Nel contratto un meccanismo di uscita dall'euro e la richiesta a Draghi di cancellare 250 miliardi di debito italiano.
ESCLUSIVA HUFFPOST
Una copia del "CONTRATTO PER IL GOVERNO
DEL CAMBIAMENTO" (bozza del 14.05.2018, 0re 9.30, cioè ieri), ottenuto
dall'HuffPost in cartaceo, e che qui di seguito pubblichiamo, inizia
come un serissimo atto notarile, con la formula d'obbligo "Il presente
contratto è sottoscritto dal Signor Luigi Di Maio Capo politico del
"Movimento 5Stelle" e dal Signor Matteo Salvini "Segretario Federale
della Lega", seguita da una certificazione della firma". A pagina 4
sotto la banale dicitura di "Funzionamento del governo e dei gruppi
parlamentari" c'è quella che , contenuti di ogni tipo a parte, si
potrebbe chiamare la Regola delle regole: cioè la disciplina che
stabilisce le modalità del funzionamento della cooperazione fra le due
forze politiche. Nel caso che questa cooperazione a un certo punto si
inceppi.
"Nel caso le diversità persistano verrà
convocato un Comitato di Conciliazione", recita il documento. I
contraenti si confronteranno in questo Comitato per "giungere a un
dialogo in caso di conflitti, al fine di risolvere i problemi". Ma la
sua funzione scatta anche quando si tratta di elaborare una posizione
comune nel caso si presentino "tematiche estranee al presente contratto
ovvero questioni di carattere d'urgenza e/o imprevedibili al momento
della sottoscrizione di questo contratto". Il Comitato dunque non serve
solo a sedare i conflitti interni ma a prendere nuove decisioni in
materia rilevanti, quali ad esempio: "Crisi internazionali, calamità
naturali, problemi di ordine e di salute pubblici". Il Comitato infine
si riunisce anche in caso sia richiesto da uno dei contraenti per
esaminare questioni ritenute fondamentali ".
L'organismo è composto da: il Presidente
del Consiglio dei Ministri, il capo politico di M5S e il segretario
federale della Lega. I capigruppo di Camera e senato delle due forze
politiche e il ministro competente per materia. Alle riunioni partecipa
anche come uditore il membro del governo responsabile dell'attuazione
del programma nonché eventuali soggetti individuati dal Comitato." Come
si vede si tratta di un organo complesso che si pone all'origine delle
decisioni del più vasto territorio della governance – se si considera
che qui si parla di emergenze e crisi internazionali. Certamente, si può
obiettare, non è un organo formalizzato, né con uno status legale. Ma
di fatto assume un ruolo che è proprio del Consiglio dei Ministri. Nei
fatti rischiando di sminuirlo o addirittura di sostituirlo. Altro
elemento assolutamente anomalo è che attraverso questo comitato, sia pur
sempre in maniera informale, vengono inseriti a un ruolo di decisione
di governo i capi dei partiti. La cui presenza è nella nostra
costituzione tenuta fuori dagli organi rappresentativi degli eletti.
Norma che è garanzia per i cittadini di una non diretta politicizzazione
degli organi di governo. Perché una volta eletti si rappresenta la
Repubblica.
Infine, nel regolamento si scrive che
nel caso non si arrivasse a un accordo "le azioni riguardanti i temi
controversi saranno sospese per almeno dieci giorni, in modo da dare al
Comitato il tempo necessario per raggiungere un'intesa e suggerire le
scelte conseguenti". Anche in questo caso si profila una forte ingerenza
nella dinamica di governo delle istituzioni perché la sospensione
toglie dalle mani del parlamento il diritto fondamentale di organizzare i
lavori e tende a bloccarne addirittura l'attività . Si tratta, come si
diceva , di un accordo privato. Ma profila la più radicale delle
riforme. Che non solo entra nelle competenze del Consiglio dei Ministri
ma sotto "controllo" lo stesso Presidente del Consiglio.
