Su 119 solo 66 hanno una
destinazione ma spesso l’impiego è diverso da quello indicato dalla
legge sul riuso a scopi pubblici dei patrimoni mafiosi.
Ma i conti non tornano.
Dai dati aggiornati dell'Agenzia del ministero dell'Interno emerge che sono 119 i beni immobili, tra cui appartamenti, terreni, capannoni, destinati in via definitiva al Comune nel corso degli ultimi dieci anni.
Eppure dal sito del Campidoglio emerge che sono solo 66 i beni riusati e assegnati a cooperative, associazioni o a uffici comunali: mancano almeno 53 locali che di fatto risultano fantasma.
Non solo. Anche fra i 66 beni registrati non mancano ritardi e procedure poco trasparenti: almeno la metà sono affidati dal Comune a uso ufficio, adibiti come archivi o per l'emergenza abitativa. E quindi spesso fermi per lavori di ristrutturazione, lungaggini burocratiche o caos amministrativo. Quale uso si fa di questi locali?
A scoprirlo è un'inchiesta degli studenti del master di giornalismo dell'università Lumsa che hanno passato al setaccio la città, riuscendo a identificare almeno 94 beni confiscati. Scoprendo molti casi al limite del surreale. Come quello del locale di via Adelaide Ristori 30, in mano al Comune dal 2007 e per un periodo occupato persino dalla figlia del boss del racket Gennaro Petrella, a cui venne sequestrato: dovrebbe diventare un centro antiviolenza femminile ma di fatto, secondo l'inchiesta, il locale è abbandonato.
Altri casi nel Municipio XIII: su due beni assegnati al Comune, uno era usato come negozio di abbigliamento e l'altro, un appartamento in via Albergotti dal valore di quasi 500mila euro sequestrato a una famiglia vicina alla ' ndrangheta, risulta occupato abusivamente. Molte assegnazioni sono ancora nel caos e in stallo: in località Due Ponti c'è un appartamento in via Cavicchioli inutilizzato da nove anni, alla tenuta dell'Inviolatella ci sono fabbricati abbandonati e poco lontano, in via Capparoni, c'è un appartamento da 10 vani che potrebbe servire da centro antiviolenza o sportello antiracket ma in realtà, secondo i ragazzi della Lumsa, è di fatto inutilizzato.
Per non parlare del VII municipio, quello tristemente famoso per la presenza dei Casamonica: ci sono 18 beni assegnati al Comune ma di molti non risultano informazioni e di fatto sono senza destinazione. E tra vie sbagliate e numeri civici assenti, non va meglio nel VI municipio: "tra i beni confiscati è presente anche un appartamento di 89 mq destinato al dipartimento politiche abitative - scrivono gli studenti della Lumsa - ma la strada indicata dal comune, via Terme di Vigliaturo, non esiste" .
E le cose non cambiano negli altri municipi. Non mancano alcuni casi positivi. Tra i locali affidati a scopo sociale spiccano la Casa del Jazz in via di Porta Ardeatina, il locale di via Tuscolana assegnato alla cooperativa " Made in Jail" nel Municipio VII e il locale di via Cesare Maccari affidato all'Anffas, che ha trasformato la bisca dove fu ucciso Emidio Salomone, ultimo boss della Banda della Magliana, in una agenzia di lavoro per disabili. Il regolamento sui beni confiscati annunciato dalla sindaca dovrà risolvere il caos sui locali tolti alla malavita, ma anche qui non mancano i dubbi delle associazioni antimafia secondo cui il testo del Campidoglio non garantisce il riuso a scopo sociale dei beni.
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