martedì 28 febbraio 2023

Elly Schlein, Renato Curcio e quel “pettirosso da combattimento”

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Gli incendiarono il letto sulla strada di Trento, dalla sua barba riuscì a salvarsi un pettirosso da combattimento. Esercizio: rileggere oggi Fabrizio De André, mentre i vari “ministri dei temporali” tuonano contro la Russia. Intanto, il circo barnum nazionale annuncia il nuovo numero di Elly Schlein, la sorosiana-obamiana con antenati originari di Leopoli, oggi Ucraina. E nel frattempo la magistratura torna a indagare l’ormai ottantunenne Renato Curcio per un episodio risalente a 48 anni fa. Curcio, sì, quello citato nella “Domenica delle salme”: “Furono inviati messi, fanti, cavalli, cani ed un somaro ad annunciare l’amputazione della gamba di Renato Curcio, il carbonaro”.

Cioè: ancora escono libri sul caso Moro, mai del tutto chiarito nei suoi risvolti più tenebrosi, ma intanto a Curcio – che ha alle spalle trent’anni di galera, senza che abbia mai ucciso nessuno – viene chiesto conto di una sparatoria che risale alla notte dei tempi. La faccenda è ovviamente seria: quel giorno morirono un carabiniere e l’allora moglie di Curcio, Mara Cagol. Insieme a un complice sfuggito alla cattura, la donna custodiva in un casolare un imprenditore sequestrato dalle Brigate Rosse, Vittorio Vallarino Gancia. Non risulta che Curcio fosse presente, ma è comunque ritenuto corresponsabile del sequestro.

IL CAPO STORICO DELLE BR E L’ESTRADIZIONE DI BATTISTI

Ministero della Difesa russo: gli USA progettano un attacco chimico in Ucraina per incolpare la Russia

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Gli Stati Uniti intendono effettuare una provocazione in Ucraina utilizzando sostanze chimiche tossiche. La denuncia arriva dal capo delle forze di protezione radioattiva, chimica e biologica della Russia, Igor Kirilov.

L'alto funzionario russo ha dichiarato che il 22 febbraio un'influente ONG statunitense ha tenuto una conferenza su quanto accade in Ucraina. Durante questo evento, l'ex ambasciatore statunitense in Russia John Sullivan ha rilasciato una dichiarazione in cui, tra le altre cose, ha affermato che "le truppe russe hanno intenzione di usare armi chimiche nell'area dell'operazione militare speciale".

"Consideriamo queste informazioni come l'intenzione degli stessi Stati Uniti e dei loro complici di effettuare un attacco false flag in Ucraina utilizzando sostanze chimiche tossiche", ha dichiarato Kirilov.

Secondo Kirilov, Washington si aspetta che, viste le azioni militari in Ucraina, la sua provocazione non sarà efficacemente indagata. Di conseguenza, ha detto il capo delle forze di protezione radioattiva, chimica e biologica della Russia, i veri organizzatori e responsabili potrebbero sfuggire alle responsabilità e la colpa ricadrebbe sulla Russia.

La Difesa russa ha riferito che il 10 febbraio un treno carico di sostanze chimiche è arrivato nella città di Kramatorsk, controllata da Kiev, nella Repubblica Popolare di Donetsk, ed il carico è stato successivamente consegnato alla linea di contatto.

Sorpresa! L’Ocse come USB: la sanità pubblica si difende con gli investimenti e le assunzioni

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Scorrendo il report Ocse nel quale vengono analizzate le cause delle criticità emerse durante la pandemia da Covid 19 e le misure necessarie per evitare che in futuro si ripetano scenari potenzialmente catastrofici, o tali da mettere a dura prova la “comunità globale“, sembra di ripercorrere quanto ripetiamo da sempre.

Tagli continui al finanziamento della sanità pubblica, mancanza di personale sanitario, assenza di sistemi efficaci di prevenzione – in Italia addirittura la spesa per la prevenzione, che si attesta nei paesi Ocse al 2,7% della spesa sanitaria totale, non raggiunge l’1,5% -, la mancanza di una visione complessiva che porti a considerare la spesa sanitaria non un costo ma un investimento, sono le cause dell’impreparazione del sistema sanitario che l’Ocse individua.

Le conseguenze sono state devastanti sia dal punto di vista economico, con una diminuzione del PIL del 4,7%, sia dal punto di vista dell’aspettativa di vita che è diminuita sensibilmente, ed anche per le conseguenze sul personale medico e infermieristico stremato dai carichi di lavoro e dalle precarie condizioni di sicurezza e che, sempre più spesso, decide di lasciare il servizio sanitario pubblico per svolgere l’attività nel privato.

Greta contro le pale eoliche: narrazione climatica sempre più insensata

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Troppo spesso capita di accreditare sussurri e grida che nascono dal profondo occidente come nuove e più moderne forme di cultura quando in realtà non rappresentano che l’assenza di una cultura, ormai scomparsa dentro una teologia neo liberista che non consente altra logica se non quella emotiva. Non si potrebbe comprendere altrimenti ciò che è successo con Greta Thunberg, ormai sempre più confusa, che nei giorni scorsi ha guidato una protesta contro  le turbine eoliche costruite su terreni tradizionalmente utilizzati dai Lapponi o Sami che vi fanno pascolare le loro mandrie di renne. In preda ad evidente  delirio da abuso di stupefacenti climatici ha detto : ““I diritti degli indigeni, i diritti umani, devono andare di pari passo con la protezione del clima e l’azione per il clima. Questo non può accadere a spese di alcune persone. Allora non è giustizia climatica”,  Da questo se ne deduce che  i cosiddetti “indigeni” hanno più diritti dei locali  di non vivere in mezzo alle torri e  alle eliche dei mulini a vento. Sempre che i Sami possano dirsi indigeni rispetto alle popolazioni ugrofinniche della parte orientale della Scandinavia e non semplicemente l’espressione agropastorale residua delle stesse. Ma in realtà il “grido di dolore” di Greta si occupa prima ancora delle popolazioni umane che delle popolazioni umane della condizione psicologica delle renne che vengono spaventate dalle pale eoliche.

Una Young Global Leader anche per l’Italia--- --- L’INFILTRATA DI DAVOS (guerra, pandemia, siero, clima, migrazioni, gender, sorveglianza, punizioni, Grande Reset)

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Una Young Global Leader anche per l’Italia

L’INFILTRATA DI DAVOS (guerra, pandemia, siero, clima, migrazioni, gender, sorveglianza, punizioni, Grande Reset)

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MELONI-SCHLEIN, TENAGLIA MORTALE

“È antisemita”: il Comune di Francoforte vuole vietare il concerto di Roger Waters

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Roger Waters, cancellato il concerto a Francoforte: «È il più famoso  antisemita»- Corriere.it

La città di Francoforte ha annullato il concerto dell’ex membro dei Pink Floyd, Roger Waters, previsto per il prossimo 28 maggio, a causa delle sue dure posizioni verso Israele, ma anche per le opinioni che ha espresso recentemente sul conflitto in Ucraina. Il musicista è stato definito «l’antisemita più conosciuto al mondo» per aver criticato il governo israeliano ed è stato altresì condannato per quanto ha espresso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU rispetto al conflitto in Ucraina. Waters, infatti, aveva affermato di condannare «l’invasione, ma anche chi l’ha provocata».

In passato, l’artista ha paragonato il governo di Tel Aviv al nazismo, accusandolo anche di adottare misure simili a quelle dell’apartheid sudafricano. Durante i concerti pare abbia fatto discutere per aver liberato in aria palloncini a forma di maiale con la stella di David disegnata sopra. Non stupisce, dunque, che la Comunità ebraica della città abbia salutato con favore la decisione delle autorità cittadine: «Siamo particolarmente orgogliosi della nostra Francoforte», si legge nel loro comunicato ufficiale. Similmente, il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster, ha affermato che «La decisione della città di Francoforte e del Land dell’Assia dimostra che l’antisemitismo, nell’arte e nella cultura, non deve essere tollerato», aggiungendo anche che la decisione «Deve essere un segnale per tutte le altre sedi del tour tedesco di Roger Waters».

