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Pare che il governo italiano, chiamiamolo così per brevità, abbia concesso un all’Ucraina un numero imprecisato di Storm Shadow (ben conosciuti e ben abbattuti dai russi) prendendoli dal suo piccolo arsenale di 200 ordigni di questo tipo che sono in magazzino dal 1999. E insieme a questa notizia è arrivata anche quella dell’ennesimo attacco al ponte di Crimea con razzi Atacms che sono stati tutti abbattuti. E allora diventa abbastanza chiara la ragione di questa vera e propria fiammata nel trasferimento di razzi: si tratta di sparare all’impazzata nella speranza che un colpo fortunato colpisca un qualunque obbiettivo rovinando la festa della vittoria che ci svolgerà a Mosca il prossimo 9 maggio. Del resto nell’immagine di apertura riporto un titolo tipico della stampa occidentale, risalente a primo agosto dello scorso anno quando gli Storm Shadow sembravano l’arma magica per la vittoria ucraina.
Il ponte di Crimea sarebbe l’ideale perché è un obiettivo simbolico, ancorché non sia più un obiettivo strategico visto che esiste un percorso alternativo su ferrovia. Ma in ogni caso difficilmente potrebbero esserci danni irreparabili: non si tratta di un ponte su un fiume ma di un’opera lunga 19 chilometri con centinaia di piccole arcate ognuna delle quali potrebbe essere ripristinata velocemente. Solo l’arcata centrale è lunga 200 metri e potrebbe costituire un problema, ma anche in questo caso un missile ne potrebbe distruggere una piccola parte. Ce ne vorrebbero decine a segno per fare danni veri. Ma insomma a questo punto basterebbe che un missile arrivasse vicino al ponte e facesse piccoli danni per dare alla macchina dell’informazione qualcosa su cui costruire una qualche saga vittoriosa. In alternativa si potrebbero fare vittime civili all’interno dei confini russi, cosa peraltro molto più facile, anche se questo apparirebbe un po’ più difficoltoso da smerciare a maggior gloria del regime di Kiev. Insomma ciò che si cerca è un colpo mediatico, visto che che la vittoria è ormai irraggiungibile.
E che si cerchi solo di far male alla Russia come unico piano B che la Casa Bianca e il suo folle abitante siano riusciti ad elaborare, è dimostrato anche dal fatto che i servizi segreti americani abbiano rivelato che non è stato Putin a volere la morte di Navalny. Certo solo i più stupidi tra gli esseri umani potevano credere una cosa simile: Navalny come personaggio di opposizione esisteva solo sulla stampa occidentale e non si vede per quale motivo Putin all’apice della popolarità dovesse farlo fuori dopo averne sopportato per 15 anni l’ insolenza pagata direttamente dall’Ambasciata americana. Anzi proprio la presenza tra la pletora dei suoi avversari di questo truffatore fascistoide e politicamente inesistente era un vantaggio per Putin che poteva dimostrare di che pasta fossero gli avversari al soldo dell’occidente. Tuttavia il fatto che i servizi americani abbiano fatto trapelare l’ovvio dimostra che si cerca o comunque qualcuno dentro l’amministrazione americana, cerca di non inasprire il conflitto e che è in arrivo un cambiamento di narrazione rispetto al leit motiv “i russi rovescereanno Putin” che ha tenuto banco per due anni. Ma a questo dedicheò un post a parte.
Invece noi mandiamo missili che poi saremo costretti a ricomprare per dare allo zio Sam il giusto compenso per il suo decisivo aiuto nel portarci alla rovina. L’ambasciatore russo convocato dal ministro della difesa Tajani dopo che Mosca ha nazionalizzato le fabbriche Ariston, ha spiegato al tardo ministro che era un clamoroso fesso anche quando faceva il giornalista, che l’Italia sta collaborando a rubare i fondi russi e collabora attivamente ad uccidere soldati russi. Quindi è in guerra con la Russia e non può non aspettarsi ritorsioni.
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