''Io sono Una'',
graphic novel pubblicato dalla casa editrice Add Editore e tradotto da
Marta Barone, narra una storia agghiacciante all'interno della quale
viene sviscerato e analizzato un tema di grande attualità: quello della
violenza sulle donne.
Stefania Massari
Libri al femminile
Il
5 luglio del 1974 un uomo con un martello e un coltello aggredisce, in
una stradina, una donna di 37 anni originaria di Keighley. Lo stesso
episodio si verifica il 15 agosto e il 27 agosto.Tre anni dopo,
precisamente nel 1977, altri omicidi vengono commessi fra Leeds e
Bradford. In quel periodo, Una, ragazzina dodicenne, cresce ed impara a
suonare la chitarra, strinpellando ''Mull of kintyre''(
di Paul McCartney & Wings); mentre i suoi
coetanei ascoltano il punk: un genere musicale di protesta.
Per
chi non lo sapesse ancora, gli anni '70 furono un decennio alquanto
turbolento caratterizzato soprattutto da: scioperi, legge per la parità
retributiva, lotte contro la discriminazione sessuale e prime rivolte
razziali. Gli omicidi commessi avevano un unico movente: un odio
viscerale contro le donne, in particolare le prostitute. Anche Una è
vittima di violenza sessuale. Un argomento considerato, soprattutto in
quel periodo, ancora un tabù.
Dato
il contesto misogino e profondamente maschilista e gli avvennimenti che
si sono succeduti, alle ragazze si consiglia "di vestire in modo non
appariscente", "di tornare a casa presto la sera", come se la colpa
della violenza subita fosse la loro. Di contro, battaglie femministe
prendono vita e si dilagano per tutte le strade di quartiere.
Ma
dov'è la giustizia? E perché, facendo un volo pindarico dagli anni '70 a
oggi, si deve ancora parlare di educazione sentimentale?
Eppure noi donne dobbiamo
fare i conti con questa continua arroganza, malvagità e crudeltà che
anima i cuori di questi uomini deboli che, non potendoci avere alle loro
condizioni, cosa fanno? Ci uccidono. Ed ecco che il nostro urlo di
rabbia e disapprovazione può essere veicolato dalla letteratura, perché
questo graphic novel non è solo un volume illustrato da una bravissima
disegnatrice, ma è uno strumento di denuncia sociale che dovrebbero
leggere soprattutto gli uomini.
Una,
con un linguaggio chiaro, ostinato e lineare, arriva dritta
all'obiettivo: raccontare una storia che ha per protagoniste tutte noi,
perché è in quell'articolo indeterminativo che possiamo riconoscerci.
Allora diciamo basta alla violenza, a quel velo di omertà che avvolge la
nostra società. Diciamo basta al senso di oppressione che ci attanaglia
e diciamo sì al rispetto, alla gentilezza e alla bontà d'animo, valori
che si devono insegnare sin da bambini.
Ogni
donna ha la sua dignità in quanto essere umano libero di decidere del
suo futuro. Non calpestiamola. Anzi, impariamo a fare rete affinché la
solitudine non sia la condizione necessaria alla sopravvivenza, e che
l'amore, l'affetto e la fratellanza siano i principi cardini su cui
basarci per cambiare lo stato attuale delle cose.
Oggi più che mai, Una ci insegna a reagire. Facciamolo con coscienza senza aver paura di chiedere aiuto.
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