Conflitto di interessi e giustizia: il solco con Berlusconi
È nei due capitoli "conflitto di
interesse" e "giustizia" che viene scavato un solco con Silvio
Berlusconi. Il programma "carioca" è ricalca marcatamente le parole
d'ordine dei 5 Stelle: "Riteniamo che debba qualificarsi come possibile
conflitto di interessi l'interferenza tra un interesse pubblico e un
altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio
obiettivo, indipendente e imparziale, di una funzione pubblica, non solo
quando questo possa portare a un vantaggio economico a chi esercita la
funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di
interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente
qualificabile come monetario". È la parte direttamente riconducibile a
Berlusconi, sia pur formulata in modo generico. Perché poi, in questi
casi, occorre leggere la traduzione legislativa per valutare se siamo in
presenza di una normativa severa o di una semplice enunciazione di
principi.
Ma è il passaggio successivo,
altrettanto vago e, diciamo così, "populista", ad essere indicativo
della filosofia di fondo del programma, chiarita già nelle prime pagine
ove si prevede una sorta di struttura parallela che controlla il premier
e il governo, svuotando la sovranità della politica e della sua
rappresentanza parlamentare: "Intendiamo inoltre estendere la disciplina
a incarichi non governativi ossia a tutti quei soggetti che, pur non
ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare
decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica,
come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società
partecipate dallo Stato". È una formulazione vaga, interpretabile in
qualsiasi modo, ma che certo rivela una certa criminalizzazione della
politica. Come si configura una norma che sul potere di "influenza della
cosa pubblica"? Ad esempio, anche un capo di gabinetto può influenzare
una decisione politica. È un caso di conflitto di interessi? Ed è un
caso di conflitto di interessi l'operato di un membro di un cda da parte
della politica? Nelle società partecipate, poi, come vengono fissati,
in base a questa logica, i criteri di nomina e i confini dell'operato di
dirigenti di nomina politica?
Più tribunali, più pene, più carceri
Analoga impostazione sul capitolo
Giustizia dove, al netto del passaggio sulla "riforma e sull'estensione"
della legittima difesa caro a Salvini, l'impronta è squisitamente
pentastellata, con l'acquisizione, di fatto, del programma dell'Anm
dell'era Davigo. Ecco i punti qualificanti: 1) riforma della
prescrizione; 2) il potenziamento della legislazione anti-corruzione da
realizzare "aumentando le pene per i reati contro la pubblica
amministrazione", introducendo il "Daspo per i corrotti e corruttori",
l'introduzione "dell'agente sotto copertura" e "dell'agente
provocatore"; 3) il "potenziamento" delle intercettazioni. Più in
generale, "per garantire il principio di certezza della pena è
essenziale abrogare tutti i provvedimenti emanati nel corso della
precedente legislatura, tesi unicamente a conseguire effetti deflattivi
in termini processuali e carcerari a totale discapito della sicurezza
della collettività". È una filosofia secondo la quale più giustizia si
ottiene con più inasprimenti delle pene, più carcere, meno misure
alternative, più pan-penalizzazione. E più tribunali, mettendo mano alla
legge Severino che chiuse quelli piccoli secondo criteri di efficienza,
perché – basta avere un po' di dimestichezza – i tribunali più piccoli
della provincia italiana profonda, con pochi giudici sono spesso i più
lenti e i più arretrati. Mentre quelli più grandi hanno una gestione più
manageriale. E questa fu una richiesta avanzata dai magistrati.
Immigrazione: poco o nulla su respingimenti ed espulsioni cari a Salvini
A ben vedere, questa impostazione,
direbbero i critici "giustizialista" è il fil rouge di tutto il
programma, compreso il dossier più delicato per la Lega, l'immigrazione.
