Istituita nel 1992 dall’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, la Giornata Mondiale dell’Acqua dovrebbe
costituire un importante occasione di riflessione a livello nazionale e
internazionale. Purtroppo, sempre più spesso, tale riflessione viene
piegata agli interessi delle grandi lobby economico-finanziarie che
perseverano nella strategia volta alla definitiva mercificazione del
bene acqua.
acquabenecomune.org
Per queste ragioni, come movimento per
l'acqua, ci sembra opportuno prendere parola provando ad individuare gli
elementi critici e i nodi da sciogliere per giungere finalmente ad una
reale tutela di questo bene e ad una sua gestione pubblica e
partecipativa.
A distanza di quasi sei anni dai
referendum del 2011 appare evidente come l'esito sia stato prima
disconosciuto, poi disatteso e infine sia stata messa in campo, da parte
di tutti i Governi che si sono succeduti alla guida del paese, compreso
l'attuale, una strategia volta a rilanciare i processi di
privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici
locali, oltre a reinserire, tramite il nuovo metodo tariffario elaborato
dell'AEEGSI, la voce che garantisce il profitto ai gestori.
Il combinato disposto di diversi
provvedimenti approvati negli ultimi anni costruisce un meccanismo per
cui, attraverso processi di aggregazione e fusione, i quattro colossi
multiutility attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa,
potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici,
ambientali ed energetici, divenendo i “campioni” nazionali in grado di
competere sul mercato globale. Senza contare i tentativi in atto di
privatizzare l'Acquedotto Pugliese, il più grande d'Europa.
Altro passaggio significativo rispetto
alla pervicacia con cui si sta contraddicendo la volontà popolare è
quanto avvenuto alla Camera ad aprile scorso quando il PD e la
maggioranza hanno stravolto la legge sulla gestione pubblica del
servizio idrico, svuotandone l'impianto generale e travisandone i
principi essenziali.
Come movimento per l'acqua continuiamo a
ribadire la necessità di una radicale inversione di rotta. Infatti,
l'analisi dello stato dell'arte del sistema idrico italiano è impietosa e
continuano ad emergere dati sconcertanti: bassi investimenti, reti
vecchie con dispersione elevatissima e ritardi nella depurazione,
delineando così un sistema gravemente malato.
Sul tema degli investimenti e della
tariffa va ricordato che il finanziamento del servizio idrico integrato
ha dimostrato il suo fallimento dal momento in cui al principio del
“full cost recovery”, ossia il costo totale del servizio deve essere
interamente coperto dalla tariffa, si è associato l'affidamento a
soggetti privati.
I dati in tal senso parlano chiaro: aumenti delle tariffe (+ 100 % tra il 2000 e il 2016 - dati Federconsumatori Ottobre 2016) e calo degli investimenti di circa il 50 % rispetto agli anni novanta.
I dati in tal senso parlano chiaro: aumenti delle tariffe (+ 100 % tra il 2000 e il 2016 - dati Federconsumatori Ottobre 2016) e calo degli investimenti di circa il 50 % rispetto agli anni novanta.
D'altra parte il quadro che emerge
rispetto alla distribuzione dei dividendi e degli utili realizzati in 5
anni tra il 2010 e il 2014 dalle 4 grandi multiutility (A2A, Iren, Hera e
Acea), ossia i modelli che si vorrebbe esportare su tutto il territorio
nazionale, è assolutamente esplicito e chiarisce ogni dubbio rispetto a
quella che è la vera finalità di queste aziende. La loro vocazione non è
produrre servizi pubblici, ma distribuire dividendi ai soci. Queste
aziende, cumulativamente, nel periodo indicato hanno prodotto utili
netti per circa 1 miliardo e 800 milioni di € e hanno distribuito ancora
di più, oltre 2 miliardi di € di dividendi. Un dato più che eclatante
da cui si evince che, per garantire una quota significativa di
dividendi, queste aziende si indebitano scaricando sulle generazioni
future i risultati di oggi.
Di fronte a questi dati eloquenti allora
la soluzione non può essere ancora una volta quella dell'ulteriore
rilancio dell'attuale sistema di gestione. Infatti, è proprio la scelta,
insita nel sistema, di mettere in capo ai soggetti gestori di natura
privatistica la responsabilità dell’effettuazione degli investimenti che
determina, stante il loro obiettivo di massimizzazione dei profitti,
un’oggettiva subordinazione della decisione di investimento a quella
priorità. Ciò, ovviamente, ha anche una ricaduta nefasta sulle perdite
delle reti che rimangono a percentuali insostenibili (oltre il 35% di
media).
A nostro avviso non si sfugge al fatto
che, per avviare un ciclo di investimenti significativo con l’obiettivo
di realizzare l’ammodernamento del servizio idrico, occorre progettare
un nuovo sistema di finanziamento che sia basato sul ruolo fondamentale,
oltre che della leva tariffaria, della finanza pubblica e della
fiscalità generale. Ovvero il servizio idrico deve tornare ad essere una
delle priorità nel bilancio statale. E che, dunque, non può essere
concepito se non dentro ad un quadro di nuova gestione pubblica del
servizio che preveda anche la partecipazione delle comunità locali.
Gli elementi sopra esposti dovrebbero a
nostro avviso essere il fulcro della riflessione sul tema dell'acqua, a
maggior ragione in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua,
affinché una nuova cultura dell'acqua e dei beni comuni diventi politica
concreta ed esperienza consolidata, per giungere finalmente ad una
svolta radicale rispetto alle politiche, trasversalmente condivise negli
ultimi vent’anni, che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il
punto di riferimento per la sua gestione provocando una peggiore
qualità del servizio, minore economicità e minori investimenti.
Roma, 21 Marzo 2017.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
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