domenica 23 giugno 2019

Le Lobbies di Bruxelles

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A queste potenti organizzazioni mondiali, che abbiamo esaminato sinora, si
uniscono alcune lobbies con sede a Bruxelles che sono quelle che preparano
materialmente i trattati e i regolamenti per conto degli oligarchi e che poi
trasmettono alle principali istituzioni europee come la Commissione ed il
Consiglio che, a loro volta, avranno il compito di recepire e fare attuare. Ce
ne sarebbero diverse, ma tra le principali vale la pena di menzionare Il
Transatlantic Business Dialogue (TABD) che forma, senza dubbio la più
ampia e strutturata alleanza tra grandi corporations e Stati; la European
Roundtable of Industrialists(ERT) e la Business Europe (BE) perché ci
sono le prove che da queste in particolare, provengano i principali trattati che
oggi subiamo sulla nostra pelle come il six pack e il fiscal compact.
La sua influenza sui processi decisionali ha indotto diversi accademici a definire il
TABD come una nuova forma di governance, una commistione poteri
pubblici/privati di immense proporzioni. In un summit del TABD che risale
al 1998, nei primi anni di vita della lobby, in cui essa portò a casa i più grandi
successi, l’allora Vice presidente degli Stati Uniti, Al Gore, dichiarò
rivolgendosi ai presenti: “So che andate orgogliosi del fatto che più del 50%
delle vostre raccomandazioni sono state tradotte in legge negli ultimi tre
anni(dalla nascita del TABD )”. Nel 2000, Pascal Lamy, attuale direttore
generale del WTO (World Trade Organization), allora Commissario UE al
Commercio nominato dal suo presi- dente Romano Prodi, rassicurò gli
industriali del TABD che la Commissione “stesse facendo del suo meglio per
mettere in pra- tica le loro raccomandazioni.” In quell’occasione Lamy
proseguì elencando una serie di punti sui quali il TABD avrebbe voluto
posticipare, indebolire o abolire completamente proposte o leggi esistenti,
adottate dai governi, che avevano lo scopo di mettere dei paletti al grande
business ed affermò, a tale proposito, che sulla strada della
deregolamentazione“sono stati fatti dei gran- di progressi”.
Un attento esame del sito delle altre due lobbies sopracitate effettuato dal
giornalista Matteo Bernabè ha rilevato che: “nel 2002l’European Roundtable
of Industrialists chiedeva che le “im- plicazioni dei bilanci nazionali delle
politiche di spesa allo stadio della prima ideazione siano controllati al livello
della UE”. Nel 2011 arriva il Semestre Europeo che stabilisce che i governi
degli Stati nazionali dovranno sottoporre i bilanci nazionali alla
Commissione Europea e al Consiglio Europeo nell’aprile di ogni anno per
essere esaminati ed eventualmente modificati.
Nel 2010Business Europe chiedeva “un meccanismo forte di costrizione che
assicuri obbedienza” da parte degli Stati e “un sistema di penalità graduali e
di multe in caso di ripetuta indisciplina nei bilanci nazionali.”
Nel 2011 il Preventing Macroeconomic Imbalances delinea le sanzioni a
cui gli Stati “disobbedienti” vanno incontro in caso di mancata applicazione
delle correzioni indicate dalla Commissione Europea.
Nel 2010Business Europe chiedeva “una maggiore flessibilità nelle strutture
di contrattazione dei salari” oltre a “un legame più stretto tra l’età
pensionabile e l’aspettativa di vita” (aumen- tare l’età pensionabile).
Nel marzo 2011 Business Europe sottolineava “il bisogno di dare un ruolo di
primo piano alla Commissione, e di limitare il potere degli Stati membri”.
Nel marzo 2011 l’Europact stabilisce la necessità di “riesaminare gli accordi
salariali e laddove necessario, il grado di accentramento del processo
negoziale”; oltre a imporre ai governi di “allineare l’età pensionabile con
l’aspettativa di vita” (nota: hanno usato anche le stesse parole). Inoltre, la
sostenibilità delle finanze pubbliche deve essere valutata in base a “regimi
pensionistici, assistenza sanitaria e previdenza sociale” (non, per esempio,
a spese militari). Nel giugno 2010 e nel marzo 2011 Business
Europesuggeriva “la trasposizione di regole sul deficit (pubblico) e sul
debito (pubblico) in leggi nazionali”e “barriere al debito pubblico
introdotte nelle leggi nazionali”.
Nel marzo 2012 il cosiddetto Fiscal Compact sancisce “l’obbligo di
trasporre la regola del pareggio [di bilancio] nel sistema giuridico
nazionale a livello costituzionaleo equivalente” (nuo- vo articolo 81 della
Costituzione Italiana entrato in vigore il 17 aprile 2012). Inoltre gli Stati
“devono fare rapporto ex-ante (prima, nda) alla Commissione e al Consiglio
Europeo sui loro piani di emissione di debito”.
Come vedete la staffetta è molto chiara. Nelle loro organizzazioni e riunioni a
porte chiuse gli oligarchi decidono cosa è meglio per i loro interessi,
trasmettono il tutto alle lobbies di Bruxelles da essi stessi finanziate, le quali
provvedono a creare leggi e regolamenti che poi trasferiranno alle istituzioni
europee - dove intanto gli oligarchi hanno piazzato i propri membri - sotto
forma di “consigli”. Come per incanto questi “consigli” diventeranno leggi
vincolanti per la vita di milioni di persone ma a favore degli oligarchi stessi.
Nel 2000 l’allora presidente dell’European Roundtable of Indu - strialists,
Daniel Janssen lo disse chiaramente: “Da una parte stiamo riducendo il
potere dello Stato e del settore pubblico con le privatizzazioni e la
deregolamentazione(…) Dall’altra stiamo trasferendo molti dei poteri
nazionali dagli Stati a una struttura più moderna a livello europeo,24 che
aiuta i business internazionali come il nostro”.
In un rapporto del Corporate Europe Observatory sull’opera - to della ERT si
dichiarava che: “Le politiche sociali sono sta- te accantonate – spiega il
rapporto ed il processo decisionale
24 http://corporateeurope.org/sv/tags/ert
accelerato e privato di un aperto dibattito. Con modalità che sono al servizio
del grande business, lasciando inascoltate altre voci”. Inutile dire che queste
lobbies sono sotto il controllo dei soliti gruppi. L’ex presidente del
Bilderberg, Etienne Davignon è uno dei principali esponenti della European
Roundtable of industriali- sts. La onnipresente Goldman Sachs ha il suo
zampino anche qui. Ai vertici della ERT, infatti, troviamo proprio Peter
Sutherland, presidente della controversa banca americana, membro del
Direttivo del Bilderberg e Presidente europeo della Commissione Trilaterale.
Tra i membri italiani, sul sito ufficiale, troviamo gli stessi che troviamo nelle
liste del Bilderberg come John Elkann e Rodolfo De Benedetti.
Il cerchio ancora una volta si chiude.
Alla presidenza della Business Europe, invece, dal 1 Luglio 2013 troviamo
Emma Mercegaglia, già presidente della nostra Confindustria e dal 2014
nuovo presidente dell’Eni. Volete scommettere che adesso l’ex Ente
Nazionale Idrocarburi verrà completa- mente privatizzata?

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