L'economista ex Fmi fissa due tempistiche: Se avrà la fiducia farà la manovra e si voterà a inizio 2019. Se non avrà la fiducia, voto a settembre.
"Sono molto onorato, naturalmente ce la metterò tutta" ha detto il premier incaricato, spiegando che Sergio Mattarella gli ha chiesto di "portare il paese a nuove elezioni" e presenterà "in tempi molto stretti la lista dei ministri". Cottarelli indica due tempistiche: "in caso di fiducia" il Governo affronterà "l'approvazione della legge di bilancio per il 2019, per poi andare a elezioni a inizio 2019"; invece, "in assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente, il suo compito sarebbe l'ordinaria amministrazione" con "elezioni dopo il mese di agosto".
Cottarelli ha assicurato la "neutralità completa rispetto al dibattito elettorale", aggiungendo una promessa: "Mi impegno a non candidarmi e chiederò un simile impegno a tutti i membri del governo".
Nato a Cremona nel 1954, dopo venticinque anni al Fondo Monetario e sei alla Banca d'Italia, Carlo Cottarelli ha ricoperto l'incarico di commissario alla spending review per il governo per un anno. Il conto dei tagli possibili arrivò a 32 miliardi. L'incarico si concluse con un corposo dossier di risparmi possibili e qualche amarezza che l'aveva portato a sottolineare più volte gli ostacoli incontrati sulla strada della revisione della spesa. Nel novembre del 2014, però Cottarelli lasciava e faceva ritorno al Fmi su nomina del Governo Renzi, come direttore esecutivo nel board. L'amore per il rigore dei conti però non si è interrotto e dal 30 ottobre 2017 è il Direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica di Milano. Laureato a Siena e alla London School of Economics, Cottarelli, pur lavorando a Washington dal 1988 quando entrò al Fondo Monetario dopo la Banca d'Italia e una breve esperienza all'Eni, ha sempre seguito con attenzione gli affari italiani.
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