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Caro Burioni, quelli che Lei ha incautamente denigrato con violenza e paragonato a dei “sorci” si sono ripresi le piazze. Può ricorrere alla denigrazione e alla violenza verbale, ma non può impedire che i cittadini combattano per i propri diritti.
Cari Burioni & Co, in questi giorni il malumore contro l’ennesima stretta liberticida e le misure sempre più stringenti che hanno rafforzato l’obbligo del green pass hanno montato l’esasperazione di milioni di italiani.
Quei 17 milioni di cittadini che sono stati trattati alla stregua di “pazzi” da sottoporre a TSO, criminali, untori, infine “sorci”.
Seguendo le orme dei più agguerriti francesi e greci, anche gli italiani sono scesi in piazza, pacificamente, per dimostrare di essere pronti a lottare per difendere i propri diritti e le proprie libertà. Quella a cui ci troviamo di fronte, non è semplicemente una lotta per il diritto a non sottoporsi a un siero sperimentale, ma qualcosa di più: è la volontà di scrollarsi di dosso il terrorismo mediatico e la passività degli ultimi 18 mesi con cui si è finiti per accettare supinamente e per gradi misure draconiane.
In stato di paura, infatti, l’opinione pubblica si sente disorientata, smarrita, come il prigioniero vittima di tortura. La popolazione sotto la minaccia di pericolo o dopo un forte trauma, necessita di una guida in quanto ha “perso la bussola”, si sente paralizzata dal terrore al punto da accettare qualunque proposta o intervento provenga dall’alto.
Sull’onda dell’emotività di eventi tragici che coinvolgono la mente e la “pancia” dell’opinione pubblica, si possono introdurre provvedimenti che sarebbero stati inimmaginabili in un clima sociale sereno.
L’emergenza infatti è stata sfrutatta come un’occasione per stringere sempre di più le maglie del controllo sociale, della sorveglianza tecnologica e per svuotare progressivamente la democrazia.
I poteri dominanti hanno approfittato come un pretesto della pandemia per stringere le maglie del controllo sociale e traghettarci, mansueti disorientati e spaventati, verso uno “stato di paura” che è degenerato nelle ultime settimane in una dittatura sanitaria, abbandonando i paradigmi della democrazia per sostituirli con nuovi provvedimenti e dispositivi governativi basati sulla “biosicurezza”.
Il dispotismo tecno-sanitario che si è gradualmente costituito ora intende dividere la popolazione in due categorie: i “puri” che si sono sottoposti alla somministrazione del siero e coloro che, per diffidenza, scetticismo, ideali, paura o quant’altro hanno deciso che non si vaccineranno (o sono ancora indecisi). Questi ultimi vengono trattati alla stregua di cittadini di serie B, da discriminare come reietti, a cui impedire l’accesso alla vita sociale e financo al lavoro.
Come ha ben osservato il filosofo Giorgio Agamben, infatti,
«La “tessera verde” costituisce coloro che ne sono privi in portatori di una stella gialla virtuale».
E di questa macabra quanto inquietante associazione con il nazismo si sono accorti molti cittadini (vaccinati e non) che criticano la stretta sul green pass.
Per delegittimare le proteste di questi giorni che hanno portato, da nord a sud, decine e decine di migliaia di manifestanti in 81 piazze italiane, e non potendo più liquidare a quattro “sorci” i cittadini contrari al green pass, la stampa ha subito fatto ricorso all’ingegneria sociale e in particolare alla tecnica che conosce meglio: la menzogna.
In una modalità surreale, degna del più solerte falsificatore del Miniver orwelliano, i burocratini dell’informazione, che il culo in piazza non lo mettono da anni – un po’ per paura un po’ perché sono schifati da noi comuni mortali – hanno iniziato a diffondere l’idea che le manifestazioni siano state organizzate da una Spectre di “estrema destra“. E meno male che poi i complottisti siamo noi… Affetti da una rara forma di paranoia, costoro vedono fascisti ovunque.
Per i giornalisti mainstream deve sempre esserci una sordida regia dietro a qualunque cosa. Ci deve sempre essere un complotto ordito da deliranti cospirazionisti-di-estrema-qualcosa.
Altri “colleghi” hanno fatto ricorso alla tecnica del frame, creando una cornice altrettanto negativa in cui inserire i manifestanti, equiparando le folle a un “virus”, il virus dei “No pass”. Perché se lotti e manifesti per la libertà devi comunque essere etichettato in qualche modo, ovviamente denigratorio, altrimenti sfuggi alla ridicola catalogazione dei burocratini e li mandi in tilt. Presumo che gli esca fumo dalle narici e dalle orecchie…
C’è un però. Ed è una buona notizia.
La propaganda bellica di queste testate non tocca più coloro che hanno ormai compreso certe dinamiche e non si lasciano più ingannare dalla manipolazione.
Nei prossimi giorni le proteste continueranno, le piazze nonostante le vacanze torneranno a riempiersi, perché la battaglia per libertà non va in ferie. E non si piega alla macchina del fango, né agli insulti dei paladini della scientocrazia.
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