Pfizer rivela: i vaccini sulle donne in gravidanza approvati senza sperimentazione

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Il colosso farmaceutico Pfizer non ha portato a termine gli studi clinici randomizzati riguardanti gli effetti del vaccino anti-Covid sulle donne in gravidanza e che allattano e, dunque, non dispone dei dati sufficienti per poter ritenere il farmaco sicuro durante la gestazione. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla giornalista d’inchiesta australiana Maryanne Demasi che ha interpellato direttamente i rappresentanti della Pfizer. L’azienda ha spiegato di non aver potuto concludere i trial per mancanza di volontarie, ma, nonostante ciò, il farmaco è stato comunque raccomandato dalle agenzie regolatorie del farmaco – l’EMA europea e la FDA statunitense – che pure erano al corrente del fatto che mancassero i dati necessari per poter raccomandare il vaccino. Pfizer, infatti, ha ammesso che la Food and Drug Administration americana l’Agenzia europea del farmaco erano al corrente del fatto che l’azienda non stesse effettuando sperimentazioni «perché il numero di donne partecipanti era molto basso».

Ma questo non è l’unico motivo per cui Pfizer ha interrotto i test clinici: lo stesso colosso, infatti, ha spiegato in una mail inviata a Demasi che proseguire con i trial non aveva più senso, dal momento che le agenzie regolatorie avevano già garantito sia ai ginecologi che alle pazienti la sicurezza della vaccinazione a mRNA: «Questo studio è stato promosso prima della disponibilità o della raccomandazione per la vaccinazione COVID-19 nelle donne in gravidanza.

Didattica russa (Usa: il declino inizia sui banchi di scuola)

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di Piero Pagliani

547114 cyber attack cyber warRicevo dall'amico Piero Pagliani questo bell'articolo che, prendendo le mosse dalle traiettorie divergenti che hanno imboccato i sistemi formativi russo e americano (il primo che si prepara a tornare al modello sovietico, il secondo allegramente in marcia verso il degrado), approfondisce le riflessioni geopolitiche che Piero ci aveva ha già regalato in precedenti occasioni sulle ragioni profonde del conflitto, vale a dire sull'incapacità/impossibilità della superpotenza statunitense di adattarsi a un mondo multipolare. PS. Ho lasciato il titolo dell'autore anche se io avrei preferito qualcosa come "Usa: il declino inizia sui banchi di scuola"[C.F.].

* * * *

Vorrei porre l'accento su un passaggio del recente discorso di Putin alla Duma che è stato trascurato dai nostri media e dai nostri “esperti” cavernicoli (cioè che pensano solo la clava, di cui parlerò solo dopo). Il passaggio riguarda la necessità di una riforma del sistema formativo russo:

Palestina, il massacro di Nablus

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I – Massacro a Nablus



L’esercito israeliano ha fatto irruzione nella città vecchia di Nablus la mattina del 22 febbraio, durante l’ora di punta, mentre gli studenti erano a scuola, circondando una casa e sparando in tutte le direzioni proiettili, gas lacrimogeni e bombe sonore. Il risultato è stato un altro massacro, simile a quello del 26 gennaio a Jenin. Questa volta, i morti sono stati 11 e il loro numero è destinato a crescere, visto che tra i più di 100 feriti ve ne sono di molto gravi. La Mezzaluna Rossa di Nablus non ha potuto soccorrerli subito a causa degli ostacoli frapposti dalle forze di occupazione. Ecco la lista di questi ultimi morti: Adnan Saabe Baara, di 72 anni, Anan Showkat Annab, 66, Abdul Hadi Abdul Aziz Ashqar, 61, Tamer Nimr Minawi, 33, Musab Munir Awais, 26, Mohammad Khaled Anbousi, 25, Hussam Bassam Isleem, 24, Mohammad Abdul Fattah Abdul Ghani, 23, Walid Riyad Dkhail, 23, Jaser Jamil Qanier, 23, e Mohammad Farid Shaaban, 16. Con la loro uccisione si arriva a 62 palestinesi eliminati dall’esercito israeliano dall’inizio dell’anno, compresi 13 minorenni.Si tratta di una vera e propria campagna di terrore, che mira ad annientare un popolo sotto occupazione, anziché proteggerlo come prevede il diritto internazionale. Il popolo palestinese ha bisogno, merita e ha il diritto di essere protetto: se non lo fa la potenza occupante lo deve fare la comunità internazionale, obbligata in questo senso dal diritto internazionale umanitario. Israele non può restare l’unico Paese al mondo che non rispetta le leggi e a cui le leggi non vengono fatte rispettare.Durante un incontro a Ramallah con la Vicepresidente del Parlamento Europeo, Nicola Beer, all’indomani della strage, il Premier palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha avvertito che la situazione nei Territori Occupati è estremamente grave e si avvia verso un’ulteriore escalation.

"Stiamo vincendo la guerra" - Il Controcanto - Rassegna stampa del 28 Fe...

La TV polacca ha mostrato il "sosia" di Zelensky?

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Zelensky rilancia. E in un fantasmagorico uno-due dichiara che il suo Paese combatterà per altri dieci anni e che si accinge ad attaccare la Crimea, mentre accumula un piccolo esercito di 6-7mila armati ai confini della Transnistria, enclave russa situata tra Ucraina e Moldovia (con Mosca che ha già avvertito sulle gravi conseguenze di un eventuale attacco).

La visita di Biden lo ha rafforzato, con Politico che spiega come il presidente americano l’avrebbe incitato a lanciare una controffensiva. Operazione votata al suicidio, dal momento che i russi si apprestano a completare il dispiegamento delle reclute, ormai addestrate, provenienti dalla coscrizione obbligatoria lanciata quando è iniziata la seconda fase del conflitto, cioè la guerra di logoramento in Donbass.

Italia. Una famiglia su due non ha più margini economici. Chiuse 100mila attività in un decennio

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Prima la pandemia, poi l’aumento dei costi dell’energia e il rialzo dell’inflazione, infine la guerra in Ucraina sono i fattori che più negli ultimi anni si sono abbattuti sulle condizioni di vita delle famiglie nel nostro paese. hanno colpito ecosistemi economici, produttivi e sociali.

Una rilevazione curata dall’Osservatorio Changing World della Nomisma (su un campione rappresentativo di italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni) emerge come nell’ultimo anno l’88% delle famiglie abbia adottato opportune strategie di risparmio per far fronte al rincaro dell’energia e all’aumento generale dei costi.

Nonostante questo, il 14% degli intervistati ritiene di guadagnare meno di quanto avrebbe bisogno per sostenere le spese necessarie, mentre il 25% delle famiglie ha dovuto spendere tutto quello che guadagna solo per far fronte alle spese strettamente necessarie come utenze, affitti, imprevisti che riguardano la propria abitazione e alimentazione, senza potersi permettere altro.

Environmental damage in Ukraine during the full scale war, 2022


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Ucraina, Zelensky: a Bakhmut situazione militare difficile

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 Le forze russe stanno assediando Bakhmut, città dell’Ucraina orientale nell’oblast’ di Donec’k, mentre il presidente ucraino Zelensky afferma che la situazione militare sta diventando sempre più difficile: «Attorno a Bakhmut la situazione si fa sempre più difficile. Il nemico distrugge costantemente tutto ciò che può essere utilizzato per proteggere le nostre posizioni, per ottenere un punto d’appoggio e garantire la difesa», ha affermato il leader di Kiev. Lo stato maggiore dell’Ucraina ha comunicato, invece, che «Il numero dei militari nemici sta aumentando, aggiungendo che  sei insediamenti vicini a Donetsk sono stati bombardati dai russi».

