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di Dario Savastano
5/02/2021 Nel nostro Paese sembra vi sia la tendenza a unire sotto il nome “vaccino” tutti quelli attualmente in commercio, lodandone la presunta efficacia salvifica e non soffermandosi affatto (se non tacendole del tutto) sulle loro differenze in termini di composizione, caratteristiche e possibili effetti collaterali dannosi.
E si sta diffondendo il messaggio che vaccinarsi costituisca prima di tutto un obbligo morale e da molte parti si spinge affinché tale obbligo diventi anche giuridico, con conseguenti limitazioni nell’esercizio di una serie di diritti costituzionali per chi dovesse rifiutarsi.
Altrove, al contrario, si ha l’impressione che il principio di precauzione e il bilanciamento tra rischi e benefici di questi farmaci sia maggiormente preso in considerazione. Infatti, mentre l’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato l’utilizzo sia dei vaccini a RNA messaggero prodotti di Moderna e Pfizer/BioNTech, sia di quello contenente un adenovirus di scimpanzé, prodotto in cellule renali embrionali umane geneticamente modificate e mediante tecnologia del DNA ricombinante dell’azienda AstraZeneca, l’omologa agenzia svizzera Swissmedic ha affermato che non esistono al momento dati a sufficienza per operare una corretta valutazione del rapporto rischi/benefici di tale vaccino.
Dunque, per ora, il Paese elvetico non autorizza l’utilizzo del farmaco di AstraZeneca.
Nel comunicato si legge: “In una riunione straordinaria del 2 febbraio 2021, l’ente consultivo esterno di Swissmedic HMEC ha confermato la valutazione intermedia di Swissmedic del vaccino contro il coronavirus AstraZeneca sulla base dei dati analizzati fino ad oggi. I dati attualmente disponibili non indicano una decisione positiva in merito a benefici e rischi.”
La libertà di scelta terapeutica costituisce già di per sé un principio che fino a poco tempo fa si riteneva fosse consolidato nella società occidentale. Ma a maggior ragione, alla luce di una così evidente disparità di vedute da parte delle autorità competenti e alla luce del fatto che si sta parlando in ogni caso di farmaci sperimentali di cui la stessa Agenzia europea medicinali ha sì autorizzato la commercializzazione, ma non ne ha ancora approvato la sicurezza e l’efficacia, l’accanimento mediatico e la spesso irrazionale discriminazione contro chi espone dei dubbi o dei timori in merito, trattato come un untore irresponsabile, che non crede nella Scienza, dovrebbe quantomeno far sorgere qualche interrogativo sulle derive che si stanno prendendo.
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