Non
so se se ridere o piangere di fronte al teatrino che si è scatenato per
la possibile nomina di Paolo Savona a ministro dell’economia. Tutto
l’establishment e la grande stampa si sono mobilitati ventilando i
rischi di questa nomina. Gli ambienti UE – ma che cavolo sono? – fanno
sapere che non gradiscono, mentre la risalita dello spread annuncia
catastrofi ben più gravi, se effettivamente questo terribile personaggio
dovesse diventare ministro.
Mattarella si infastidisce per i diktat che
gli imporrebbero di nominare nel governo una persona così pericolosa. A
sua volta Salvini esalta Savona come l’amico del popolo che mancava e
che aspettavamo.
Ma
chi è questo pericoloso sovversivo chiamato Paolo Savona? È stato un
seguace di La Malfa nel Partito Repubblicano, il partito che voleva
l’austerità già negli anni settanta del secolo scorso. È stato dirigente
della Banca d’Italia e direttore generale della Confindustria. È stato
ministro di Ciampi e collaboratore del governo Berlusconi. È tra i
promotori dell’università privata Luiss, ove insegna anche Conte, ed è
entrato in una serie di consigli di amministrazione lunga una pagina. Fa
parte dei circoli internazionali legati al capitalismo e ai governi
USA, a partire dall’ Aspen Institute.
Che
cosa ha spinto questo borghese a tutto tondo, questo gran commesso del
capitalismo finanziario, verso il lato oscuro della forza? Nessun
comportamento concreto, ma solo opinioni contenute in qualche articolo e
libro. Savona ha scritto che l’euro non è stato un vantaggio per
l’Italia e che la Germania domina l’Europa, il che, come nel passato,
non è una buona cosa.
Apriti
cielo, per queste considerazioni che oramai si dicono stancamente nei
bar, Savona è diventato il nemico dell’establishment, naturalmente per
opera dell’establishment stesso. Che si è scatenato facendo credere che
tema più di ogni cosa Savona ministro dell’economia.
Ma
se questo pericoloso sovversivo diventerà ministro dell’economia cosa
potrà davvero fare, visto che il suo capo di governo ha già assicurato
piena obbedienza all’articolo 81 della Costituzione? Quello riscritto
quasi alla unanimità dal parlamento che aveva votato la fiducia al
governo Monti. Quello che inserisce nella nostra Carta l’obbligo di
pareggio di bilancio voluto dal più feroce dei patti europei: il fiscal
compact.
Io
credo che il ministro Savona andrà a qualche incontro europeo e poi
spiegherà che ha battuto i pugni sul tavolo e che ciò che ha ottenuto è
il massimo possibile. Come han fatto tutti i suoi predecessori. Perché
con la UE o si è disposti a disubbidire e rompere sul serio, o alla fine
si continua con austerità.
Intanto
però il teatrino mediatico sta convincendo l’opinione pubblica che
finalmente il popolo ha trovato chi lo difenderà da banche, finanza e
UE. Paolo Savona può sembrare un progressista solo perché finora ha
governato il PD.
L’establishment
è molto efficiente nell’inventarsi avversari di comodo, da sconfiggere
senza fatica per dimostrare che non ci sono alternative.
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