Gli africani danno il benservito alla Francia - Giacomo Gabellini Stefan...

Mani Pulite. La storia di Tangentopoli - FRANCO FRACASSI

Ora "CANTIAMO" NOI. Rocchesso, Borgognone, Vitangeli.

I vaccinati muoiono di più, lo studio di Donzelli

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I vaccinati contro il Covid muoiono più dei non vaccinati di pari età. Il fenomeno emerge col passare del tempo e riguarda le morti per tutte le cause: Covid o non Covid che sia. Lo dice un preprint, cioè un articolo scientifico in attesa di revisione formale e di pubblicazione. La prima firma è quella di Alberto Donzelli, da molti mesi attento al lato oscuro dei vaccini Covid. È specialista in igiene e medicina preventiva e coordinatore scientifico della fondazione Allineare sanità e salute.

Lo studio di Alberto Donzelli

Lo studio guidato da Donzelli è online da pochi giorni su preprints.org, un sito che Google (al contrario di altri motori di ricerca) classifica come non sicuro. Si può leggere solo l’abstract, cioè il riassunto: il resto va scaricato. Chi volesse risparmiarsi la fatica, trova tutto qui, abstract compreso. Il titolo, tradotto dall’inglese, suona “Mortalità per tutte le cause secondo lo stato di vaccinazione Covid-19. Un’analisi dei dati pubblici dell’Ufficio per le statistiche nazionali del Regno Unito”.

Premessa. L’Ufficio statistiche britannico è l’unico che fornisce fornire dati sui decessi per età e per stato di vaccinazione. Questi dati riguardano morti legate al Covid, morti non legate al Covid e morti per tutte le cause. Sono scaricabili qui. Aggiornati in questo momento fino al 31 dicembre 2022, sono tenuti in alta considerazione da chi indaga l’eccesso di mortalità non direttamente spiegabile con il Covid che si verifica in Europa e in Occidente. Prima di Donzelli, li ha esaminati anche un analista statunitense specializzato in questioni assicurative. È giunto alla medesima conclusione: i vaccinati contro il Covid muoiono di più.

Nasce a Roma il Comitato di Solidarietà con i Comunisti e gli Antifascisti ucraini

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di Aginform

Sulla scena non c'è solo la presenza assordante della propaganda americana e NATO a favore di una guerra in Ucraina i cui veri responsabili si trovano a Kiev, a Washington e a Bruxelles. C'è anche un silenzio assoluto su un fattore atroce di questa guerra che è la repressione sistematica del governo Zelensky e delle squadre fasciste  contro i comunisti e gli antifascisti ucraini.



Di questo ovviamente si è parlato poco o nulla, ma in realtà la repressione contro una parte della popolazione che si opponeva alla deriva fascista e avventurista del nuovo regime è stata vasta e durissima. E tutto è cominciato con il colpo di stato di Maidan quando sono entrate in azione le squadracce fasciste e banderiste che hanno terrorizzato e ucciso militanti comunisti e antifascisti. L'episodio più mostruoso è stato il rogo di Odessa dove le bande banderiste hanno dato fuoco ad un edificio del sindacato bruciando vive 50 persone!

Questo non è stato che l'inizio. Man mano che Kiev portava avanti la guerra, aumentava la repressione contro chi vi si opponeva. Soprattutto quando è iniziata l'operazione militare speciale ad opera della Russia si è fatta terra bruciata a ogni tipo  esistenza legale delle organizzazioni di opposizione e sono cominciati gli arresti di massa, le aggressioni, gli omicidi, le sparizioni. Ovviamente le 'democrazie' occidentali che alimentano la guerra non parlano di tutto questo.

Giorgio Agamben: Sull’anarchia, oggi

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Di Giorgio Agamben, quodlibet.it

Se per chi intenda pensare la politica, di cui costituisce in qualche modo l’estremo fuoco o punto di fuga, l’anarchia non ha mai cessato di essere attuale, tale essa è oggi anche per l’ingiusta, feroce persecuzione cui è sottoposto un anarchico nelle carceri italiane. Parlare di anarchia, come pure si è dovuto fare, sul piano del diritto implica, però, necessariamente un paradosso, perché è quanto meno contraddittorio chiedere che lo stato riconosca il diritto di negare lo stato, così come, se si intende portare il diritto di resistenza fino alle sue conseguenze ultime, non si può ragionevolmente esigere che sia giuridicamente tutelata la possibilità della guerra civile.

Per pensare l’anarchia oggi converrà pertanto porsi in tutt’altra prospettiva e interrogare piuttosto il modo in cui Engels la concepiva, quando rimproverava agli anarchici di voler sostituire l’amministrazione allo stato. In quest’accusa si nasconde infatti un problema politico decisivo, che né i marxisti né forse gli stessi anarchici hanno posto correttamente. Un problema tanto più urgente, in quanto stiamo oggi assistendo al tentativo di realizzare in qualche modo parodicamente quello che era per Engels lo scopo dichiarato dell’anarchia – e, cioè, non tanto la semplice sostituzione dell’amministrazione allo stato, quanto piuttosto l’identificazione di stato e amministrazione in una sorta di Leviatano, che assume la maschera bonaria dell’amministratore. È quanto Sunstein e Vermeule teorizzano in un libro (Law and Leviathan, Redeeming the Administrative State) in cui la governance, l’esercizio del governo, eccedendo e contaminando i poteri tradizionali (legislativo, esecutivo, giudiziario), esercita in nome dell’amministrazione e in modo discrezionale le funzioni e i poteri che ad essi spettavano.

Trump avverte che “la terza guerra mondiale non è mai stata così vicina”

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 VP News - 'vietato parlare' - Blog di Patrizio Ricci

In un video pubblicato su Truth Social il 21 di febbraio, l’ex presidente Donald Trump ha avvertito che la Terza Guerra Mondiale “non è mai stata così vicina”.

Poche ore dopo che il presidente Biden ha fatto la sua visita in Ucraina, Trump ha girato un video di avvertimento:

“La Terza Guerra Mondiale non è mai stata così vicina come in questo momento. Dobbiamo ripulire la casa da tutti i guerrafondai e dai globalisti di ‘America Last’, e dallo stato profondo, dal Pentagono, dal Dipartimento di Stato e dal complesso industriale della sicurezza nazionale”, ha detto. 

Ed ha aggiunto: “Queste persone hanno cercato il confronto per molto tempo. Ora siamo sull’orlo della terza guerra mondiale e molte persone non se ne accorgono”.

Trump ha specificamente chiamato in causa il vice segretario di Stato americano Victoria Nuland e ha affermato che molti altri come lei “sono ossessionati dall’idea di spingere l’Ucraina nella NATO”.

Zelensky afferma che l’Ucraina si sta preparando ad attaccare la Crimea

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 VP News - 'vietato parlare' - Blog di Patrizio Ricci

Questo post è stato pubblicato su Zero Hedge. Scritto da Dave DeCamp 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky venerdì ha dichiarato che l’Ucraina si sta preparando – formando nuove unità militari e inviando truppe per l’addestramento in altri paesi – a lanciare attacchi per riconquistare la Crimea.

“Ci sono passaggi militari e ci stiamo preparando per loro. Siamo pronti mentalmente. Ci stiamo preparando tecnicamente: con armi, rinforzi, formazione di brigate, in particolare brigate d’assalto , di diverse categorie e natura”, ha detto Zelenskyj in conferenza stampa, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ucraina  Ukrinform .

