domenica 26 febbraio 2023

Società britannica ritenuta responsabile dell'esplosione nel porto di Beirut

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Per l’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, che provocò più di 200 morti e oltre 6000 feriti, bisognerebbe ricordare, prima di tutto, a chi fu data la colpa. Fu subito puntato il dito contro il Movimento di resistenza libanese Hezbollah, per presunti acuisti di nitrato di ammonio depositato nel porto e da utilizzare per produrre munizioni.

Intanto, ieri, l’Alta Corte di giustizia di Londra ha ritenuto responsabile dell’esplosione, la società registrata nel Regno Unito Savaro Ltd, e sarebbe legata a uomini d’affari ucraini.

Non è una notizia che può passare inosservata. In quel tempo il Libano già viveva una catastrofica crisi finanziaria, una difficile situazione di stallo politico. Quell’esplosione riaccese gli appetiti coloniali francesi e di altre potenze regionali come l’Arabia Saudita, senza contare il consueto ingresso del Fondo monetario Internazionale per dare il colpo di grazia alla già disgraziata economia libanese.

L’Associated Press ha citato Camille Abousleiman, uno degli avvocati coinvolti nel caso, ed ex ministro del lavoro libanese, secondo la quale “È la prima volta che c'è un vero e proprio giudizio su questo argomento in tribunali rispettabili”, ha spiegato Abousleiman, aggiungendo che "certamente aprirà la porta a una potenziale giustizia nei tribunali all'estero".

Mariana Foudoulian, la cui sorella Gaia è morta nell'esplosione, ha definito la sentenza un "passo molto importante".

"Attraverso questo giudizio, possiamo provare ad accedere a dettagli più importanti".

Questa causa contro la Savaro fu intentata nell’agosto del 2021.

In un’inchiesta dell’editorialista di The Cradle Radwan Mortada, rivelò che la sostanza pericolosa che scatenò l’esplosione è stata abbandonata nel cuore di Beirut per sette anni a causa della negligenza dell'esercito libanese e della magistratura del paese.

“Se l'esercito avesse svolto la sua funzione, affidata esclusivamente ai militari libanesi ai sensi della legge sulle armi e le munizioni del paese, supervisionando lo stoccaggio, la distruzione o la riesportazione dei nitrati, l'esplosione devastante sarebbe stata scongiurata”, secondo Mortada.

In seguito, Mortada fu condannato per diffamazione, ovvio quando interessi stranieri avevano altri colpevoli e responsabili da cercare.

Le responsabilità di Savaro

Nella sentenza dell'Alta Corte di Londra, comunque, si ribadisce che Savaro è rimasto il legittimo proprietario del nitrato di ammonio ed era responsabile del suo corretto stoccaggio e di eventuali danni da esso causati.

La sentenza sostiene inoltre che l'abbandono delle sostanze chimiche pericolose a Beirut non assolveva la società da alcun obbligo di diligenza.

Savaro – una società fittizia con pochi dipendenti e nessuna attività effettiva – ha cercato di ottenerne lo scioglimento dalla Companies House del registro delle imprese del Regno Unito dal 2021, secondo quanto riferito per sottrarsi alla responsabilità della tragedia.

"Le autorità britanniche hanno fermato la liquidazione volontaria dell'azienda grazie alla causa", ha ricordato Abousleiman ai giornalisti.

L'Organized Crime and Corruption Reporting Project ha riferito in precedenza che Savaro fa parte di una rete più ampia di società gestite da uomini d'affari ucraini le cui operazioni sono state oscurate "dietro almeno una mezza dozzina di nomi commerciali e vari uomini di paglia e società di comodo".

Gli avvocati considerano anche la sentenza contro Savaro un "ultimatum" contro la società dopo che non ha rivelato il suo effettivo beneficiario finale nonostante fosse stata costretta dal tribunale.

L'anno scorso, diverse famiglie delle vittime hanno intentato una causa da 250 milioni di dollari contro la società statunitense-norvegese TGS, sospettata di essere coinvolta nel trasferimento del materiale esplosivo al porto.

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