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LANCET: PCR NON È IL METODO DI RIFERIMENTO PER IL TRACCIAMENTO
Uno studio pubblicato su The Lancet
dal titolo “Clarifying the evidence on SARS-CoV-2 antigen rapid tests
in public health responses to COVID-19” solleva obiezioni conclusive
sull’uso del PCR come metodo di riferimento per il tracciamento. Ovvero
si parla del comune metodo su cui si basano i vari lockdown e le
rilevazioni epidiemologiche che hanno conseguenze su tutti noi.
Il sopracitato studio, ampiamente documentato e motivato
scientificamente , dice che frammenti di RNA possono persistere per
settimane dopo che l’infezione è già stata debellata (quindi non
persistono virioni vitali all’interno dell’organismo). Questo, insieme a
fenomeni di cross-reattività (positività verso coronavirus simili al
Sars-Cov-2, legati all’impiego di elevate concentrazioni del primer di
innesco della PCR, che sono gli stessi indicati nel protocollo
ufficialmente indicato in
UE da Drosten et al)
è alla base dei falsi positivi PCR, che, pertanto, non rappresentano il
metodo di riferimento per il tracciamento di massa”. Lo afferma uno
studio pubblicato su Lancet.
“Per le misure sanitarie pubbliche”, dice lo studio, “è
necessario un altro approccio. Nei test che si eseguono con la speranza
di rallentare la diffusione di SARS-CoV-2 l’importante non è stabilire
se qualcuno presenta frammenti di RNA nel naso da un’infezione
precedente, ma se è contagioso oggi. È una perdita netta per il
benessere sanitario, sociale ed economico delle comunità se individui
con un’infezione pregressa risultano positivi e si isolano per 10
giorni. A nostro avviso, l’attuale test PCR non è quindi il gold
standard appropriato per la valutazione di un test di salute pubblica
SARS-CoV-2”. (Fonte:
The Lancet).
Questo non è il primo studio che illustra le
problematiche e l’inaffidabilità del test PCR, eppure la politica si sta
affidando esclusivamente su questo tipo di test per giustificare le
proprie decisione restrittive sulla popolazione e sull’economia.
Eppure i governi dicono di affidarsi alla scienza. Ora
la scienza ufficiale si affida alle pubblicazioni . Non si capisce
allora a quale scienza si affidano le nostre istituzioni quando quasi
nessuno degli esperti di cui si avvalgono hanno un sufficiente
curriculum di pubblicazioni scientifiche e referenze.
In tutti i modi, questo è un problema ed è evidenziato
giorno per giorno. Significa solo una cosa e lo capisce anche un
bambino: le decisioni politico-istituzionali sono empiriche,
discriminatorie ed autoritarie.
Oltre alle osservazioni del Lancet esiste anche una evidenza nota a
tutti: anche il metodo di svolgimento statistico dei test sul territorio
nazionale è carente. Questo accade chiaramente perchè non viene fatto
sempre lo stesso numero di test PCR e perchè lo screening non viene
attuato rappresentativamente e proporzionalmente su una fascia costante
di popolazione nazionale.
Questi sono tutti elementi critici noti. Ne consegue che i risultati
delle rilevazioni sono altamente interpretabili e manipolabili, In
definitiva, le cui deduzioni statistiche dei test prendono forma a
secondo del vento che tira, giacché i governi guardano a motivazioni
terze che non sono quelle medico- scientifiche prefiggendosi particolari
obiettivi sociali, commerciali ed economici.
Questo lo abbiamo visto chiaramente, perchè altrimenti
osservazioni autorevoli come quella del Lancet troverebbero un seguito e
produrrebbero un cambio di rotta.
Invece, esiste malafede. Perché basta aumentare il
numero dei tamponi perchè subito si impenni artificiosamente nei grafici
la curva epidemiologica. Ovviamente quando questo non basta a produrre
l’allarme sociale che giustifichi il non allentamento delle restrizioni,
si prenderanno altri riferimenti: ora i morti (che spesso sono dovuti
alla coesistenza di altre patologie preminenti), ora il pericolo di varianti, ora i posti letto negli ospedali.
Tutto questo avviene senza affiancare ai vaccini una
cura della malattia e senza migliorare la medicina territoriale e la
sanità pubblica.
patrizioricci by @vietatoparlare
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