Secondo  Ukrinform , Zelensky ha detto che le truppe ucraine sono state inviate ad addestrarsi in altri paesi per imparare a usare nuove armi. “Dobbiamo essere pronti. Quindi, ci saranno corrispondenti passi con cui provvederemo a liberare la Crimea e, a Dio piacendo, essi avranno successo “, ha aggiunto.

Zelensky e altri alti funzionari ucraini hanno sostenuto che cacciare la Russia dalla Crimea è uno dei loro obiettivi di guerra, ma la Russia controlla una buona parte del territorio a nord della Crimea nell’oblast di Kherson. Il Pentagono ha anche valutato che è improbabile che l’Ucraina possa prendere la penisola, che la Russia controlla dal 2014.

Aiutiamoli a morire a casa loro

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di:

L’ennesima tragedia dei migranti che muoiono davanti alle nostre coste, che potevano tranquillamente essere salvati prima, ha provocato una reazione unanime nel governo italiano che è stata ben espressa dalla premier addoloratissima per questo ennesimo naufragio: «Basta. Dobbiamo impedire le partenze». Le ha fatto da megafono il ministro Piantedosi: «Non dovevano partire». Giusto, logico e pragmatico, non fa una grinza. Se nessuno parte su un barcone, gommone o altro mezzo, nessuno muore. Per questa intuizione dovrebbe essere conferito alla presidente del Consiglio, unitamente al suo Ministro degli Interni, uno speciale Nobel per pace, magari con una piccola specificazione: «Per la pace eterna».

Cosa significa «dobbiamo bloccare le partenze»? Significa che milioni di profughi che fuggono dalle guerre, dalla fame, dalla miseria, dalla siccità, dalle inondazioni, devono restare a morire nella propria terra. Ma, stia tranquilla, signora presidente del Consiglio: il 94% dei rifugiati, dei cosiddetti diplaced people si spostano all’interno dei loro paesi o in paesi confinanti, come Niger, Congo, Sud Sudan ecc. Solo il 6% emigra verso altri continenti, non necessariamente in Europa.

La Consulta evoca pericolosi fantasmi

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di Alessandro Bagnato

Le recenti sentenze della Corte Costituzionale sugli obblighi vaccinali sono di una gravità estrema, tali che un integrale recepimento dei principi in esse esposti riporterebbe la convivenza umana a uno stato non solo pre-democratico ma pre-giuridico

KonsultaVirusRitengo le recenti sentenze della Corte Costituzionale sugli obblighi vaccinali di una gravità estrema, tali che un integrale recepimento dei principi in esse esposti riporterebbe la convivenza umana a uno stato non solo pre-democratico ma pre-giuridico.

Non avendo in questa sede lo spazio per esaminare tutti gli aspetti problematici delle pronunce, mi limiterò a motivare la tesi che ho esposto evidenziandone gli elementi a mio parere più pericolosi.

 

La scienza del Partito

La presidente della Corte ha affermato in più occasioni che per scrivere queste sentenze il collegio si è affidato alla scienza. Purtroppo emerge che la Corte ha della scienza un’idea insieme confusa e pericolosa: la identifica con la posizione degli enti governativi deputati a gestire la politica sanitaria. In questo modo i giudici si esimono dal verificare nel concreto il dibattito scientifico e si limitano a valutare se la normativa impugnata “sia suffragata e coerente….rispetto alle conoscenze medico-scientifiche …quali tratte dagli organismi nazionali e sovranazionali istituzionalmente preposti al settore” . Il compito delle Corte viene così autolimitato a “confrontarsi, innanzitutto, con i contributi elaborati dall’Aifa, dall’ISS, dal Segretariato generale del Ministero della Salute e dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria”

lunedì 27 febbraio 2023

Un anno di guerra non ha isolato la Russia

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L’Occidente ha cercato di isolare la Russia, ma non ha funzionato. Lo ha scritto il New York Times, in un articolo della scorsa settimana – in realtà una seduta di autocoscienza dell’establishment statunitense – che analizza attraverso una serie di infografiche i mutamenti geopolitici avvenuti in un anno di guerra fra Russia ed Ucraina, cioè fra Russia ed Occidente.

Allo scoppio della guerra – ripercorre il New York Times – l’Occidente cantava vittoria. Gli Stati Uniti parlavano di una “schiacciante compattezza globale” contro la Russia. Infatti alle Nazioni Unite 141 Paesi votarono a favore di un ritiro incondizionato della Russia dall’Ucraina. Per contro, in quell’occasione solo quattro appoggiarono la Russia: Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea e Siria.

In un anno di guerra molti Paesi si sono avvicinati alla Russia

Tuttavia altri 47 Paesi si astennero o non votarono: comprese Cina e India. Molti di essi, constata il New York Times, in questi 12 mesi hanno offerto alla Russia un appoggio economico e diplomatico di fondamentale importanza. E non solo. Il blocco occidentale ha perso i pezzi. Il New York Times non usa questa espressione: però mette in fila i fatti che lo dimostrano.

Infatti alcuni che nel febbraio 2022 si erano schierati contro la Russia e con l’Occidente si sono spostati verso una posizione neutrale, o più neutrale. Si tratta di Turchia, Brasile, Paesi del Golfo Persico: in testa Emirati Arabi Uniti e Dubai. L’Iran è passato dalla neutralità all’appoggio dichiarato alla Russia. Vari Paesi africani che all’Onu si erano astenuti hanno nel frattempo rinsaldato i legami di amicizia con la Russia.

Pangolino assolto: il Covid è nato in laboratorio - Controcanto - Rasseg...

Furia israeliana contro i palestinesi in Cisgiordania: un morto, 390 feriti, 75 case bruciate

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Se resta la retorica generale del “c’è un invaso e un invasore” allora quale miglior esempio della Palestina occupata? Quale migliore occasione per appoggiare un popolo che da 75 anni combatte, in uno scontro impari, un’occupazione feroce come quella israeliana sostenuta dalla più grande potenza politica, economica e militare del pianeta come gli Stati Uniti d’America.

Quello che sta accadendo contro i palestinesi negli ultimi giorni è emblematico. Già dall’inizio dell’anni sono più di 60 i palestinesi uccisi dalle forze occupanti israeliane.

L’ultimo episodio è davvero sconcertante.

Decine di coloni israeliani si sono scatenati per diverse ore nella città di Huwara, in Cisgiordania, ieri sera, provocando la morte di un palestinese, almeno 390 feriti e dando fuoco ad almeno 75 case palestinesi e 100 auto.

Berlino. La provocazione degli attivisti filo Kiev si trasforma in un monumento ai soldati russi

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La provocazione a Berlino degli attivisti pro- Ucraina e ucraini si è trasformata in un monumento ai soldati russi.





I sostenitori del regime di Kiev hanno fatto rotolare un carro armato russo distrutto e lo hanno installato sulla via Unter den Linden vicino all'ambasciata russa nella capitale tedesca. Si tratta di un T-72. Come scrive Ria Novosti, gli organizzatori dell'iniziativa di installare il carro armato T-72 davanti all'ambasciata sono un certo Enno Lenze e Wiland Giebel, proprietari e creatori del Berlin Story Bunker Museum di Berlino.

Secondo gli attivisti, durante i combattimenti, all'inizio dell'Operazione Speciale russa, il carro armato è andato a fuoco vicino a Kiev quando è stato colpito da una mina. Non senza la partecipazione delle autorità ucraine, il carro armato è stato consegnato alla Germania attraverso la Polonia. Il trasporto e l'iniziativa stessa sono costati agli organizzatori 100.000 euro, che sono stati pagati con donazioni. Con questo gesto volevano disturbare la manifestazione di massa che chiedeva negoziati di pace. Una grande manifestaziona a cui hanno partecipato diverse migliaia di persone, come ha detto il canale tedesco ZDF. Tuttavia la cosa ha però preso una piega molto diversa: i residenti locali hanno iniziato a deporre fiori sul carro armato in omaggio alla memoria dei soldati russi morti sotto i bombardamenti delle forze armate ucraine!

