lunedì 30 dicembre 2024

Salomè e salami assortiti

 https://ilsimplicissimus2.com

 

Proprio in sul finir dell’anno, come probabilmente si sarebbe espresso Leopardi, la presidente della Georgia ha lasciato il palazzo presidenziale dopo aver tentato per due mesi di ribaltare il risultato delle elezioni, con un’operazione simile nella logica generale a quella di Piazza Maidan in Ucraina. Naturalmente giornaloni a lutto per questo affronto alla democrazia, così grave che addirittura alla fine è stato rispettato il voto popolare. Dove arriveremo di questo passo? Lo smacco è stato in effetti molto grave perché Salomé Zourabichvili non era il classico fantoccio acquistato dagli occidentali al mercatino delle pulci, ma fungeva da molti anni da cavallo di Troia, messo lì proprio per garantire che la Georgia rimanesse sotto le grinfie occidentali. Di nazionalità francese, di famiglia facoltosa e allevata nelle migliori scuole del neoliberismo sia in Francia che in Usa, è stata inviata a Tiblisi nel 2003 come ambasciatrice di Parigi e poi aiutata dalla vastissima rete di Ong occidentali (oltre 20 mila) che operano nel Paese come collettore di soldi, a entrare in politica fino a salire al vertice delle istituzioni, benché non si sappia nemmeno esprimere correttamente in georgiano. Dunque è saltata una rete costruita da vent’anni: la Georgia, di fronte alla possibilità di  essere arruolata in una guerra contro la Russia, ha detto di no.

Si tratta di un preludio di ciò che sta avvenendo in tutto il continente, salvo che in Italia dove il tasso di servilismo è talmente alto che chiunque vada al potere è già in conto vendita, come tutta la vicenda del grillismo dimostra, per non parlare della baciatrice compulsiva di vip politici che ora si aggira a Palazzo Chigi. È ormai abbastanza evidente che l’Ucraina sta crollando al punto che lo stesso Zelensky chiede trattative alla Russia dopo aver fatto una legge che vieta le trattative. Austria, Ungheria e Slovacchia  sono state colpite dall’ultima trovata del duce di Kiev di chiudere il rubinetto del gas russo che ancora passa attraverso l’Ucraina e, apertamente o tramite canali coperti, minacciano ritorsioni. La Slovacchia in particolare ha avvertito che potrebbe chiudere le fornitura di energia elettrica all’Ucraina, cosa che sarebbe davvero un duro colpo. Basta vedere la tabella qui sotto per constatare che ancora nel 2022 l’Ucraina esportava elettricità, mentre oggi è quasi per intero dipendente dai suoi alleati.

Nel frattempo uno dei giornali tedeschi più ligi al regime Scholz-Nato, la Bild ammette: “Un’amara constatazione: la Germania è indifesa contro il lancio del missile ‘Oreshnik’. La Bundeswehr con i suoi sistemi di difesa aerea Patriot attualmente non dispone di mezzi efficaci per difendersi da missili balistici di questo tipo”. In realtà sarebbe da qualunque tipo di missili ipersonici, ma questo sarebbe davvero troppo sconcertante da dire. La Danimarca nel frattempo ha scoperto qual è il vero nemico perché, dopo aver ridicolmente apprestato fornitura di acqua e cibo in scatola per tre giorni in caso di attacco russo, adesso si trova a fronteggiare Trump che vuole papparsi la Groenlandia, territorio sotto la sovranità danese. Solo i nani del nord, gli staterelli baltici e la Finlandia invitano alla lotta contro la Russia anche senza gli Stati Uniti, ma sono solo i poveri clown del Wef che temono di perdere la palla rossa al naso.

Certo questi esiti, sebbene ampiamente prevedibili, sono stati nascosti da profluvi di orrende cazzate da parte del mainstream. E a questo proposito, tanto per rimanere sull’attualità, potremmo citare un articolo di Cecilia Sala, arrestata in Iran, come ritorsione per l’arresto in Italia di un iraniano, avvenuto su commissione della Cia. Il che francamente fa venire qualche dubbio sul ruolo effettivo  di certe centrali mediatiche per cui lavora (ma non mi riferisco al Foglio, sebbene il suo fondatore abbia detto di essere stato agente della Cia). Comunque sia potete vedere il titolo a fianco per rendervi contro della credibilità di questo personaggio.

Insomma man mano che la realtà prende piede, il castello di sabbia dell’Ue e del suo sinedrio viene mangiato dalle onde. Forse è tempo di ritornare adulti

Nessun commento:

Posta un commento