lunedì 17 giugno 2019

Draghi e i minibot: smontare il sofisma

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Dire che i “minibot” sono o moneta o debito, è come dire che  una donna incinta o è donna o è incinta.
Secondo le stesse definizioni dell’istituto di Draghi, infatti, tutta la moneta è sia debito sia titolo. La BCE definisce tutti gli aggregati monetari come “una passività”,  con  un grado più o meno elevato di liquidità secondo il bene sottostante, in cui si può convertire. Cioè si può tranquillamente affermare, in linea con quanto affermato dalle autorità monetarie, che tutta la moneta è sia debito sia titolo.
Però se tutta la moneta è titolo, in questo paradigma, una cambiale in retaggio dell’epoca in cui la banconota era un pagherò sull’oro, si può affermare vice versa che tutti i titoli sono moneta? Ovviamente no.


Se tutta la moneta oggigiorno è titolo non tutti i titoli sono moneta.
Cos’è che fa sì che un titolo diventi moneta? Deducendo dalla storia e dal codice civile, nonché dall’osservazione empirica, si può asserire che un titolo diventa moneta quando è trasferibile ad libitum, cioè GIRA indefinitamente, quando non scade, quando è valida verso tutti, al portatore, e ha un  valore relativamente stabile – il “relativamente” è d’obbligo nella misura in cui il rischio di instabilità è costante e intrinseco in una moneta debito e titolo.
Il titolo invece scade, è nominativo, ma non sempre, può girare, e normalmente ha valore meno stabile.
Alla luce di quel poco che sappiamo, possiamo quindi dire che i minibot se non sono moneta, poco ci manca: infatti non scadono, sono trasferibili, e sono validi verso tutti coloro che li accettano.