Carne da cannone e da barcone

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Mi chiedo come sia possibile a un essere umano normale sopportare tutta l’ipocrisia generata dalla tragedia dei barconi che in questi giorni si ripropone come una sorta di espiazione rituale nella quale però sono sempre gli altri a pagare di persona, lasciando ai buoni occidentali il meritevole e gratuito brivido di sentirsi buoni e solidali . Ma  sollevando lo sguardo e la testa per vedere oltre le sbarre costruite  in lega di menzogne, perversa ideologia e ottusità adamantina, diventa molto chiaro che dall’Ucraina alle sponde del mediterraneo si tratta pur sempre di carne da cannone o da barcone che viene sacrificata al potere occidentale, alla hybris delle sue elite  che tentano di rimanere al comando con tutti i mezzi e a tutti i costi. Purtroppo però è difficile rialzare la testa, al massimo la si può piegare di lato e così abbiamo a che vedere con due specie di imbecilli, i quali  hanno acquisito una specie dii occhio della rana prestato loro dal sistema mediatico e dalla politica spettacolo:  vedono solo e soltanto una parte della storia, mentre per tutto il resto rimangono completamente ciechi.  C’è chi vede solo le barche che affondano del mare e non i motivi per cui torme di persone scappano dai loro Paesi, vedono i soldati russi, ma dimenticano le decine si migliaia  di vittime civili fatte dai nazisti agli ordini degli americani proprio perché la Russia fosse costretta a scendere in campo, vedono la tragedia della fuga in massa di persone diseredate e sono cieche di fronte ai vari colonnelli  e generali stragisti che sono il frutto di un’altra esportazione di democrazia in Libia. Ma c’è chi al contrario pensa che sarebbe giusto tentare di arrestare in qualche modo la marea che sale dall’Africa, operando nei Paesi di di origine e facendo finta di ignorare che il benessere residuo nel quale questo Paese vive la sua agonia deriva proprio in via diretta o indiretta dallo sfruttamento intensivo del contente nero e che dentro la logica del profitto è assai difficile immaginare qualcosa che non sia prima o poi una rapina.

Covid: l’analisi comparativa di 78 studi demolisce l’uso delle mascherine

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Non vi è alcuna evidenza scientifica sul fatto che indossare le mascherine – i cosiddetti dispositivi di protezione individuali delle vie respiratorie – riduca la diffusione delle malattie virali, incluso il Covid-19. È quanto sostiene uno degli studi comparati più ampi e rigorosi pubblicato il mese scorso e condotto per Cochrane, un’organizzazione no profit britannica considerata il punto di riferimento per eccellenza della revisione dei dati sanitari e degli studi scientifici. «Non ci sono prove che [le mascherine] facciano alcuna differenza. Punto», ha detto Tom Jefferson – l’epidemiologo di Oxford, principale autore dello studio – alla giornalista Maryanne Demasi che lo ha intervistato. Le conclusioni di Jefferson sono basate su 78 studi controllati randomizzati, sei dei quali condotti durante la pandemia di Covid-19 con un totale di 610.872 partecipanti di diverse nazioni. Quella pubblicata lo scorso mese su Cochrane è la versione aggiornata dello studio comparato già pubblicato nel novembre del 2020. Lo studio conferma peraltro ciò che è stato chiaramente osservato negli Stati Uniti: gli Stati che hanno imposto l’obbligo di mascherina non hanno ottenuto risultati migliori, in termini di riduzione dei contagi, rispetto agli Stati che non hanno imposto l’obbligo. Di conseguenza, sembrerebbe che l’imposizione dei dispositivi individuali delle vie respiratorie sia stata inutile se non fallimentare.

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Chi ha ucciso Mara Cagol? Curcio chiede verità ma viene indagato

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«Prima uccidono la moglie, poi vogliono indagarlo», si riassume in queste poche parole l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura torinese di Renato Curcio, tra i fondatori della Brigate rosse: 82 anni, 25 passati in carcere di cui 12 nel circuito di massima sicurezza, per lunghi periodi in articolo 90, il regime antesignano dell’attuale 41 bis.

I magistrati torinesi hanno riaperto le indagini su una sparatoria avvenuta 48 anni fa davanti alla cascina Spiotta di Arzello, in provincia di Alessandria, dove la colonna torinese delle Brigate Rosse aveva nascosto da appena 24 ore, dopo averlo rapito, l’industriale dello spumante Vallarino Gancia, scomparso lo scorso 14 novembre 2022.

La sparatoria

All’arrivo di una pattuglia dei carabinieri in perlustrazione nella zona si scatenò un conflitto a fuoco tra due brigatisti, un uomo e una donna, che custodivano l’ostaggio e i militi dell’arma. Nello scontro morì l’appuntato Giovanni D’Alfonso e rimase gravemente ferito il tenente Umberto Rocca e più leggermente il maresciallo Rosario Cattafi.

Armi chimiche destinate all’Ucraina: l’incidente di East Palestine non è stato un caso

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di Yoishi Shimatsu, ideeazione.com

In una recente conversazione radiofonica, Jeff Rense e io abbiamo discusso alcune delle inspiegabili anomalie legate al deragliamento notturno di un treno di cisterne cariche di sostanze chimiche a East Palestine, in Ohio, che ha lasciato una serie di domande ma poche risposte chiare. In seguito al programma Rense, ho contattato un conoscente dell’Ohio orientale, “K.T.”, che fortunatamente stava seguendo i notiziari locali e i resoconti dei cittadini indipendenti online. K.T. ha rivelato le numerose incongruenze nell’insabbiamento ufficiale da parte della compagnia ferroviaria Norfolk Southern, dell’ufficio del governatore dell’Ohio e dell’EPA, indicatori di un insabbiamento in preda al panico ordinato dal governatore Mike DeWine, un repubblicano, su pressione dell’EPA guidata dai democratici e della Casa Bianca di Biden.

Il rifiuto bipartisan dei timori dei residenti della regione, insieme alla pesante copertura dei media mainstream, indica che il deragliamento del treno riguarda una questione di sicurezza nazionale e segreti ufficiali. Questo articolo analitico, coadiuvato dalle testimonianze dei cittadini della regione di confine tra l’Ohio e il Pennsylvania, espone in dettaglio le ragioni di una spedizione notturna illegale e non registrata di precursori di armi chimiche come causa del surriscaldamento quasi esplosivo dei vagoni cisterna e dell’uso di una fossa di combustione allungata da cui si è sprigionata l’inquietante colonna di fumo nero che ha alimentato le fiamme tossiche.

Il nono anniversario della guerra in Ucraina di Manlio Dinucci

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Siamo non al primo ma al nono anniversario della guerra in Ucraina, scatenata nel febbraio 2014 con il colpo di stato sotto regia USA-NATO. Parlando da Varsavia, il presidente Biden promette di “essere a fianco del presidente Zelensky qualunque cosa accada”. Gli fa eco la presidente Meloni che, capovolgendo la posizione assunta nel 2014, assicura a Zelensky che “l’Italia sarà con voi sino alla fine”. Dichiarazioni inquietanti, data la reale possibilità che il conflitto sfoci in una guerra nucleare, che costituirebbe la fine non solo dell’Europa ma del mondo. L’Ucraina è in grado di produrre armi nucleari e sicuramente, a Kiev, c’è chi persegue tale piano.

