Sentiamo sempre più spesso parlare di
lavoretti, lavoro alla spina, micro-lavoro. Giorgio Alleva, presidente
Istat, argomentando sulla necessità di realizzare un osservatorio sui
mini-jobs italiani, di recente ha affermato
che le persone che lavorano a ore, impegnate nella cosiddetta gig
economy, sono circa 550 mila persone, il 2,5% degli occupati d'Italia.
1. che il lavoro costituisce la principale fonte di reddito, permettendo l'accesso al consumo di risorse necessarie alla sopravvivenza, ma anche al raggiungimento di una vita libera e dignitosa;
2. che il lavoro è anche fonte di autorealizzazione e di confidenza in se stessi, in parte indipendentemente dal livello del reddito;
3. che il lavoro, allo stesso tempo, è espressione della propria identità sociale e terreno di costruzione di reti di relazione che favoriscono lo scambio, la prossimità, l'attivazione di legami di senso e di solidarietà;
4. che è proprio attraverso il lavoro che gli individui accedono ai diritti sociali, alla protezione pubblica e privata di welfare, a forme di rappresentanza e partecipazione associativa e politica.
Se il lavoro conta –e così ci auguriamo– non si possono contrastare gli effetti negativi della trasformazione del lavoro solamente attraverso la compensazione del deficit di reddito con forme di redistribuzione delle risorse (sussidi) o del lavoro ("Lavorare meno, lavorare tutti"). Si devono anche trovare modalità di diffusione della conoscenza e della professionalità che consentano a tutti opportunità di realizzarsi e di (re)inserirsi in contesti lavorativi complessi e dinamici; e sviluppare contestualmente protezioni universalistiche e partecipate all'interno di processi di crescita socialmente sostenibili, fondati su nuove modalità di cooperazione e di qualità sociale e ambientale.
Agire in questo senso vuol dire riassegnare –con il concorso di tutti gli attori coinvolti: le imprese, le parti sociali, la politica– una nuova centralità al lavoro, inteso come fattore di sviluppo e insieme come terreno di emancipazione, integrazione, liberazione individuale e coesione comunitaria.
(Questo post è a cura di Caterina Croce)
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