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Dire che i “minibot” sono o moneta o debito, è come dire che una donna incinta o è donna o è incinta.
Secondo le stesse definizioni dell’istituto di Draghi, infatti, tutta
la moneta è sia debito sia titolo. La BCE definisce tutti gli aggregati
monetari come “una passività”, con un grado più o meno elevato di
liquidità secondo il bene sottostante, in cui si può convertire. Cioè si
può tranquillamente affermare, in linea con quanto affermato dalle
autorità monetarie, che tutta la moneta è sia debito sia titolo.
Però se tutta la moneta è titolo, in questo paradigma, una
cambiale in retaggio dell’epoca in cui la banconota era un pagherò
sull’oro, si può affermare vice versa che tutti i titoli sono moneta?
Ovviamente no.
Se tutta la moneta oggigiorno è titolo non tutti i titoli sono moneta.
Cos’è che fa sì che un titolo diventi moneta? Deducendo dalla storia e
dal codice civile, nonché dall’osservazione empirica, si può asserire
che un titolo diventa moneta quando è trasferibile ad libitum, cioè GIRA
indefinitamente, quando non scade, quando è valida verso tutti, al
portatore, e ha un valore relativamente stabile – il “relativamente” è
d’obbligo nella misura in cui il rischio di instabilità è costante e
intrinseco in una moneta debito e titolo.
Il titolo invece scade, è nominativo, ma non sempre, può girare, e normalmente ha valore meno stabile.
Alla luce di quel poco che sappiamo, possiamo quindi dire che i
minibot se non sono moneta, poco ci manca: infatti non scadono, sono
trasferibili, e sono validi verso tutti coloro che li accettano.
Draghi quindi sbaglia primo perché se i minibot sono moneta, non
possono essere o debito o moneta, così come una donna incinta non può
essere o donna o incinta e questo secondo la sua stessa premessa che
tutta la moneta è debito e titolo.
Secondo perché se è moneta non a corso legale non è vero che è vietata.
Tant’è vero che Daniel Gros, l’esperto economista consulente della
Commissione europea a Bruxelles, dichiarò due anni fa quando si parlò di
minibot sulla stampa internazionale, che se si trattava di una moneta
non a corso legale, allora era permessa (cfr. https://www.reuters.com/article/us-italy-euro-analysis/italys-dual-currency-schemes-may-be-long-road-to-euro-exit-idUSKCN1BJ20F.
Forse lui pensava alla possibilità che ha la Germania di coniare 10
000 000 di euro in monetine da 5 euro a circolazione nazionale? Oppure pensava ai marchi che sono ancora in circolazione in Germania e alla valuta nazionale di altri 9 paesi dell’eurozona, senza scadenza (cfr. https://www.ecb.europa.eu/euro/exchange/html/index.it.html ) ? Moneta non a corso legale, sicuramente. E allora perché per l’Italia no?
I Trattati definiscono come unica moneta a corso legale
nell’eurozona le banconote e le monetine in euro (il cui valore di conio
è autorizzate dalla BCE), mentre ad esempio, l’elefante nel salotto, il
caso eclatante è che niente è detto della moneta bancaria e di altri
strumenti monetari, che rappresentano almeno il 93% di tutti gli
aggregati monetari, moneta che pur non essendo definita a corso legale,
il sistema bancario e gli Stati ci impongono di accettare nei fatti.
Oppure Daniel Gros pensava alle eccezioni della Francia,
che stampa le banconote in CFA per 14 paesi e le Comore, fuori dalla
zona dell’euro, ma anche il CFP – ex protocollo 18 dei Trattati TFUE –
per Wallis e Futuna, Nuova Caledonia, e Polinesia? Oppure al fatto meno
noto che la Francia stampa banconote e crea simboli monetari in euro
per altri 8 territori d’oltremare considerati regioni ultraperiferiche
dell’UE, in violazione dei Trattati europei?
E infatti la Francia viola probabilmente l’art 123 che vieta la
concessione di scoperti ai tesori da parte della BC (2), e sicuramente
l’art. 130 dell’indipendenza della BC dai governi, in quanto la BdF
stampa ed emette CFA, CFP ed euro per questi territori, senza alcuna
indipendenza dal Ministero delle Finanze, da quello dell’Oltremare e
dello Sviluppo, né da quella banca pubblica garantita contro i
fallimenti dallo Stato che è l’Agence publique de développement filiale
del Tesoro.