Lo conferma il New York Times: “L’Ucraina ha rinunciato a un gigantesco arsenale nucleare 30 anni fa. Oggi ci sono rimpianti”. Con la disgregazione dell’URSS nel 1991, l’Ucraina si è trovata in possesso del terzo arsenale nucleare più grande del mondo: circa 5.000 armi strategiche e tattiche. Sono state rimosse negli anni Novanta in base ad accordi tra Stati Uniti, Russia e Ucraina. Non è stata però rimossa la capacità tecnologica acquisita dall’Ucraina nel campo nucleare militare durante il confronto USA-URSS.

Le Pubblicita' di Carosello (1963)

Umberto Pascali: quanti Deep State in America?

“È una guerra contro la Russia, chi l’ha voluta non sa come uscirne”

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Se c’è una persona che conosce come le proprie tasche la realtà russa come quella americana, questa persona è l’ambasciatore Sergio Romano. Nella sua lunga e prestigiosa carriera diplomatica, è stato, tra l’altro, ambasciatore presso la Nato e ambasciatore a Mosca (1985-1989), nell’allora Unione Sovietica.

24 Febbraio 2022-24 Febbraio 2023. Un anno di guerra. Doveva essere un blitzkrieg si sta invece rivelando una guerra di logoramento. Una guerra infinita. A che punto siamo?
Credo che anzitutto bisognerebbe interrogarsi sulle ragioni per cui questa guerra è scoppiata e quali sono le motivazioni che tendono a farne un conflitto quasi inarrestabile. Tenga presente che in questa guerra c’è una forte componente antirussa. In altre parole, è una guerra contro la Russia. Non è presentata come tale per una serie di ragioni, alcune giustificabili altre no, ma il Nemico c’è e per tutti quelli che sono impegnati nel conflitto quel Nemico è la Russia.

Naturalmente la Russia si difende. Quelli che maggiormente hanno desiderato una guerra contro la Russia non hanno ottenuto, quanto meno per il momento, i risultati che speravano. La Russia si difende con una certa efficacia e a questo punto è diventato estremamente difficile per coloro la desiderano e l’hanno desiderata mettere fine al conflitto.

Perché Ambasciatore Romano?

Aggiungi un menù a tavola, che c’è un amico in più! Scacco alla società della sorveglianza

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Di Tomaso Pascucci per ComeDonChisciotte.org

Il diavolo si annida nei dettagli. Mai espressione fu più azzeccata per descrivere quello che mi è capitato qualche giorno fa.

Entro in un ristorante della Capitale insieme ad un amico, ci avviamo verso il tavolo assegnatoci ed il nostro occhio cade immediatamente su un oggetto che domina lo spazio sul quale consumeremo le nostre deliziose pietanze. Si tratta dell’accessorio che normalmente mostra il numero del tavolo, ma che, in questo caso, esibisce da entrambe le parti un QR code di ultimissima generazione. Io ed il mio amico non siamo tipi da QR code, per cui appena arriva il cameriere di origine straniera, non troppo fluente in italiano, gli chiediamo di portarci il menù cartaceo.

Non capisce, sembra perso, e ci indica il QR code con l’aria di dire : tranquillo amico, eccolo lì il menù! Insistiamo dicendo che vogliamo un menù cartaceo perché non siamo disposti a scansionare il QR code. Il cameriere entra nel panico, non riesce a spiegarsi come mai una persona si rifiuti di compiere un gesto così semplice.

Tentiamo di fargli comprendere le nostre motivazioni, tuttavia le spiegazioni non passano, complici anche le difficoltà linguistiche, e ci rendono alieni ai suoi occhi. Un punto è cristallino per il cameriere, il menù cartaceo non c’è, nemmeno in un unico esemplare. Oramai lo si trova solo nei musei… Non volendolo imbarazzare oltremodo, gli chiediamo di dirci a voce i principali piatti della casa, così, alla fine, riusciamo ad ordinare.

Crimini e criminali ucraini nel Donbass dal 2014 al 2023

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di Maurizio Torti

Il comportamento criminale delle truppe regolari e dei battaglioni irregolari di nazisti ucraini è stato in centinaia di occasioni denunciato da organizzazioni nonviolente presenti nel Donbass dal 2014 ad oggi. Gli osservatori dell’OSCE si sono limitati a trascrivere centinaia di rapporti ma nessuna denuncia definitiva. Alcuni funzionari osservatori negli ultimi 16 mesi sono stati denunciati e arrestati dalle autorità di polizia di Donetsk e Lugansk, perchè passavano informazioni direttamente ai comandi dell’artiglieria ucraina.

La guerra per gli ucraini dal 2014 al 2016 è stato un fallimento, un esercito ben armato e formato non è riuscito a sconfiggere cittadini male armati e le ragioni sono diverse, riportate in questo articolo in cui si evidenzia la responsabilità di alcuni leader europei e le attività militari dell’esercito ucraino dal 17 febbraio 2022.

Merkel e Hollande hanno definitivamente sciolto ogni dubbio, gli accordi di Minsk servivano solo a dare tempo allo stato maggiore dell’esercito ucraino a riorganizzarsi e riamarsi. In sintesi, il conflitto a cui assistiamo oggi era già programmato e risposto in alcune segreterie diplomatiche europee, negli USA e nel Regno Unito.

DALLA MANIFESTAZIONE A BERLINO: DOBBIAMO DIRE LA VERITA’- IL DISCORSO AUTOREVOLE SULLA PACE DI JEFFREY SACHS

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Alla manifestazione “”Insurrezione per la pace”” del 25 febbraio a Berlino, Sahra Wagenknecht, Alice Schwarzer e il generale della Bundeswehr in pensione Erich Vad sono stati raggiunti dall’economista statunitense Jeffrey Sachs, il cui messaggio è stato trasmesso in video.


Vai direttamente al video
https://www.youtube.com/watch?v=1tZKTVGKKAE&t=1173s

Sono stato consulente dei governi di Russia, Ucraina e Nazioni Unite e voglio parlarvi della verità su questa guerra. Non siamo al primo anniversario della guerra, ma al nono. La guerra è iniziata con il violento rovesciamento del Presidente ucraino Viktor Yanukovych – un colpo di Stato sostenuto dal governo statunitense. Dal 2008, gli Stati Uniti hanno spinto l’espansione della Nato fino all’Ucraina e alla Georgia. Yanukovych voleva la neutralità. Si è frapposto tra gli Stati Uniti e il loro obiettivo di espansione della Nato. Quando alla fine del 2013 sono scoppiate le proteste contro Yanukovych, gli Stati Uniti hanno colto l’occasione per inasprire le proteste e contribuire al colpo di Stato contro Yanukovych nel febbraio 2014. Questo è stato l’inizio della guerra di nove anni fa.

Rapporto dell’ FMI: Mosca è rimasta indenne alle sanzioni

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VP News - 'vietato parlare' - Blog di Patrizio Ricci

Dopo una perdita del PIL inferiore alle attese nel 2022 del -2,1%, la Russia è sfuggita alla rete delle sanzioni della NATO e secondo le proiezioni del FMI vedrà una crescita dello 0,3% nel 2023 . I sostenitori dei media occidentali, scioccati da questo sviluppo, si chiedono come potrebbe essere? (Il rapporto nel video inizia al minuto 15:43).

Solo pochi mesi fa, i leader politici e gli economisti tradizionali si aspettavano la completa distruzione fiscale della Russia, lasciando la nazione in rovina economica e ponendo fine a ogni possibilità di una continua presenza militare in Ucraina. Joe Biden si è impegnato a minare gravemente l’economia russa, affermando che Vladimir Putin “non aveva idea di cosa sarebbe successo”. Il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire aveva predetto il collasso russo, solo dopo la prima ondata di sanzioni occidentali. In definitiva, la propaganda ha oscurato certe realtà economiche che avrebbero dovuto essere ovvie, non tenendo conto delle immense risorse esistenti nell territorio russo.

domenica 26 febbraio 2023

In cerca della propria anima e del bello - Diario della Resistenza

Strage di migranti a Crotone. Come Repubblica (e la Meloni) vi nascondo i reali assassini

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Questi 40 corpi sono solo ciò che a noi è dato vedere della brutale conseguenza delle nostre azioni.



