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Per lesioni colpose sono stati iscritti 169 fascicoli con indagati e 590 senza. “Numerose denunce sono pervenute da parte di dipendenti di strutture sanitarie e da organizzazioni sindacali”.
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Milano – Sono centinaia i fascicoli aperti dalla Procura di Milano e dalle altre procure del distretto milanese per omicidio e lesioni colpose ed epidemia colposa, reati legati alla pandemia da Covid, alle morti nelle Rsa, ai contagi e ai decessi negli ospedali e sui luoghi di lavoro.
I numeri impressionanti, difficili da sommare in modo esatto, emergono dalla relazione della Procura generale di Milano, pubblicata per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Solo a Milano, ad esempio, dopo lo scoppio della pandemia sono stati aperti più di 60 fascicoli per epidemia colposa per “i numerosi decessi avvenuti nelle Rsa“. E una “cinquantina” di denunce sono ancora in valutazione.
In meno “di otto mesi”, poi, per omicidio colposo sono stati aperti 68 fascicoli con indagati e 178 senza, “per ipotesi di responsabilità varie nella gestione della malattia, sia sotto il profilo terapeutico che organizzativo, anche con riferimento ai ‘datori di lavoro’ nel senso più lato“.
Per lesioni colpose sono stati iscritti 169 fascicoli con indagati e 590 senza. “Numerose denunce – si legge – sono infatti pervenute all’ufficio da parte di dipendenti di strutture sanitarie” e da “organizzazioni sindacali”. A Lodi, nel frattempo, territorio martoriato dall’epidemia nella prima fase, “sono stati aperti 38 procedimenti per presunta colpa medica conseguente agli effetti del contagio” per “soggetti operanti in ambito medico-ospedaliero e non solo”. E 11 indagini “per analoga presunta colpa medica per gli effetti del contagio” nelle Rsa. Decine i fascicoli aperti anche a Busto Arsizio, Como, Lecco (c’è un’indagine “con monitoraggio dei tassi di decesso rispetto all’anno precedente”).
In Procura a Lodi è prevista “l’emissione di un’apposita direttiva per uniformare gli orientamenti dei magistrati”, trattandosi di “procedimenti riguardanti condotte caratterizzate da straordinarietà“. A Milano ci sono stati “corsi di addestramento” della polizia giudiziaria per “operare in zone contaminate”. E le indagini sono lunghe e complesse “per la necessità di supporto medico legale” e “per l’obiettiva difficoltà di individuazione di sicure leggi scientifiche”.
A tutte queste indagini si aggiungono quelle sulle “manovre speculative” sulle mascherine e un “centinaio” di procedimenti a Milano per violazioni di quarantene. In più, le inchieste della Dda milanese sulla “volontà e l’interesse della criminalità organizzata di approfittare di tutte le diverse agevolazioni” finanziarie. Mafie che “mangiano” le piccole e medie imprese in crisi con finanziamenti “non sempre a tasso usurario” e si prendono “negozi, attività artigiane”, bar e ristoranti “danneggiati dal lockdown”.
In un periodo in cui, si legge ancora nella relazione, gli investigatori hanno individuato pure “collegamenti” tra mafia, ‘ndrangheta e camorra in Lombardia “finalizzati al riciclaggio di denaro ed al narcotraffico” con uomini che fanno da “cerniera”.
Pubblicato da Valentina Bennati – ComeDonChisciotte.org
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