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La ragione formale con cui i promotori della legge ne chiedono l’approvazione e l’entrata in vigore è la “prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
Sono giusti questi propositi? Si lo sono. Da democratici quali siamo, fedeli ai principi di libertà, eguaglianza e fratellanza umana, sosteniamo tutte quelle misure politiche e giuridiche che vanno nella direzione di una società in cui siano debellate tutte le forme di discriminazione, di sopruso e di ingiustizia. Tuttavia mettiamo in guardia i cittadini dal fatto che la tutela dei diritti civili di piccole minoranze viene utilizzata dall’élite (e questo il caso del Ddl Zan) per occultare le ben più gravi ingiustizie sociali di cui è vittima il popolo lavoratore. Si fa infatti un gran baccano sui diritti civili mentre si tace sulla ben più grave e inesorabile cancellazione di quelli sociali indotta dal sistema neoliberista.
Il “contrasto della discriminazione” di cui parla il Disegno di Legge cosiddetto “Zan” è solo un pretesto, uno specchietto per le allodole. Il vero scopo del Ddl Zan (del resto per esplicita ammissione dei suoi promotori e come ben sottolineato all’Art.1.) è infatti introdurre nel nostro ordinamento giuridico il concetto di “identità di genere”.
Al comma d dell’Art.1. i promotori spiegano cosa essi intendano con il concetto in questione:
«d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dal l’aver concluso un percorso di transizione».
Mai definizione fu più l’aleatoria e controversa. In realtà apparteniamo, a prescindere dal sesso o dal colore della pelle, all’unico genere, all’unica specie, quella umana. Sono lontani i tempi in cui alcune frange del movimento femminista introdussero l’idea che i “generi”, dato il sesso biologico, fossero due, quelli femminile e maschile. Oggigiorno vorrebbe invece prevalere l’idea che non il sesso biologico ma le proprie e più disparate preferenze sessuali costituiscono il criterio fondamentale per definire il “genere”. Ognuno quindi può, nel caravanserraglio dei propri soggettivi orientamenti sessuali, scegliersi il “genere” a cui appartenere e pretendere che ciò sia giuridicamente sancito come dato oggettivo di fatto. E’ l’apoteosi della visione neoliberista dell’essere umano, ovvero l’individualismo spinto alle sue estreme conseguenze. Si aprono così le porte, in nome del “fluid gender” alla follia transumanista della trasmutazione permanente e del passaggio da un “genere” all’altro (fino all’idea dell’ibridazione uomo-macchina, ovviamente grazie ai prodigi della tecnica e dell’ingeneria genetica); il tutto presentato come fosse un percorso di liberazione ed emancipazione.
Che siano le “sinistre” ad abbracciare questa visione distopica ed a proporre questo mostro politico e giuridico, mostra fino a che punto esse abbiano tagliato le loro radici popolari e quanto siano succubi dell’élite oligarchica e mondialista.
Ma non è solo questo l’aspetto inaccettabile del Ddl Zan. Allo scopo di imporre la loro visione dell’uomo e del mondo e di spaventare chiunque contesti la loro pretesa, i paladini del Ddl Zan, intervenendo sulla già liberticida “Legge Mancino”, svelando la loro mentalità manettara, repressiva e anticostituzionale, vorrebbero introdurre un duro inasprimento delle pene non soltanto per chi compia “atti di discriminazione”, anche per coloro che esprimano un pensiero opposto al loro.
Il comma 1, dell’Art.4 del Ddl è al proposito inquietante.
«1. Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compi mento di atti discriminatori o violenti».
E’ vero che gran parte delle leggi sfornate dal Parlamento sono scritte coi piedi, ma qui c’è una voluta diabolica e anticostituzionale ambiguità. Un giudice zelante potrebbe, nel rispetto di questo comma, perseguire penalmente non solo per chi compia soprusi o atti concreti di discriminazione, ma anche coloro che contestino, con la parola e lo scritto, la visione che soggiace al Ddl.
No al Ddl Zan!
La libertà di pensiero non si tocca!
Priorità ai diritti sociali!
No al transumanesimo!
Liberiamo l’Italia
12 luglio 2021
Fonte: Liberiamo l’Italia
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