Non c'è dolore, non c'è comprensione, non c'è umanità. Solo il teatro di chi fa propaganda sulle conseguenze (da una parte o dall'altra) e non ha la volontà di occuparsi delle cause.

Occidente e Russia: chi è davvero isolato?

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L’occidente tenta di uscire dal disastro della guerra attraverso le narrazioni e le commedie che è in grado di mettere in scena grazie alle mance che il dipartimento di stato distribuisce in giro. Così  all’Onu è stata votata una risoluzione non impegnativa che condanna la Russia e chiede la fine dei combattimenti. Tale risoluzione votata da 141 dei 193 stati membri guarda caso è stata messa in piedi nel momento in cui anche la grande stampa americana legata a vari settori  del potere  visibile o nascosto, comincia a spezzare una lancia in favore della pace, prima che la definitiva sconfitta dell’Ucraina risulta chiara a tutti, persino a quelli che seguono i notiziari televisivi. Del resto è dalla caduta dell’Unione Sovietica che l’Onu  è diventato un docile giocattolo nelle mani Washington, come le sue varie agenzie, tipo Oms, che sono nelle mani di potentati americani, mentre si potrebbe anche notare che i 39 Paesi tra contrari e astenuti sono quelli che stanno costruendo il nuovo mondo oltre a rappresentare, visto che ci sono anche  Cina e India, una buona parte dell’ecumene umano se non la sua maggioranza  e sono anche quelli che hanno votato a favore della risoluzione che  condanna l’esaltazione del nazismo.

Berlino: migliaia in piazza contro la guerra in Ucraina

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 Ieri a Berlino migliaia di persone sono scese in piazza, sfidando la pioggia e il freddo, per chiedere la pace in Ucraina con lo slogan «sì alla diplomazia, no all’invio di armi». La manifestazione, alla porta di Brandeburgo, è stata organizzata da un esponente del partito di sinistra Die Linke, Sahra Wagenknecht, e dalla giornalista Alice Schwarzer, le quali avevano pubblicato un manifesto per chiedere al cancelliere Olaf Scholz di «fermare l’escalation e di avviare dei negoziati». Gli organizzatori parlano di 50.000 presenze, la polizia di 10.000.

La riposta di Renato Curcio ai pm che lo hanno indagato per i fatti della Spiotta

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Memorie di un indagato

Avendo ricevuto comunicazione di essere “indagato” in relazione ad un procedimento che riguarda i fatti avvenuti alla Cascina Spiotta di Arzello il 5 giugno del 1975 credo sia utile esporre con chiarezza la mia reale implicazione al riguardo, come peraltro ho già fatto anche nel 1993 nell’intervista concessa a Mario Scialoja e pubblicata nel libro “A viso aperto”.

Al tempo dei fatti in questione ero da pochi mesi evaso dal carcere di Casale Monferrato in seguito ad una azione condotta da un gruppo armato inter- colonne delle Brigate Rosse. Azione per la quale sono già stato condannato e che dunque non penso possa riguardare quest’indagine. Ritengo tuttavia utile ricordarla poiché avvenne il 18 febbraio del 1975, vale a dire 48 anni or sono, ma da essa presero avvio le vicende inerenti all’indagine che è meglio chiarire.

Va da sé che per il clamore non indifferente che quell’azione fece il mio viso comparve più e più volte su giornali e televisioni e questo, sia per le BR che per me, costituiva un problema. C’era per un verso la preoccupazione che qualcuno notasse e segnalasse la mia presenza e, per un altro, la necessità di salvaguardare chi mi era vicino e le strutture dell’organizzazione. In entrambi i casi era quindi opportuno che me ne stessi tranquillo per un po’ e fuori da quei rischi. Valutazione che fu chiara anche a me e che dunque condivisi. Per oltre un mese rimasi riparato in un piccolo appartamento della Liguria in attesa che sbollissero le acque, come ho raccontato nel libro citato.

Intervista doppia a Corrado Malanga e Silver Nervuti

AUMENTANO LE MORTI IMPROVVISE ▷ PROF. FRAJESE: "IO NON HO MAI VISTO UNA ...

IL PIDDINO DI CENTRODESTRA - Il falso patriota

Perchè siamo sudditi e non ancora cittadini

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Di Lea Ghisalberti per ComeDonChisciotte.org

Antonio Gramsci riesce a spiegare con chiarezza come la società tenda a sviluppare idee e convinzioni che fanno da specchio alle prevalenti strutture di potere. Ciò porta alla creazione di un sistema di attitudini e comportamenti, che vanno sotto la descrizione di “senso comune”, che protegge tali strutture di potere. Ciò che fa parte del senso comune lo diamo per scontato, come l’aria che respiriamo, perfino nei casi in cui esso va contro i nostri stessi benefici e principi.

Il senso comune riguardo alla politica in cui io mi sono trovata a crescere, nella periferia di Milano degli anni ’90 si presentava sotto due aspetti principali: l’arrendevolezza o la rabbia generalizzata.

L’arrendevolezza aveva il sapore della saggezza, quella consapevolezza che la politica è sempre stata corrotta e sempre lo sarà e che le cose sono troppo complicate e strutturate per essere capite e quindi cambiate. Questo porta a sentimenti di escapismo che spesso si materializzano in “ricerche spirituali” o a una “divinizzazione del passato naturale”, ben lontani a dare contributi concreti alla riorganizzazione o al cambiamento del sistema. La rabbia generalizzata, dall’altro lato, aveva il suono dell’entusiasmo giovanile, che invece del confronto fattuale con la realtà tende invece a focalizzarsi sui soli aspetti negativi. Con esso si è sviluppata l’dea che tutto ciò che è legato al sistema, come lo Stato stesso, con le sue leggi e le sue tasse, è li per limitare la libertà individuale di ognuno di noi. Questo porta frequentemente a confusionarie lotte di resistenza senza sbocchi costruttivi o visioni per il futuro e una fortissima propensione agli estremismi. Nessuno può negare che entrambe queste “prospettive” sono intrinsecamente radicate nel nostro senso comune, a un punto tale che ormai è considerato normale non sentirsi inclusi nel dibattito politico che prestabilisce gli orizzonti legislativi ed economici verso i quali ci dirigiamo tutti assieme. Chiaramente questi atteggiamenti non aiutano ad organizzarsi in modo più efficace per cambiare le cose, semmai favoriscono la minoranza dominante bloccando quell’unica possibilità che ancora ci rimane: una compatta e costruttiva unione delle masse contro gli abusi di potere.

Chi ha ucciso Mara Cagol? La pericolosa domanda che è costata a Curcio l’iscrizione nel registro degli indagati nella nuova indagine sulla Spiotta

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«Prima uccidono la moglie poi vogliono indagarlo», si riassume in queste poche parole l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura torinese di Renato Curcio, tra i fondatori della Brigate rosse, 82 anni, 25 passati in carcere di cui 12 nel circuito di massima sicurezza, per lunghi periodi in articolo 90, il regime antesignano dell’attuale 41 bis.
I magistrati torinesi hanno riaperto le indagini su una sparatoria avvenuta 48 anni fa davanti alla cascina Spiotta di Arzello, in provincia di Alessandria, dove la colonna torinese delle Brigate rosse aveva nascosto da appena 24 ore, dopo averlo rapito, l’industriale dello spumante Vallarino Gancia, scomparso lo scorso 14 novembre 2022.

