https://www.byoblu.com
Dopo la demonetizzazione operata al nostro canale da parte di Youtube, sono stati numerosissimi i messaggi di solidarietà da parte di spettatori, giornalisti, esperti e politici.
Le velate diffamazioni dei detrattori di Byoblu
Questo ennesimo sopruso da parte della multinazionale americana è stato però anche il pretesto per alcuni storici detrattori di Byoblu per rialzare la testa. È il caso di Giornalettismo che ha riportato la notizia, definendo Byoblu come”super diffusori di fake sul Covid”, riprendendo un vecchio articolo di Repubblica. È il caso anche di Bufale.net, un blog di autoproclamati fack checkers, che definisce Byoblu come canale di “posizioni no vax e complottiste”.
Bene, entrambi questi siti, per evitare furbescamente qualsiasi tipo di querela per diffamazione, virgolettano le pesanti accuse appellandosi alla loro fonte: NewsGuard.
NewsGuard: una polizia del pensiero privata?
Come le tavole della legge sul Sinai, NewsGuard viene quindi portato come fonte di verità assoluta, incontestabile ed eterna. Andiamo quindi a vedere chi sono i rappresentanti di questa nuova religione dell’informazione. Innanzitutto occorre notare come l’autoreferenzialità e non di certo la modestia sia la caratteristica principale di NewsGuard.
“Lo strumento sull’affidabilità dell’internet” è la pomposa scritta che appare a caratteri cubitali sul loro sito.
E che cosa offre nello specifico questo strumento? NewsGuard invita gli utenti ad installare un plug in sul proprio browser che farà apparire un bollino a fianco ai siti di notizie che compariranno sul motore di ricerca usato dall’utente. Se il bollino è verde significa che NewsGuard ha dato la sua valutazione positiva alla testata. Se il bollino è rosso significa che News Guard ha classificato la testata come diffusore di fake news. Che è quanto successo a Byoblu.
Ci si può fidare di NewsGuard?
La prima domanda da porsi a questo punto è: il lavoro di NewsGuard può essere definito realmente indipendente? “Di noi ti puoi fidar” cantavano il gatto e la volpe nella canzone di Bennato. “Perché puoi fidarti di noi?” è il titolo che campeggia in una delle sezioni del sito di NewsGuard.
E come il gatto e la volpe per Pinocchio, NewsGuard si presenta nel migliore dei modi ai suoi utenti. Si auto definiscono “giornalisti esperti”, “appassionati”, “affidabili” e “trasparenti”.
Perché quello che emerge dal lavoro di quest’azienda privata è l’incredibile doppiopesismo utilizzato nel valutare le testate giornalistiche.
Lo staff di NewsGuard sembra infatti puntigliosissimo nel valutare il lavoro di testate indipendenti come Byoblu, mentre sembra chiudere gli occhi di fronte ai ripetuti strafalcioni propinati dalla stampa generalista.
Le fake del mainstream non segnalate da NewsGuard
Nessuna spunta rossa era stata inflitta a La Stampa e al Messaggero quando avevano recentemente riportato la notizia del rider che guadagnava 2.000 euro al mese. Notizia poi rivelatasi non vera.
Così come il bollino rosso non è stato riservato allo speciale di Enrico Mentana lo scorso gennaio 2021 quando in diretta tv nazionale mandava in onda lo spezzone di un film americano spacciandolo per il video di un assalto dei sostenitori di Trump nei “sobborghi di Washington”.
E infine NewsGuard si è letteralmente dimenticato di bacchettare i principali media italiani per il controverso racconto dei fatti sulla guerra civile in Siria.
Quando le redazioni si bevevano tutti i bollettini preparati ad arte dall’organizzazione denominata Elmetti Bianchi. Un gruppo presentato come “imparziale testimone dei massacri di Assad”, quando invece si trattava di un’organizzazione privata, foraggiata dai Paesi occidentali, che lavorava a stretto contatto con i gruppi jihadisti.
Chi c’è dietro NewsGuard?
Si può però ben capire come mai NewsGuard sia così benevola con la stampa generalista, visto che chi lavora e chi finanzia NewsGuard ha spesso nel curriculum esperienze professionali proprio in quelle testate. Come Nick Penniman, uno dei principali investitori, che ha lavorato per l’Huffington Post, il Washington Post e il New York Times.
Difficile credere che Mr. Penniman investa soldi per fare recensire male le redazioni che gli hanno dato lo stipendio in passato. Stesso discorso vale per gli analisti, provenienti dall’area mainstream del giornalismo. Anche tra gli italiani si vedono i soliti nomi: Il Sole 24 Ore, Sky e il Corriere. Inoltre, secondo una fonte della nostra redazione che ha parlato direttamente con un dipendente di NewsGuard, sembrerebbe che quest’azienda privata arrotondi la propria attività con qualche consulenza alla Microsoft, la creatura di un tale Bill Gates.
Chiedere l’imparzialità a queste persone sarebbe quindi come far fare la recensione di un libro allo stesso autore.
Qui custodiet ipsos custodes?
A questo punto occorre fare due banali riflessioni. La prima è che un’azienda privata come NewsGuard non ha nessuna autorità per giudicare il lavoro di una testata giornalistica. E quindi i suoi giudizi negativi potrebbero rientrare di diritto nella categoria della diffamazione.
La seconda è che bisogna diffidare soprattutto di chi si auto conferisce l’etichetta di “imparziale”. È utile anche sottolineare che questi fact checkers sono in ritardo di diversi secoli rispetto alla lancetta della storia. Perché gli antichi avevano già dato una risposta a coloro che già allora si auto proclamavano come imparziali.
“Qui custodiet ipsos custodes?” e cioè chi sorveglierà i sorveglianti stessi? La risposta è semplice: nessuno. Sull’inaffidabilità di NewsGuard e dell’esercito di fact checkers avevano già risposto quindi molti secoli fa.
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