I dati dell'istituto di
statistica, che ha diffuso anche i risultati delle rilevazioni su
gennaio 2017: i licenziati da rapporti di lavoro a tempo indeterminato
sono stati 46.900, in modesto incremento rispetto ai 46.100 del gennaio
2016. La crescita è determinata soprattutto da esodi incentivati, cambi
di appalto o interruzione di rapporti nel settore edile.
L’istituto di previdenza ha anche diffuso i dati sul mese di gennaio 2017, quando i licenziamenti sono invece aumentati solo di poco. Sono però salite le richieste di indennità di disoccupazione, Naspi, Aspi, mini Aspi e mobilità: sono state 162.714, in salita del 18,5% rispetto alle 137.155 domande presentate a dicembre e dell’8,5% rispetto alle 150.001 presentate a gennaio 2016. Le sole domande per la Naspi sono passate in un mese da 125.123 a 154.449. E’ quello che emerge dall’Osservatorio Inps sul precariato e da quello sulla cassa integrazione pubblicati giovedì.
Sul totale di 368mila cessazioni nel settore privato rilevate nel mese (dato in crescita del 2,7% sull’anno precedente), i licenziamenti da rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono stati 46.900, in modesto incremento rispetto ai 46.100 del gennaio 2016. La crescita, spiega l’istituto, è determinata soprattutto dall’aumento dei licenziamenti per esodo incentivato, cambio di appalto o interruzione di rapporti di lavoro nel settore edile e, in secondo luogo, dei licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo. Risultano invece in netta contrazione quelli per ragioni economiche (-7%). Continua poi la contrazione delle dimissioni, diminuite del 14% su base annua, ambito nel quale ha inciso l’introduzione a marzo 2016 dell’obbligo della presentazione online.
Per quanto riguarda le assunzioni, a gennaio sono salite del 7,3% (511mila) rispetto a quelle dello stesso mese dello scorso anno: al netto delle cessazioni sono aumentate del 20% quelle degli apprendisti, del 13,5% quelle a tempo determinato mentre sono calate del 9% quelle a tempo indeterminato. Gennaio è stato il primo mese senza incentivi dopo due anni di sgravi contributivi introdotto dal governo Renzi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.
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