La sparatoria
All’arrivo di una pattuglia dei carabinier in perlustrazione nella zona si scatenò un conflitto a fuoco tra due brigatisti, un uomo e una donna, che custodivano l’ostaggio e i militi dell’arma. Nello scontro morì l’appuntato Giovanni D’Alfonso e rimase gravemente ferito il tenente Umberto Rocca e più leggermente il maresciallo Rosario Cattafi. La donna, Mara Cagol, ferita e seduta a terra ormai disarmata, venne uccisa in circostanze mai chiarite con un colpo sotto l’ascella. L’altro brigatista riuscì a fuggire in modo rocambolesco lanciandosi in un boschetto circostante e facendo perdere le proprie tracce. In una relazione, poi ritrovata all’interno della base di via Maderno a Milano, dove Curcio si nascondeva dopo l’evasione dal Carcere di Casale Monferrato, il brigatista fuggito e mai individuato raccontava la sua versione dei fatti spiegando di aver visto Mara Cagol ancora viva dopo essersi lanciato nel bosco. Nascosto nella boscaglia aveva scorto la donna seduta a terra con le mani alzate che si rivolgeva al quarto carabiniere, l’appuntato Pietro Barberis, rimasto di copertura in fondo al viottolo che portava alla cascina. Ecco il suo racconto:

«Urlai a M. Di svignare e corre verso il bosco. Mentre correvo zigzagando nel campo, sentii tre colpi attorno a me. Riuscii ad arrivare al bosco e con un tuffo mi buttai nella macchia piena di spini. Di sopra sentivo la M. che urlava imprecando contro i Cc. Presi l’altra Srcm dalla tasca e pensai di centrare il Cc. Mi affacciai dalla buca e vidi la M. seduta con le braccia alzate che imprecava contro il Cc. Nel vedere la M. Ancora seduta e la mia impossibilità di arrivare a tiro decisi di sganciarmi velocemente, pensando che i rinforzi sarebbero arrivati a minuti. Corsi giù per il pendio e quando stavo per arrivare dall’altra parte della collina, vicino ad un bosco sotto il castello (saranno passati cinque minuti dal momento della mia fuga), ho sentito uno, forse due colpi secchi, poi due raffiche di mitra. Per un attimo ho pensato che fosse stata la M. a sparare con il suo mitra, poi ebbi un brutto presentimento…».

Pepe Escobar e Roberto Quaglia da Istanbul

In cerca della propria anima e del bello - Diario della Resistenza

L'opera di risveglio non si ferma

TEST | Nuova Royal Enfield Super Meteor 650: come va, pregi e difetti

Società britannica ritenuta responsabile dell'esplosione nel porto di Beirut

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Per l’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, che provocò più di 200 morti e oltre 6000 feriti, bisognerebbe ricordare, prima di tutto, a chi fu data la colpa. Fu subito puntato il dito contro il Movimento di resistenza libanese Hezbollah, per presunti acuisti di nitrato di ammonio depositato nel porto e da utilizzare per produrre munizioni.

Intanto, ieri, l’Alta Corte di giustizia di Londra ha ritenuto responsabile dell’esplosione, la società registrata nel Regno Unito Savaro Ltd, e sarebbe legata a uomini d’affari ucraini.

Non è una notizia che può passare inosservata. In quel tempo il Libano già viveva una catastrofica crisi finanziaria, una difficile situazione di stallo politico. Quell’esplosione riaccese gli appetiti coloniali francesi e di altre potenze regionali come l’Arabia Saudita, senza contare il consueto ingresso del Fondo monetario Internazionale per dare il colpo di grazia alla già disgraziata economia libanese.

L’Associated Press ha citato Camille Abousleiman, uno degli avvocati coinvolti nel caso, ed ex ministro del lavoro libanese, secondo la quale “È la prima volta che c'è un vero e proprio giudizio su questo argomento in tribunali rispettabili”, ha spiegato Abousleiman, aggiungendo che "certamente aprirà la porta a una potenziale giustizia nei tribunali all'estero".

Mariana Foudoulian, la cui sorella Gaia è morta nell'esplosione, ha definito la sentenza un "passo molto importante".

Fabio Massimo Parenti - Le "chiacchiere" sull'Ucraina e le reali minacce

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di Fabio Massimo Parenti – Blog di Grillo



Le “chiacchiere” più recenti sulla guerra in Ucraina sono tutte incentrate su nomi di armamenti: ogni santo giorno si pubblicano articoli su Himars, Javelin, Leopard, F16, missili, razzi, carri, aerei, sistemi di difesa ecc. Ciò fa tornare alla mente le “chiacchiere” mediatiche ai tempi della crisi 2007-2008, in cui proliferavano gli acronimi dei mille derivati: MBS, ABC, CDS, CDO ecc. Nell’uno come nell’altro caso, una coltre di tecnicismo veniva e viene messa in circolazione col fine ultimo, sembrerebbe, di non far capire alcunché ai lettori, sull’origine dei fenomeni e sui processi che determinano gli eventi. Ma c’è di più. Questo chiacchiericcio mediatico è utile invero a nascondere le responsabilità, a deresponsabilizzare gli esecutori di tutti gli errori che ci hanno portato fin qui.

All’epoca della grande crisi finanziaria, i media raccontavano gli eventi con la poetica della complessità finanziaria, gettando fumo tecnicistico sulla reale comprensione del contesto, del processo e delle cause reali. Tutto liquidato con qualche accenno alle distorsioni e ai fallimenti di mercato, attribuendo la responsabilità alla complessità del sistema finanziario, dei prodotti derivati e delle strategie di investimento. In tal modo il discorso pubblico non faceva altro che allontanare il riconoscimento delle cause reali (in primis la deregolamentazione pluridecennale dei mercati) e delle responsabilità politiche. Anche oggi, in questa fase di grande incertezza geopolitico-economica, in Europa ed Asia Pacifico, il discorso pubblico e le scelte politiche sembrano totalmente irrazionali e miopi.

La Cassazione lascia Cospito al 41 bis: “Morirò presto, altri continueranno la lotta”

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Alfredo Cospito resterà al regime carcerario del 41-bis. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’anarchico contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma di confermare il regime del carcere duro. L’istanza è stata rigettata nonostante i pareri contrari della procura generale della Consulta, della Direzione distrettuale antimafia di Torino e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP), favorevoli al trasferimento dell’anarchico presso un regime carcerario di minore afflittività e coercitività, come quello di alta sicurezza con censura. Soddisfatto l’esecutivo, che dalla Consulta si è visto confermare “la linea di fermezza” adottata nei confronti di Cospito. Quest’ultimo, attualmente ricoverato in ospedale a Milano, ha invece annunciato la volontà di fermare la somministrazione di integratori e farmaci necessari per la sopravvivenza, dichiarando: «Morirò presto, spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta».

Alfredo Cospito è stato condannato in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo Nucleare ed è in attesa della definizione del giudizio per aver collocato due ordigni a bassa intensità nella Scuola Allievi Carabinieri di Fossano (Torino) i quali, esplosi in orario notturno, non causarono né morti né feriti. Nel maggio del 2022, il ministero della Giustizia, allora presieduto da Marta Cartabia, ha deciso l’applicazione del 41-bis, perché si rischiava che il detenuto inviasse messaggi ai “compagni anarchici” dalla propria cella. Proprio per la natura politica della misura, la difesa di Cospito e le associazioni relative ai diritti dei detenuti chiedono al guardasigilli, che lo scorso 9 febbraio ha respinto l’istanza di revoca, di tornare sui propri passi. «Ci auguriamo che anche alla luce di altri pareri, il ministro Nordio possa rivedere la sua decisione, anche perché il regime di 41-bis nasceva con altre finalità e non per contrastare ogni tipo di criminalità», ha commentato il presidente di Antigone Patrizio Gonnella.