venerdì 26 febbraio 2021

Racconti di carta igienica.

Mi ero sbagliata, non si tratta di un re Taumaturgo capace di curare la scrofola con la semplice imposizione delle mani. In  fondo quelli erano soltanto “uomini”, per quanto nobili, al di sopra dei “semplici” in quanto toccati dalla Grazia divina. Mentre evidentemente siamo al cospetto di un Grande Demiurgo, un dio che nel momento stesso in cui si è assiso nell’alto scranno ci ha restituito reputazione, rispetto e dignità, cifre della sua superiorità che gli fa arruolare banditi di strada, lebbrosi, per guidarli verso un cammino di salvezza e redenzione.

 

ilsimplicissimus Anna Lombroso 

Difatti, ci informa il Corriere della Sera, perfino un prestigioso giornalista inglese, tal Tobias  Jones, sposato con un’italiana, e che, sfuggendo alla Brexit,  vive dal 1999 a Parma, racconta sul Guardian con toni tra il lirico e l’epico che la pandemia ci ha cambiati, confermando la leggenda sempre citata a ogni alluvione, ogni terremoto, ogni catastrofe, ogni bomba mafiosa o fascista, che gli italiani nelle emergenze ritrovano spirito di corpo, amor patrio, coesione sociale e solidarismo. E difatti dopo la «cupa dignità» dell’inizio, «simile, scrive, a quella che c’è durante un funerale a cui si partecipa con grande dolore», si è capito che stava succedendo «qualcosa di straordinario».

Cosa? Presto detto: abbiamo imparato “a stare in fila”, e poi “nessuno, cito, si accaparrava la carta igienica”, segni evidenti di una maturità e civiltà che contraddicono, cito ancora, la nomea di gente che “piega le regole per il proprio tornaconto personale” – e  si vede che la Gazzetta di Parma non l’ha informato delle peripezie del gran commissario.

E se purtroppo il progredire dell’epidemia, insieme alle difficoltà crescentidi coloro che lavorano nei settori più colpiti dagli effetti dell’emergenza sanitaria,  i fallimenti, i divorzi, la violenza domestica crescente, la disoccupazione femminile alle stelle, la spietatezza della criminalità organizzatache si infila nelle crepe della crisi economica, hanno determinato una “stanchezza che ci fa sembrare talvolta troppo pesanti gli sforzi ancora necessari”, adesso possiamo contare sul riscatto e sulla redenzione grazie a “una politica all’altezza della situazione senza precedenti che stiamo vivendo”, dimostrando di essere “un posto sobrio e serio”, aggettivi, esulta il Jones “che si potrebbero usare anche per descrivere il nuovo premier, Mario Draghi”.

Ora non so se faccia peggio al nostro Paese la copertina di Der Spiegel con la pistola accomodata sul piatto di spaghetti o il nuovo stereotipo, ancora più infame della condanna alla pizza e al mandolino, di un popolo indolente e cialtrone che grazie alla pandemia ha acquisito consapevolezza dei suoi vizi e si redime, osservando le convenzioni sociali che garantiscono l’appartenenza al consorzio civile e  consegnandosi  a un supercommissario, curatore della liquidazione di quel che resta della democrazia. 

Non so se sia peggio quell’altra con Bella Ciao e il cavaliere come Alberto Sordi vestito da gondoliere circondato da succinte sirene, o la narrazione di un Paesello debole, debosciato, inefficiente e degenerato che per essere accettato dal  mondo progredito rialzandosi dalla palude, abdica a identità e indipendenza in modo da essere annesso sia pure in condizione di inferiorità a un dominio sovranazionale, proprio come raccomanda il nuovo signorotto, “cedendo sovranità propria al fine di per acquistare sovranità condivisa”.

E difatti che sollucchero quando Biden manda un salutino con la mano alla remota provincia, che gli serve come base, poligono di tiro, laboratorio diffuso per testare le armi che potrebbero compromettere il suo suolo patrio, che orgoglio quando  Ursula ci dà qualche scappellotto, promettendoci la carota condizionata, che fierezza quando emiri e sceicchi accolgono i nostri decisori in carica ed ex  che vanno col cappello in mano pieno di tratti di costa, quartieri urbani, palazzi storici da convertire in resort, squadre di calcio e piste da sci. Come succede da quando ci si compra così l’ammissione a un contesto cosmopolita, sperando che ci assolva per le nostre tare antropologiche, grazie all’Erasmus, alla libera circolazione dei capitali e del low cost, delle realtà parallele di Facebook e Netflix a buon titolo nel “paniere”, dell’onnipotenza che ci fa dialogare da un continente all’altro e l’impotenza che non ci consente di interagire con la Asl e l’Inps.

Gli  scricchiolii della compagine carolingia dell’Unione Europea, la velleitaria riscossa imperialistica di Biden che spingono verso un rafforzamento virtuale del dominio occidentale, proprio adesso che è così in crisi da sognare di coprire con cannoni e bombe le campane a morte e gli squilli di tromba che segnano l’arrivo  dei nuovi protagonisti sullo scenario mondiale, dovrebbe far capire che si sta scommettendo sui numeri sbagliati della roulette globale. E sconcerterebbe l’affidavit e l’atto di fede ai soliti padroni, in cambio di cambiali da scontare a caro prezzo, se non fosse esplicita la funzione subalterna di esecutore testamentario data al notaio e ai suoi cari, con la copertura di una ridicola masnada di gaglioffi chiamati a fare da becchini e scavafosse.

Per quello è venuta bene l’emergenza sanitaria, il laboratorio dove si potevano testare  gli effetti nefasti della globalizzazione, inquinamento e circolazione incontrollata di virus, privatizzazioni che hanno minato lo stato sociale, mentre è stata sperimentata la potenza della manipolazione e imposta la necessità dello stato di eccezione, il fantasma che il Novecento ha lasciato in eredità al presente, e che permette alla “politica” di rendere obbligatorio quello che in democrazia non era concesso e consentito,  creando un discrimine morale e culturale tra mentalità disposte alla semplificazione volontaristica di chi accetta tutto in nome del superiore diritto alla salute e alla sopravvivenza, fino alla rimessa totale a autorità incontrovertibili e mentalità inclini alla complessità raziocinante, e perciò oggetto di ostracismo da parte di un “regime” che ha superato il compromesso per realizzare la contraddizione accettabile.

Parlo di un regime che lavora per farci riconoscere lo stato di protettorato con la cooperazione demenziale di chi chiedeva porti aperti e di chi li chiudeva, di chi esigeva la cancellazione della prescrizione e dell’avvocato del cavaliere e degli zii putativi di Ruby, degli apostoli della questione meridionale insieme alla scrematura dei più anacronistici polentoni in grazia dell’autonomia regionale, di quelli che citavano Brecht sulla criminalità bancaria e di quelli che davano l’immunità ai babbi, di quelli che le banche è meglio rapinarle con quelli che rapinano attraverso le banche, e poi sindacati e i confindustriali come d’altra parte è già successo con il Jobs Act e il Primo Maggio in piazza.

È che grande è la confusione sotto il cielo, ma stavolta la situazione non è eccellente.

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