Dove è più chiara la denuncia della corruzione che il governo del
fenomeno: "La situazione che si è venuta a creare è insostenibile per
l'Italia, visti i costi da sostenere e il business creatosi, alimentato
da fondi spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle
infiltrazioni della criminalità organizzata". Ci si impegna affinché
"l'Italia svolga un più decisivo ai tavoli dei negoziati europei" in
particolare "per superare il regolamento di Dublino, attraverso il
ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli
Stati membri dell'Ue". Ma c'è poco o niente sul "come": politica dei
respingimenti, espulsioni vere, accordi bilaterali e multilaterali con i
paesi di provenienza per limitare l'arrivo dei migranti, atteggiamento
complessivo nei confronti dell'Europa. Tutto questo è accennato in una
parte evidenziata in giallo. È in questa parte che sono scritte le
proposte più hard del Carroccio, compresa la "chiusura delle moschee e
delle associazioni islamiche radicali". È questa parte ancora oggetto
della discussione, perché il leader della Lega non intende cedere
sull'obiettivo di identificare e rimpatriare i migranti irregolari,
attraverso una radicale revisione delle attuali normative. Questione più
complicata per i Cinque Stelle perché impatta sull'atteggiamento
complessivo da tenere nei confronti dell'Europa. Per loro è sufficiente
attestarsi alla formula del "stop al business dell'immigrazione".
Dall'euro si deve poter uscire
Il passaggio antieuropeista e sovranista
del Contratto arriva a pagina 35 e prende di mira l'Europa e
soprattutto la moneta unica. Lega e M5S si pongono come obiettivo di
introdurre "specifiche procedure tecniche di natura economica e
giuridica" che consentano a singoli Stati di uscire dall'euro e
"recuperare la propria sovranità monetaria", o di "restarne fuori
attraverso una clausola di opt-out (rinuncia, ndr) permanente" per
avviare un "percorso condiviso di uscita concordata" in caso di "chiara
volontà popolare". Al di là delle rassicurazioni a parole fornite a
Bruxelles e al Quirinale – soprattutto dai 5 Stelle – la bozza del
Contratto mette in discussione l'irreversibilità dell'euro e si propone
di individuare una via d'uscita. D'altro canto anche di recente Beppe
Grillo ha nuovamente parlato di referendum popolare sulla moneta unica,
corretto non senza imbarazzo da Luigi Di Maio.
L'Europa deve cambiare radicalmente
Nella bozza di contratto si definisce
"necessaria una ridiscussione dei Trattati dell'Ue". Il Patto di
Stabilità e di Crescita va "modificato radicalmente", a partire dai
vincoli "stringenti, infondati e insostenibili dal punto di vista
economico e sociale". Inoltre, a livello di budget, si prevede di
"ridiscutere il contributo italiano all'Ue in vista della programmazione
2020".
Via le sanzioni alla Russia
L'equilibrismo in politica estera è una
specialità italiana e anche un governo giallo-verde confermerebbe le
linee guida degli ultimi anni. Si afferma subito la fedeltà alla Nato,
con gli Stati Uniti "alleato privilegiato", ma si sancisce altresì la
"apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia, ma quale
partner economico e commerciale". A tal fine, la Lega ottiene che nel
testo venga definito "opportuno il ritiro immediato delle sanzioni
imposte alla Russia" e la riabilitazione di Mosca come "interlocutore
strategico" in aree di crisi come Siria, Libia e Yemen.
Revisione delle missioni all'estero
Va "rivalutata" la presenza dei
contingenti italiani nelle missioni internazionali che sono
"geograficamente, e non solo, distanti dall'interesse nazionale
italiano". Nessun dettaglio però sui numeri e sulle aree interessate.
Per quanto concerne la Difesa, viene posto l'accento su un più efficace
impiego delle forze armate "al fine della protezione del territorio e
della sovranità nazionale" e su "nuove assunzioni nelle forze
dell'ordine" con più risorse. Viene definita "imprescindibile" la tutela
dell'industria italiana, con riferimento soprattutto alle attività di
Fincantieri ("progettazione e costruzione navi") e Leonardo Finmeccanica
("Aeromobili e sistemistica high tech").
Caro Draghi, cancellaci 250 miliardi di debito!