E’ come se la BdI stampasse banconote ed emettesse simboli monetari
insieme al Tesoro per concedere scoperti ai tesori di Sardegna, Sicilia,
Val D’Aosta e anche dell’Eritrea e della Libia e poi finanziasse i
progetti pubblici con una banca del Tesoro!
L’art 127 invece è formulato su misura per la Francia: “La Banca
centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di
banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e
le banche centrali nazionali possono emettere banconote.” Quindi se un
paese stampasse banconote come la Francia per le regioni
ultraperiferiche d’Europa ma facenti parte di UE ed eurozona, potrà
sempre dire che la BCE la autorizza.
O
come spiegare che tra gli aggregati monetari, nei testi della BCE,
rientrano anche le passività degli enti pubblici dell’eurozona come i
depositi dei Tesori nazionali e gli Uffici postali ? Altra definizione
che tiene conto del fatto che una sezione dedicata del Tesoro francese
gestisce conti e contabilità come una banca?
Infine Draghi sbaglia nel presupporre che i minibot aumentano il
debito pubblico, perché non richiedono indebitamento con il cartello
delle banche dealer, non richiedono cioè l’emissione di titoli del
debito pagabili proprio perché, non essendo “pagabili”, cioè
convertibili in euro, essi non possono secondo le regole stesse
contabili dell’UE e il buonsenso aumentare lo stock del debito.
Non sono quindi redimibili. Esattamente come non lo sono più
ufficialmente le banconote da quando si sono trasformate da moneta
rappresentativa dell’oro “sottostante” a moneta fiat senza riserva, e
così come non lo è nei fatti, o non completamente, la moneta bancaria,
che dovrebbe rappresentare le banconote, ma che non rappresenta più
completamente, visto che queste sono circa il 7% di tutta la moneta
circolante di cui i depositi bancari.
Qualcosa mi dice che è proprio questo aspetto che da fastidio a
Draghi, il fatto cioè che uno Stato dell’eurozona si permetta di
utilizzare lo stesso trucco usato dai banchieri da secoli: quello di
dirti, te lo converto quando vuoi, e poi al momento buono… zac ! Sparito
!!
Perché le passività monetarie bancarie, in realtà, non sono debito
vero nella misura in cui le banche non lo rimborsano mai per quello che
riguarda le banconote, e quasi mai per la moneta bancaria (o solo per il
7% di banconote sottostanti!).
Ma come sapete tutta la moneta è invece vero debito dei prenditori,
perché all’accettazione, gli Stati e i cittadini accettano tacitamente
di rimborsare il “debito” che la banca ha nei confronti della società
nel creare tali simboli monetari: il mestiere della banca è uno
scaricabarile sul cliente del proprio debito.
Nel caso del minibot, però, con lo stesso meccanismo, lo Stato crea
moneta per rimborsare il suo debito nei confronti del creditore, il
quale essendo anche fiscalmente debitore d’ufficio nei confronti dello
Stato, va a compensazione con la cartolarizzazione del suo credito. Lo
stesso trucco per rovesciare però i termini. Senza ulteriore debito.
L’unica cosa che si potrà dire invece, è che sono un mancato guadagno
futuro dello Stato, che però rischia di essere lautamente compensato
dall’aumento di gettito fiscale provocato dall’aumento di domanda
interna trascinata dal giro degli stessi.
E il cerchio si chiude, come in una economia circolare.
Il ragionamento sopra, si noti bene, non è tanto un ragionamento
economico, quanto di logica per smontare un sofisma, quello di Draghi e
di tutto il consesso bancario e dei suoi lacché che in questi giorni
riempiono i salotti di una sfilza di clichés, falsi e adulterati.
Esattamente come la loro moneta del “monopoli”.
Come tutta la moneta del resto. Metro e Nome. Nomos et Mater.
Nforcheri 17/6
(1) Articolo 123
(ex articolo 101 del TCE)
1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra
forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale
europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso
denominate “banche centrali nazionali”), a istituzioni, organi od
organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti
regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto
pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto
diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale
europea o delle banche centrali nazionali.
2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti
creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di
liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche
centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento
degli enti creditizi privati.
(2)
Central
governments are considered to be a “money-neutral” sector, with one
exception: central government deposit liabilities with a monetary
character (post office accounts, national savings accounts and treasury
accounts) are included in the definition of the monetary aggregates of
the Eurosystem.
https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/mb199901_focus02.en.pdf?88a79e36c79bd7e919d8aa7f2204f7d5
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