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Gli incendiarono il letto sulla strada di Trento, dalla sua barba riuscì a salvarsi un pettirosso da combattimento. Esercizio: rileggere oggi Fabrizio De André, mentre i vari “ministri dei temporali” tuonano contro la Russia. Intanto, il circo barnum nazionale annuncia il nuovo numero di Elly Schlein, la sorosiana-obamiana con antenati originari di Leopoli, oggi Ucraina. E nel frattempo la magistratura torna a indagare l’ormai ottantunenne Renato Curcio per un episodio risalente a 48 anni fa. Curcio, sì, quello citato nella “Domenica delle salme”: “Furono inviati messi, fanti, cavalli, cani ed un somaro ad annunciare l’amputazione della gamba di Renato Curcio, il carbonaro”.
Cioè: ancora escono libri sul caso Moro, mai del tutto chiarito nei suoi risvolti più tenebrosi, ma intanto a Curcio – che ha alle spalle trent’anni di galera, senza che abbia mai ucciso nessuno – viene chiesto conto di una sparatoria che risale alla notte dei tempi. La faccenda è ovviamente seria: quel giorno morirono un carabiniere e l’allora moglie di Curcio, Mara Cagol. Insieme a un complice sfuggito alla cattura, la donna custodiva in un casolare un imprenditore sequestrato dalle Brigate Rosse, Vittorio Vallarino Gancia. Non risulta che Curcio fosse presente, ma è comunque ritenuto corresponsabile del sequestro.
IL CAPO STORICO DELLE BR E L’ESTRADIZIONE DI BATTISTI