Sulla finanza pubblica le vere
proposte-bomba si trovano a pagina 38, verso la fine del documento. Qui
Salvini e Di Maio si pongono l'annoso problema di come ridurre il
pesante stock di debito pubblico, che a oggi (dati marzo 2018) si
attesta alla cifra record di 2.302 miliardi di euro, qualcosa come il
132% del Pil. La prima misura per ridurre questa imponente massa di
debito farà certamente drizzare i capelli alla Cancelliera Merkel e ai
rigoristi europei. Lega e M5s chiederanno alla Bce guidata da Draghi di
cancellare ben 250 miliardi di titoli di stato che l'istituto di
Francoforte avrà in pancia alla fine del quantitative easing. "La loro
cancellazione vale circa 10 punti percentuali", quantifica il documento.
Uno stralcio che sicuramente farà discutere, a Francoforte, Bruxelles e
nelle altri capitali europee.
Vendesi patrimonio immobiliare agli italiani
Altra misura shock è la vendita del
patrimonio immobiliare pubblico alle famiglie italiane, e in subordine
agli investitori. In poche parole, i due partiti di governo
"impacchetteranno" 200 miliardi di patrimonio pubblico (caserme,
palazzi, monumenti e via dicendo) e lo trasformeranno in un titolo
finanziario da vendere al risparmio domestico. Si tratta del classico
meccanismo di cartolarizzazione, tanto criticato negli ultimi anni. "Di
fatto questo equivale a trasferire il risparmio degli italiani dal
debito pubblico al patrimonio immobiliare", si legge. Quanti punti di
debito verranno abbattuti? Dieci, secondo il contratto.
Cdp superstar
Infine la Cassa Depositi e Prestiti.
Nelle intenzioni dei contraenti l'istituto che gestisce il risparmio
postale dovrà acquistare dal Tesoro tutte le principali partecipazioni
(Enel, Enav, Poste, ecc.), diventando così il vero braccio economico del
governo. La Cdp si finanzierà per 70 miliardi di euro emettendo
obbligazioni sul mercato, sottoscrivibili in cash o mediante titoli di
stato italiani. "Il risultato sarà quello di aver mantenuto in mano
semi-pubblica le principali partecipazioni statali", fanno notare gli
estensori del documento. E in seconda battuta di aver abbattuto altri 5
punti di debito.
Flat tax non più flat (e senza cifre)
Sulla parte fiscale il documento prevede
solo un breve passaggio sul cavallo di battaglia della Lega. Tre righe,
senza alcun numero, per scoprire che la tassa piatta, piatta non lo
sarà affatto. Sono previste infatti più di una aliquota e rimarranno in
piedi le deduzioni. Ecco lo striminzito passaggio: "La parola chiave è
flat tax, caratterizzata dall'introduzione di aliquote fisse, con un
sistema di deduzioni per garantire la progressività dell'imposta in
armonia con i principi costituzionali".
Condoni "saldo e stralcio" ma anche carcere per gli evasori
Leghisti e pentastellati hanno un
approccio abbastanza diverso sul concetto di evasione fiscale, si sa.
Tanto che nel contratto ci sono due misure abbastanza divergenti fra
loro. Da una parte la ricerca della "pace fiscale" tanto cara a Salvini,
con un condono "saldo e stralcio" delle cartelle Equitalia, anche se
solo in casi particolari come "perdita di lavoro, malattie, crisi
familiari, ecc."; dall'altra il classico proclama "manette agli
evasori", cifra dei 5 stelle, tradotto con un perentorio "inasprimento
dell'esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale, per
assicurare il carcere vero per i grandi evasori".
Tornano i voucher e si supera (non si abolisce) la legge Fornero
Salvini e Di Maio sembra che si siano
accorti che "la cancellazione dei voucher ha creato non pochi disagi ai
tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresenta uno
strumento indispensabile". E quindi ne promettono una reintroduzione
anche se con un nome diverso: "Bisogna introdurre un apposito strumento,
agile ma chiaro e semplice, che non si presti ad abusi per la gestione
dei rapporti di lavoro accessorio". Per quanto riguarda la legge
Fornero, invece, molto sorprendente la formulazione usata: non si parla
di abolizione ma semplicemente di "superamento", stanziando 5 miliardi
"per agevolare l'uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi
escluse". In particolare, la ricetta utilizzata è quella presente nel
programma elettorale pentastellato. "Daremo fin da subito la possibilità
di uscire dal lavoro quando la somma dell'età e degli anni di
contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l'obiettivo di
consentire il raggiungimento dell'età pensionabile con 41 anni di
anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in
mansioni usuranti".
