Andrea Scanzi Giornalista e scrittore
– Chi pensa che tutti gli elettori 5 Stelle siano sul piede di guerra o delusi, ha un’idea appena distorta: lo saranno alcuni, ma non la maggioranza. Sin dal 4 marzo sera era chiaro che un governo (di scopo e breve) M5S-Lega fosse non l’opzione migliore, ma l’unica opzione praticabile. Tutto il resto era impossibile (accordo M5S-Pd senza Renzi), orripilante (accordo coi renziani) o un incubo purulento a cielo aperto (Renzusconi in salsa salviniana). Salvimaio, purtroppo, era l’unica strada. E poi (presto) il voto.
– Quello che inquieta non è tanto il Salvimaio, ma il ruolo di Berlusconi. E’ un uomo che gratis non fa nulla e vorrà rassicurazioni. E’ vero che i suoi parlamentari non sono necessari, e quindi Salvimaio nasce autosufficiente, ma Berlusconi sa come vendicarsi: con le tivù, con i giornali. E con le tante giunte condivise al Nord da Lega e Forza Italia.
– I 5 Stelle esultano, ma
hanno tantissimo da perdere: Berlusconi ha sempre fottuto tutti quelli
che hanno cercato di fotterlo e la stessa Lega non è che all’improvviso
sia diventata la forza smaniosa di fare il conflitto di interessi o “una seria legge anticorruzione”. Di Maio deve avere ben chiaro che un Salvimaio breve e di scopo è forse tollerabile, stante il risultato del 4 marzo, ma un Grillusconi (che al momento non esiste minimamente) sarebbe uno schifo inverecondo.
– Salvini sa che deve “uccidere dolcemente” Berlusconi e i suoi. Lo sta facendo: è furbo, bravo (che non vuol certo dire condivisibile) e nel centrodestra è il più bravo per distacco.
– Il lavoro ai fianchi di Salvini e M5S a Forza Italia ha portato al risultato sperato. Ma ha vinto anche Mattarella, con l’ottimo discorso di lunedì. Ha fatto un piccolo capolavoro.
– La formula usata dai berluscones per non
mettersi di traverso, ovvero “astensione critica” o talora “astensione
benevola”, tradotta in maniera spicciola significa: “Allo stato attuale
non contiamo una sega e se torniamo al voto rimaniamo in 6, quindi ci
tocca accettare ‘sta roba”. Non è che Berlusconi abbia cambiato idea: è
che numericamente è alla canna del gas.
– Berlusconi non darà la fiducia, non entrerà nel governo e non romperà l’alleanza con Salvini. Sulla carta è la vittoria perfetta di Di Maio
e ancor più Salvini. Ma – insisto – gratis Berlusconi non fa nulla. Ed è
il più furbo di tutti. Per Di Maio e Salvini si profilano innumerevoli
cetrioli all’orizzonte.
– M5S e Lega hanno numeri per governare
autonomamente, ma hanno anche molte diversità. Che succederà quando
esploderanno? Anche per questo il contratto deve essere chiaro e con
pochi punti, per poter tornare al voto in fretta e chiudere quella che
resta un’anomalia: Salvimaio deve essere cioè un’emergenza, non un’alleanza.
– La Lega, dove governa, non pare essere detestata dagli elettori. Infatti poi spesso viene rivotata (Lombardia, Veneto, Friuli). Segno che per molti sa governare e questo volerla tratteggiare come una nuova Gioventù Hitleriana
fa ridere gli zebedei. La Lega ha molta più esperienza dei 5 Stelle,
che userà per sopperire all’inferiorità numerica e per annacquare le
richieste grilline. La Lega, per scaltrezza e furbizia, può mettersi in
tasca quando vuole i 5 Stelle, che anche per questo dovranno essere vigilissimi: rischiano mooooolto più della Lega.
– Per i grillini sarà davvero decisivo il contratto.
I 5 Stelle hanno più numeri e un elettorato più “esigente”: non
dovranno giocare al ribasso. Se daranno la sensazione di andare al
governo solo per il potere, la pagheranno cara in termini elettorali.
– Renzi ha ottenuto quello che voleva e il suo “tanto peggio tanto meglio”
ha la sua logica: se i giallo-verdi sbagliano, lui torna in auge. E
intanto evita il bagno di sangue del voto anticipato. C’è però il
risvolto della medaglia: in questa legislatura, il Pd sarà decisivo come
una ciabatta lisa nel deserto. Non solo: se Di Maio e Salvini faranno poche cose ma bene, al prossimo giro potranno fare ancora più male a Renzi.
Soprattutto Salvini, che ha dimostrato di avere non solo scaltrezza ma
pure coraggio. Ho più volte scritto che sarebbe dipeso tutto da lui:
poteva assecondare il Renzusconi II o avere palle. La seconda, e gliene va dato atto.
– Un governo così, che per me durerà poco
e forse neanche nascerà perché la strada del contratto e dei nomi è
ancora lunga (fino al 4 marzo M5S e Lega si detestavano), qualora si
protraesse aprirebbe praterie per una vera forza di sinistra.
– La maggioranza degli elettori 5 Stelle starà per un po’ a guardare, perché se un governo coi renziani era visto come male assoluto – infatti la base era subito insorta – questo è dai più percepito come sopportabile.
Ma è una fiducia a tempo. E intanto il “voto alla Marescotti”, cioè di
coloro che avevano votato M5S per costringere il Pd a spostarsi a
sinistra, si allontana già.
– Proprio perché i 5 Stelle si sono finora presentati come quelli diversi, più bravi di tutti e mejo fighi del bigoncio, verranno ora – giustamente – massacrati non appena deluderanno. Non appena flirteranno coi Gasparri, saranno crivellati. Non appena dimostreranno che stare accanto ai Calderoli non è un’emergenza ma una liaison sentimentale, saranno martoriati. Non appena abiureranno alla questione morale, saranno morti. Eccetera. Se i grillini pensano di avere sconti, non hanno capito proprio nulla. Il difficile, per loro, arriva adesso.
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