrazionale:
La
resistenza si esercita contro la religione imperiale della Missione
Speciale, non contro l’America, il popolo americano nel suo insieme e la
cultura americana come tale. Se si è contro Franco non per questo si è
anti-spagnoli, se si è contro il sionismo non per questo si è
anti-semiti, se si è contro Stalin non per questo si è anti-russi (o
anti-georgiani), se si è contro Mussolini non per questo si è
anti-italiani.
È quasi ridicolo dover ricordare queste banalità, ma ci
troviamo oggi in una tale situazione di barbarie e di manipolazione da
dover ricordare continuamente anche elementari ovvietà.
È invece
necessario rilevare (e faccio qui riferimento a temi anticipati nel §
17) che la teoria dominante nel movimento anti-globalizzazione non è in
grado di comprendere i termini del problema. Come ha recentemente
rilevato in un lucidissimo contributo Danilo Zolo, il movimento detto
no-global ritiene che la globalizzazione capitalistica sia escludente,
cioè escluda politicamente ed economicamente i popoli e gli stati,
laddove al contrario secondo Zolo (e io concordo pienamente) essa non è
affatto escludente, ma è includente.
Essa “include”, ovviamente in forma
subalterna e con grandi differenziali di ricchezza e tecnologia, il più
possibile di popoli e di stati, distruggendo le identità nazionali e le
sovranità statuali. Bisogna dunque favorire l’esclusione, nella forma
della secessione politica, economica e culturale, non chiedere
pietosamente l’inclusione. Bisogna favorire alleanze, federazioni,
confederazioni, ecc., di stati, popoli e nazioni che siano disposti a
resistere all’impero della Missione Speciale, non chiedere in modo
querulo di esservi “inclusi”9.
In ogni momento della nostra vita ci è dato di cambiare percorso,
siamo responsabili del futuro dell’umanità e delle nostre comunità.
Riappropriarci dell’intelligenza critica e progettuale è il primo passo
verso l’esodo dal capitalismo assoluto.
La quarta guerra mondiale è
dinanzi a noi, siamo tutti in trincea, essa non è la guerra mondiale a
pezzi, ma un dispositivo di guerra totale che coniuga conquista
culturale con l’invasione di territori e popoli.
Una cultura umanistica e
marxiana capace di trascendere inutili contrapposizioni è l’arma più
efficace per fondare oasi di pace e creatività critica con le quali
neutralizzare il deserto che avanza nella forma della quarta guerra
mondiale.
Note
1 Costanzo Preve, La quarta guerra mondiale, edizioni all’insegna del Veltro,
2 Ibidem pag. 171
3 Ibidem pag. 134
4 Ibidem pp. 135 136
5 Ibidem pag. 158
6 Ibidem pp. 155 156
7 Ibidem pag. 148
8 Ibidem pag. 182
9 Costanzo Preve, La crisi culturale della terza età del
capitalismo. Dominanti e dominati nel tempo della crisi del senso e
della prospettiva storica, Petite Plaisance, Pisoia 2010, pag. 21
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