Reddito da cittadinanza finanziato anche da Bruxelles
Sul reddito di cittadinanza l'impronta è
chiaramente a 5 stelle. Qui si addensano quei pochi numeri presenti nel
contratto. Si parla di 780 euro mensili, per i quali è previsto uno
stanziamento di 17 miliardi annui. La cosa interessante è che altre
risorse dovrebbero arrivare da Bruxelles: "Andrà avviato un dialogo
nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A80292/2017
del parlamento europeo, che garantirebbe l'utilizzo del 20 per cento
della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo per istituire un
reddito di cittadinanza anche in Italia".
Per l'Ilva non si dice come si spengono i forni senza perdere posti di lavoro
Su quella che sarà una delle prime grane
sul tavolo del Governo gialloverde, il contratto resta nel vago. Viene
garantita la tutela della salute degli abitanti di Taranto attraverso la
chiusura delle fonti inquinanti dell'Ilva ma, al tempo stesso,
"salvaguardando i livelli occupazionali" attraverso un "programma di
riconversione economica" e bonifiche del sito e ricorso alle energie
rinnovabili. Ma su come conciliare lo spegnimento dei forni con la
salvaguardia dei livelli occupazionali non si entra nel merito.
Sulla cultura tanti principi e poche misure
Nel capitolo riguardante i Beni
culturali, viene elencata una lunga serie di principi tanto
condivisibili quanto vaghi. Unica misura annunciata è la riforma del
Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) per modificare le modalità dei
finanziamenti "che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici".
Nella sanità stop ai dirigenti amici dei politici e recupero delle risorse tagliate per i Lea
Poco più di due pagine vengono dedicate
alla voce centrale della spesa statale. In primis, stop al "rapporto
dannoso tra politica e sanità" con la riforma dei criteri di selezione
dei direttori generali, sanitari e amministrativi. Quindi revisione
della Governance farmaceutica e una forte spinta alla digitalizzazione
del SSN. Ancora: "recupero integrale" di tutte le risorse tagliate negli
anni precedenti per garantire i Livelli essenziali di assistenza.
Infine, assunzioni di medici e personale sanitario.
Sulla scuola l'imperativo è smantellare quella "Buona" di Renzi
Il contratto si pone l'obiettivo di
rispettare il legame dei docenti con il loro territorio e limitare i
trasferimenti, uno dei problemi emersi con la riforma di Renzi. Ma non
l'unico: si deve cancellare la "chiamata diretta dei docenti" da parte
dei dirigenti, "strumento inutile quanto dannoso". Altro elemento da
superare della Buona Scuola è l'alternanza scuola-lavoro così come
attualmente in vigore, anch'essa "dannosa".
"Commissariare" il Coni
Nel capitolo sport si parte dall'aumento
delle ore scolastiche dedicate alle attività motorie, ma il punto
centrale è il "commissariamento" del Coni. "Il Governo - si legge nel
contratto - deve assumere con maggiore attenzione il ruolo di
controllore delle modalità di assegnazione e di spesa delle risorse
destinate al Coni". Bisogna quindi "rivederne le competenze" e i
"rapporti con altri ministeri". "Fatta salva l'autonomia", infatti, si
prevede che il Governo "sia compartecipe delle modalità con cui vengono
spesi e destinati i contributi pubblici assegnati al Coni e trasmessi
alle Federazioni". Nei fatti, un commissariamento.
Rivedere i corsi di laurea a numero chiuso
Nel capitolo dedicato alla Università si
prevede la "revisione del sistema di accesso ai corsi a numero
programmato", attraverso la "verifica preventiva" delle effettive
attitudini degli studenti. Quanto alla Ricerca, l'obiettivo che si pone
il Governo è, molto vagamente, di "superare la precarietà".
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