Draghi quindi sbaglia primo  perché se i minibot sono moneta, non possono essere o debito o moneta, così come una donna incinta non può essere o donna o incinta e questo secondo la sua stessa premessa che tutta la moneta è debito e titolo.
Secondo perché se è moneta non a corso legale non è vero che è vietata.
Tant’è vero che Daniel Gros, l’esperto economista consulente della Commissione europea a Bruxelles, dichiarò due anni fa quando si parlò di minibot sulla stampa internazionale, che se si trattava di una moneta non a corso legale, allora era permessa (cfr. https://www.reuters.com/article/us-italy-euro-analysis/italys-dual-currency-schemes-may-be-long-road-to-euro-exit-idUSKCN1BJ20F.
Forse lui pensava alla possibilità che ha la Germania di coniare 10 000 000 di euro in monetine da 5 euro a circolazione nazionale? Oppure pensava ai marchi che sono ancora in circolazione in Germania e alla valuta nazionale di altri 9 paesi dell’eurozona, senza scadenza (cfr. https://www.ecb.europa.eu/euro/exchange/html/index.it.html ) ? Moneta non a corso legale, sicuramente. E allora perché per l’Italia no?
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I  Trattati definiscono come unica moneta a corso legale nell’eurozona le banconote e le monetine in euro (il cui valore di conio è autorizzate dalla BCE), mentre ad esempio, l’elefante nel salotto, il caso eclatante è che niente è detto della moneta bancaria e di altri strumenti monetari, che rappresentano almeno il 93% di tutti gli aggregati monetari, moneta che pur non essendo definita a corso legale, il sistema bancario e gli Stati ci impongono di accettare nei fatti.
Oppure Daniel Gros pensava alle eccezioni della Francia, che stampa le banconote in CFA per 14 paesi e le Comore, fuori dalla zona dell’euro, ma anche il CFP – ex protocollo 18 dei Trattati TFUE – per Wallis e Futuna, Nuova Caledonia, e Polinesia? Oppure al fatto meno noto che la  Francia stampa banconote e crea simboli monetari in euro per altri 8 territori d’oltremare considerati regioni ultraperiferiche dell’UE, in violazione dei Trattati europei?
E infatti la Francia viola probabilmente l’art 123 che vieta la concessione di scoperti ai tesori da parte della BC (2), e sicuramente l’art. 130 dell’indipendenza della BC dai governi, in quanto la BdF stampa ed emette CFA, CFP ed euro per questi territori, senza alcuna indipendenza dal Ministero delle Finanze, da quello dell’Oltremare e dello Sviluppo, né da quella banca pubblica garantita contro i fallimenti dallo Stato che è l’Agence publique de développement filiale del Tesoro.
E’ come se la BdI stampasse banconote ed emettesse simboli monetari insieme al Tesoro per concedere scoperti ai tesori di Sardegna, Sicilia, Val D’Aosta e anche dell’Eritrea e della Libia e poi finanziasse i progetti pubblici con una banca del Tesoro!
L’art 127 invece è formulato su misura per la Francia:  “La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote.” Quindi se un paese stampasse banconote come la Francia per le regioni ultraperiferiche d’Europa ma facenti parte di  UE ed eurozona, potrà sempre dire che la BCE la autorizza.
O come spiegare che tra gli aggregati monetari, nei testi della BCE, rientrano anche le passività degli enti pubblici dell’eurozona come i depositi dei Tesori nazionali e gli Uffici postali ? Altra definizione che tiene conto del fatto che una sezione dedicata del Tesoro francese gestisce conti e contabilità come una banca?
Infine Draghi sbaglia nel presupporre che i minibot aumentano il debito pubblico, perché non richiedono indebitamento con il cartello delle banche dealer, non richiedono cioè l’emissione di titoli del debito pagabili proprio perché, non essendo “pagabili”, cioè convertibili in euro, essi non possono secondo le regole stesse contabili dell’UE e il buonsenso aumentare lo stock del debito.
Non sono quindi redimibili. Esattamente come non lo sono più ufficialmente le banconote da quando si sono trasformate da moneta rappresentativa dell’oro “sottostante” a moneta fiat senza riserva, e così come non lo è nei fatti, o non completamente, la moneta bancaria, che dovrebbe rappresentare le banconote, ma che non rappresenta più completamente, visto che queste sono circa il 7% di tutta la moneta circolante di cui i depositi bancari.
Qualcosa mi dice che è proprio questo aspetto che da fastidio a Draghi, il fatto cioè che uno Stato dell’eurozona si permetta di utilizzare lo stesso trucco usato dai banchieri da secoli: quello di dirti, te lo converto quando vuoi, e poi al momento buono… zac ! Sparito !!
Perché le passività monetarie bancarie, in realtà, non sono debito vero nella misura in cui le banche non lo rimborsano mai per quello che riguarda le banconote, e quasi mai per la moneta bancaria (o solo per il 7% di banconote sottostanti!).
Ma come sapete tutta la moneta è invece vero debito dei prenditori, perché all’accettazione, gli Stati e i cittadini accettano  tacitamente di rimborsare il “debito” che la banca ha nei confronti della società nel creare tali simboli monetari: il mestiere della banca è uno scaricabarile sul cliente del proprio debito.
Nel caso del minibot, però, con lo stesso meccanismo, lo Stato crea moneta per rimborsare il suo debito nei confronti del creditore, il quale essendo anche fiscalmente debitore d’ufficio nei confronti dello Stato, va a compensazione con la cartolarizzazione del suo credito. Lo stesso trucco per rovesciare però i termini. Senza ulteriore debito.
L’unica cosa che si potrà dire invece, è che sono un mancato guadagno futuro dello Stato,  che però rischia di essere lautamente compensato dall’aumento di gettito fiscale provocato dall’aumento di domanda interna trascinata dal giro degli stessi.
E il cerchio si chiude, come in una economia circolare.
Il ragionamento sopra, si noti bene, non è tanto un ragionamento economico, quanto di logica per smontare un sofisma, quello di Draghi e di tutto il consesso bancario e dei suoi lacché che in questi giorni riempiono i salotti di una sfilza di clichés, falsi e adulterati. Esattamente come la loro moneta del “monopoli”.
Come tutta la moneta del resto. Metro e Nome. Nomos et Mater.
Nforcheri 17/6

(1) Articolo 123
(ex articolo 101 del TCE)
1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate “banche centrali nazionali”), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.
(2)
Central governments are considered to be a “money-neutral” sector, with one exception: central government deposit liabilities with a monetary character (post office accounts, national savings accounts and treasury accounts) are included in the definition of the monetary aggregates of the Eurosystem. https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/mb199901_focus02.en.pdf?88a79e36c79bd7e919d8aa7f2204f7d5

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