venerdì 7 giugno 2019

Fca-Renault, Giulio Tremonti: "Non stupiamoci di Macron".

Per il Professore ed ex ministro dell'Economia la mancata fusione dimostra come a Parigi il "paradigma mercatista" non esista. "Per tanti anni ho scritto e detto: il mercato dove possibile, lo Stato dove necessario”.

Fca-Renault, Giulio Tremonti: “Non c’è ragione di particolare stupore per quanto è successo in Francia. 
E’ il riflesso, se si vuole un’application, di un modello economico-industriale che non è esclusivo della Francia, ma diffuso in larghe parti dell’Europa continentale, a Parigi come Berlino. 
A Berlino c’è l’ “economia sociale di mercato”, a Parigi la presenza diretta dello Stato nell’economia
Nel 2005 fu bloccata dalla mano pubblica una acquisizione in Francia da parte di Enel. Per suo conto la Commissione europea la giudicò perfettamente compatibile con i criteri di mercato! Per quanto mi riguarda, per tanti anni ho scritto e detto: il mercato dove possibile, lo Stato dove necessario”.
Il Professore ed ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti ci risponde con l’aria di chi non è minimamente stupito del comportamento dello Stato francese e del suo massimo rappresentante nella ormai saltata operazione triangolare Renault  Fca e Nissan. Anzi per chi, come lui, ne ha viste tante la vera domanda è un’altra. “Come è possibile che un’operazione del genere possa venir meno in questo modo? Possibile che non sia stato acquisito in anticipo un consenso totalitario e non siano stati fatti tutti i passaggi politici?”.

Professor Tremonti, possibile che non ci sia nessuna contraddizione nell’atteggiamento di Macron, che si dice a parole europeista ma nei fatti poi si dimostra colbertista e sovranista? Lo stop alla fusione Fca-Renault è solo un esempio, lo scorso anno abbiamo visto più o meno lo stesso spartito per l’acquisizione da parte dell’italiana Fincantieri dei cantieri navali francesi di Saint Nazaire…

Guardi, in realtà è proprio l’Europa che funziona così. Parigi non è assolutamente un’eccezione. Andiamo a Berlino. Lì le cose non sono poi tanto diverse, la mano pubblica alias la mano sociale è sistematicamente presente dall’industria alle banche e viceversa, tanto al centro quanto in periferia. Il paradigma “mercatista” non è presente o conosce eccezioni vastissime tanto in Germania quanto in Francia.

In Italia invece c’è chi critica l’interventismo francese proprio sulla base di un presunto tradimento dei concetti di libero mercato e di spazio unico europeo.

In Italia è dai tempi del Britannia che ha preso forma e sostanza una certa retorica mercatista. E’ stata solo la crisi economica che ha fatto da acceleratore della storia, ha incrinato i dogmi del libero mercato tanto cari ai post comunisti che avevano portato i loro sconfitti penati dai templi moscoviti ai nuovi  templi “liberisti”. Questa una evoluzione che è andata fuori dal pensiero liberale classico che è stato per secoli basato sulla “ricchezza”, ma anche sulle “nazioni”. E’ solo stato con la crisi che si è sviluppato il passaggio dall’assoluto del “free trade” al politico del “fair trade”. Per anni ho cercato di introdurre questo scarto non solo semantico nei comunicati finali dei G7 o dei G20 ma non ci sono riuscito. La logica del “free trade” riduce l’economia al segmento terminale dello scambio - il “deal”. La logica del “fair trade” non limita l’economia al luogo terminale dello scambio, risale a monte lungo la catena della produzione, considera i diritti di proprietà, i diritti dei lavoratori, l’ambiente, gli interessi nazionali, etc. E’ stato solo due anni fa nel G7 di Taormina che è apparsa per la prima volta la formula “fair trade”. Per quanto risulta fu introdotta insieme da Trump e da Macron e poi su questa base ha cominciato ad apparire in tanti nuovi documenti “europei”, a proposito di mercato e di Europa!

Quindi il governo italiano avrebbe dovuto fare come quello francese ovvero giocare la partita Fca-Renault da protagonista?
Lasci stare il governo italiano. Tra l’altro Fca è società con sede in Olanda. Se posso formulare un’opinione quando si sviluppa un’operazione di questo tipo, transazionale e mista - pubblico e privato -  e con questa dimensione, è forse opportuno che l’annuncio pubblico sia basato su di un consenso già strutturato e non viceversa. E tutto questo dovrebbe essere bilaterale tanto dal lato privato quanto dal lato pubblico e soprattutto da questo.

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