venerdì 19 aprile 2024

Bari non è un’eccezione: il Pd è perno del sistema

Quel che è avvenuto a Bari non è l’eccezione, nel Mezzogiorno (di cui posso parlare con qualche informazione) è la regola. L’eccezione, nel Partito democratico, sono gli amministratori e i quadri politici onesti.

 

(PIERO BEVILACQUA – ilfattoquotidiano.it)

In Calabria ci sono circoli di questo partito frequentato da personaggi con cui non sarebbe prudente neppure prendere il caffè al bar. E tuttavia quello che sta emergendo in questi giorni, grazie al lavoro libero della magistratura, non può essere ridotto alla cosiddetta “questione morale”: sintagma passepartout che appaga le menti pigre di gran parte del giornalismo italiano.

Elly Schlein è sufficientemente intelligente da sapere che gli affaristi sguazzano nel suo partito come i pesci nell’acqua, grazie alla sua politica moderata e perché esso costituisce un pilastro del sistema di potere italiano. Un sistema vassallo di più ampie architetture di dominio, e tuttavia sufficientemente infiltrato nella polpa degli affari nazionali e locali da offrire ampi spazi e opportunità di arricchimento e controllo. Forse il più grave danno che il Pd ha arrecato all’Italia, almeno a partire dall’apparire di Renzi, è derivato dalla sua capacità di fare una politica di destra come partito di sinistra e così sterilizzando ogni reazione e opposizione. È così che l’Italia intera è stata privata di un partito di opposizione, presente in tutti i Paesi democratici. L’abolizione dell’art. 18, che Berlusconi non aveva osato toccare, rappresenta il più eloquente messaggio che questo partito ha lanciato al capitalismo italiano, al mondo degli affari e alla grande stampa.

Il Pd ha perseguito questo percorso strategico con una ambivalenza che è stata elettoralmente fruttuosa, ma che sta esplodendo. Filopadronale in politica economica, ha contribuito, con sue iniziative o col proprio silenzio-assenso, a fare dei partiti italiani un aggregato di oligarchie trasformistiche, e ha proiettato tutto il progressismo delle sue origini nella rivendicazione dei diritti liberali: tutela degli Lgbt, antirazzismo, protezione delle donne, antifascismo, difesa genericamente umanitaria dell’emigrazione (senza nessun vero piano di accoglienza, per non parlare dei progetti di politica estera con cui affrontare i problemi economici di Paesi che soffrono ancora i resti del colonialismo europeo.) Questo versante liberale della politica del Pd è stato di grande utilità. Gli ha permesso di presentarsi come prosecuzione aggiornata del riformismo cattolico e soprattutto del grande Pci, di cui ha ereditato per anni il vasto insediamento sociale, soprattutto in tante regioni dell’Italia centrale. Le Feste dell’Unità sono state il grande inganno con cui il Pd ha sfruttato un meccanismo profondo dei fenomeni politici: l’inerzia mentale degli uomini.

Molti vecchi elettori del Pci hanno trasferito il loro consenso al Pd non tanto per una trasmissione di cultura politica, ma per quella che è diventata una mentalità. E “la mentalità – scriveva Fernand Braudel – è la più tenace delle strutture”. La veste di sinistra di questa eredità fasulla e la politica dei diritti hanno avuto anche successo su molti intellettuali italiani. Completamente allontanati da ogni contatto col mondo operaio e popolare, queste figure si sono progressivamente adattate al sostanziale moderatismo del Pd – che garantiva collocazioni in radio e Tv, potere nelle università, presenza o favori della grande stampa, ecc – per presentarsi come paladini della democrazia e della libertà. È questa la ragione fondamentale per cui si sono schierati per le armi all’Ucraina. Perché il loro problema era e rimane Putin e il sistema illiberale della Russia, senza capire alcunché del grande gioco mondiale che sta dietro a quella guerra. Oppure capendolo e schierandosi secondo convenienze.

Questo camuffamento del Pd, che costringe la Schlein ai suoi inconcludenti contorcimenti tattici, è ormai diventato insostenibile. Affrontare la questione morale per la segretaria non può essere indolore. Questo partito deve essere ripulito e ciò comporta di necessità un riduzione traumatica delle sue dimensioni. Il Pd, per la politica sostanzialmente antipopolare che ha condotto e gli insediamenti affaristico-elettorali su cui si regge, non merita e non può conservare l’ampio consenso di cui gode, se non snaturando le sue aspirazione progressiste e così rendendo impossibile l’alleanza con i 5S.

Alla luce di queste considerazioni, la scelta di Giuseppe Conte di interrompere la collaborazione del Movimento 5 Stelle in Puglia non solo è giusta, ma coraggiosa e lungimirante per la costruzione di un fronte di opposizione a questa destra sguaiata e autoritaria. Non a caso la grande stampa si è affrettata a lapidarlo.

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